Gli assurdi tagli di Stato: anche il giornalista Ruotolo resta senza scorta
di Aaron Pettinari
Contro di lui una condanna a morte del boss casalese Michele Zagaria
“Quell’altro Ruotolo, dice che io avevo contatti con i servizi segreti… questo… che ti possano squartare vivo“. Parola di Michele Zagaria, boss dei Casalesi, intercettato nel carcere di Milano, nel 2014, mentre parlava con la sorella Beatrice. Il boss dichiarava di volere morto il giornalista, che all’epoca aveva realizzato un’inchiesta per Servizio Pubblico (il programma di Michele Santoro) in cui intervistava il pentito Carmine Schiavone (deceduto nel 2015). “Ci sono tracce recenti di rapporti tra Zagaria, quando era latitante, e i servizi segreti. Ma parliamo degli anni Duemila“, diceva il giornalista in uno dei passaggi. “Non ti posso dire più niente. Lo saprai al momento opportuno“, rispondeva a sua volta il collaboratore di giustizia.
Oggi quelle parole di Zagaria tornano ancora una volta alla ribalta perché a Sandro Ruotolo,
che dal maggio 2015 viveva sotto protezione di terzo livello (che
prevede anche l’auto blindata), è stata incredibilmente tolta la scorta.
La notizia si è diffusa quando l’ex ministro della giustizia Andrea Orlando ha twittato: “Hanno tolto la scorta a Sandro Ruotolo, giornalista da sempre impegnato in inchieste sulle mafie. E anche il giornalista che si è occupato della “Bestia”, il dispositivo propagandistico del ministro dell’interno. Casualità? Lo chiederò in Parlamento”. L’ex ministro ha dunque evidenziato le inchieste più recenti di Ruotolo su Fanpage.it,
dove si criticano i meccanismi della sua propaganda e non mancano
critiche sulle sue politiche contro l’immigrazione sviluppate dal
ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Forse non ci
sarà un legame diretto con queste inchieste, ma quel che è certo è che
dal Viminale e da quegli organi preposti a valutare i rischi per la
sicurezza, nell’ultimo anno non sembrano avere molta consapevolezza del
reale rischio che corre chi si è esposto contro le criminalità
organizzate ed i sistemi criminali.
Quando esplose la polemica tra Saviano e Salvini proprio sulla tutela il ministro dell’Interno annunciò che si stavano compiendo verifiche su tutti i servizi di vigilanza.
E
gli effetti non sono tardati ad arrivare. Ad esempio dallo scorso
giugno è stata revocata la scorta all’ex pm Antonio Ingroia (con il Tar che ha persino respinto il ricorso di quest’ultimo per sospendere la decisione) ma non è stato l’unico.
Ruotolo
non ha commentato la notizia (sembra che non farà ricorso al Tribunale
amministrativo regionale) ma è evidente il rammarico anche perché, oltre
ad essere un cronista d’inchiesta ancora in prima linea, è presidente
dell’Unione Cronisti della Campania (regione con il più alto numero di
giornalisti minacciati) e, su nomina del sindaco di Napoli Luigi de Magistris, è presidente del comitato di inchiesta sulla camorra del Comune. Addirittura avrebbe già detto al direttore di Fanpage.it, Francesco Piccinini, che, alla luce della nuova situazione, non potrà recarsi in certe aree del napoletano e del casertano.
Da quanto si è appreso dagli ambienti giornalistici Ruotolo era impegnato in una nuova inchiesta sul sequestro di Ciro Cirillo.
Alla
notizia della revoca della scorta a Ruotolo hanno fatto seguito
numerosi attestati di solidarietà nei suoi confronti con tanto di
richiesta al Governo di rivedere la decisione.
La Fnsi, il sindacato dei giornalisti, si è rivolto al premier Giuseppe Conte: “Levargli
la scorta sarebbe una scelta incomprensibile, pericolosa e lo
metterebbe in condizione di non poter più proseguire nell’impegno di
questi anni“. Amaro il commento di un’altra giornalista minacciata dalla mafia di Ostia, Federica Angeli: “Che
lo Stato, questo Stato in particolare, possa scaricare chi lotta contro
la mafia davvero non mi stupisce. Oggi tocca a Ruotolo, domani a un
altro di noi cronisti“.
Amari anche i commenti di Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi sfuggito ad un agguato nel 2016, e del testimone di Giustizia Luigi Coppola.
“Rimango stupito e amareggiato da questa notizia della scorta tolta a Ruotolo – ha ricordato il primo – la
camorra e le mafie non dimenticano mai e Sandro, che è stato
minacciato, va tutelato. Dalla società civile ma soprattutto dallo Stato“.
“Anche Sandro Ruotolo, come noi testimoni di giustizia, è diventato un candidato alla morte” ha invece scritto il presidente dell’associazione antiracket “Movimento per la lotta alla criminalità organizzata“. “La camorra ringrazierà il signor ministro dell’Interno Salvini – ha aggiunto Coppola – e
per farlo festeggerà con l’omicidio di uno di noi, che la camorra
l’abbiamo denunciata e fatta condannare: da questo momento siamo tutti
sotto tiro, con il benestare del ministro Salvini“.
Anche la politica non ha fatto mancare il proprio sostegno a cominciar dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris: “Ruotolo
è un giornalista coraggioso, libero, autonomo e indipendente che negli
ultimi tempi si è occupato e si sta occupando sia di inchieste delicate
di criminalità organizzata anche relativamente alle sue collusioni con
apparati politici e istituzionali sia di inchieste sulla politica“. “Se la revoca è già in atto mi auguro che sia a sua volta revocata“.
Ma anche all’interno del Movimento Cinque Stelle c’è stato chi si è schierato accanto al cronista. “Si devono proteggere i giornalisti esposti – ha detto il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra – Sandro è uno di questi. Nel rispetto del lavoro delle istituzioni preposte, io sto con Sandro“. Ed anche la presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giulia Sarti, ha ribadito la sua solidarietà: “Tutta la mia stima e solidarietà a Sandro Ruotolo,
giornalista che apprezziamo da sempre per la serietà del suo lavoro e
impegno. Come ha detto oggi il presidente dell’Antimafia Morra, si
devono proteggere i giornalisti esposti!“. La speranza è che il
messaggio sia recepito dagli alti vertici dello Stato che, al momento,
sul punto sono rimasti silenti. Se non ci saranno nuovi provvedimenti
sarà l’ennesimo segnale di isolamento nei confronti di quei soggetti che
si trovano in prima linea. Un messaggio devastante; come se i morti
ammazzati, le stragi e i nomi di Giuseppe Alfano, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mario Francese, Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani e Giovanni Spampinato, non dicessero nulla. La possibilità di rimediare c’è. Serve solo una forza di “Volontà di Stato“.
Alla luce dei fatti la redazione di ANTIMAFIADuemila esprime la propria solidarietà e vicinanza a Sandro Ruotolo nella speranza che al più presto venga ripristinata la scorta nei suoi confronti.
fonte: antimafiaduemila.com