I rifiuti di plastica marini trasmettono le malattie alle barriere coralline (VIDEO)

Un terzo delle barriere coralline soffocato da miliardi di pezzi di plastica

Come se non bastasse, alle minacce dei cambiamenti climatici e dello sbiancamento per le barriere coralline si aggiunge quella proveniente dalla malattie portate dai rifiuti di plastica che galleggiano, si deteriorano e affondano negli oceani. A rivelarlo è lo studio “Plastic Waste Associated with Disease on Coral Reefs”. pubblicato su Science il 26 gennaio da un team di ricerca internazionale guidato dalla Cornell University ha scoperto che i rifiuti marini di plastica intensificano le malattie dei coralli: infatti, il contatto con i rifiuti marini espone le colonie dei polipi dei coralli a microrganismi patogeni come batteri, protozoi e funghi..

La principale autrice dello studio, Joleah Lamb, della Cornell, che ha iniziato a raccogliere questi quando faceva un dottorato alla James Cook University in Australia, spiega che «I detriti di plastica agiscono per i come un veicolo marino. Le materie plastiche sono ideali per essere colonizzate da organismi microscopici che possono colonizzare i coralli e innescare un processo patologico. Gli oggetti di plastica – comunemente fatti di polipropilene, come i tappi delle bottiglie e gli spazzolini da denti – hanno dimostrato di essere pesantemente popolati da batteri. Questo è associato al gruppo globalmente devastante di malattie coralline noto come sindromi bianche. ”

Gli autori dello studio dicono che »Quando i pezzi di plastica incontrano il corallo, la probabilità di malattia aumenta dal 4 all’89%, con un aumento di 20 volte». Secondo gli scienziati stimano che nelle barriere coralline della regione Asia-Pacifico siano attualmente impigliati circa 11,1 miliardi di oggetti di plastica e che questo numero nei prossimi 7 anni aumenterà probabilmente del 40%. nel 2025, questi oggetti ammonteranno probabilmente a 15,7 miliardi

I coralli sono piccoli animali con tessuti viventi che si riuniscono per costruire colonie e barriere, gli agenti patogeni trasportati dal marine litter disturbando i delicati tessuti del corallo e il loro microbioma.

La Lamb sottolinea: «Quello che preoccupa delle malattie dei coralli è che una volta che si verifica la perdita del tessuto corallino, non si torna indietro. E’ come avere la cancrena ai piedi e non c’è nulla che tu possa fare per impedire che colpisca tutto il tuo corpo».

Il team internazionale della Lamb ha studiato 159 barriere coralline di Indonesia, Australia, Myanmar e Thailandia, esaminando visivamente la perdita di tessuto e la presenza di malattie in circa 125.000 coralli che costruiscono le barriere coralline e alla Cornell evidenziano che «Il numero di pezzi di plastica variava fortemente, da 0,4 pezzi per 100 metri quadrati (circa le dimensioni di un appartamento con  due camere da letto a Manhattan) in Australia, a 25,6 pezzi per 100 metri quadrati in Indonesia. «Questo è significativo  . aggiunge la Lamb – dato che si stima che in un solo anno entrino nell’oceano da 4,8 milioni a 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Molte volte ci siamo imbattuti in grossi sacchi di riso o in drappeggi di sacchetti di plastica.  Quel che abbiamo scoperto è che in questi coralli, che sono molto complessi, con rami e coralli simili a dita,  è otto volte più probabile che restino impigliati questi tipi di plastica». La plastica è stata trovata su un terzo delle barriere coralline esaminate. Le barriere coralline dell’Indonesia erano piene di plastica, mentre le barriere coralline australiane mostravano la concentrazione più bassa. La Thailandia e il Myanmar si posizionavano tra i due estremi. La lamb spiega ancora: «Il numero stimato di materie plastiche mal gestite – così come il modo in cui vengono trattati i rifiuti di plastica – è stato un forte predittore di quanto avremmo visto nella barriera corallina».

Gli scienziati prevedono che entro il 2025, la plastica che entrerà nell’ambiente marino e finirà nelle barriere coralline aumenterà fino  a circa 15,7 miliardi di oggetti, il che potrebbe portare ad un forte aumento di malattie le erosioni degli scheletri dei coralli, black band e brown band e sbiancamenti.

Un altro autore dello studio, Drew Harvell del Department of ecology and evolutionary biology della Cornell University.  ha detto: «Il nostro lavoro dimostra che l’inquinamento da plastica sta uccidendo i coralli. Il nostro obiettivo è concentrarsi meno sulla misurazione delle cose che muoiono e più sulla ricerca di soluzioni. Mentre non possiamo fermare l’enorme impatto a breve termine del riscaldamento globale sulla salute dei coralli, questo nuovo lavoro dovrebbe portare la politica a ridurre l’inquinamento da plastica». E questo significa una corretta gestione dei rifiuti a livello mondiale e nei Paesi dell’Asia-Pacifico dove raccolta, riciclo, riuso delle materie plastiche sono spesso parole e abitudini sconosciute. Se la plastica non diventerà quello che in realtà è: una risorsa recuperabile e  riutilizzabile, continuerà a finire in mare e a soffocare e a far ammalare le barriere coralline dell’Asia. Pacifico. E Harvell spiega che «Le barriere coralline sono habitat produttivi  nel bel mezzo di  acque povere di nutrienti. Grazie alla relazione simbiotica tra i coralli e le loro alghe a l’energia solare, questo miracolo di costruzione crea le basi per la più grande biodiversità nei nostri oceani. I coralli creano habitat per altre specie e le barriere coralline sono fondamentali per la pesca».

La Lamb conclude: «Secondo le previsioni, gli eventi di sbiancamento aumenteranno in frequenza e intensità via via che aumenteranno le temperature degli oceani. Non dimentichiamo che ci sono più di 275 milioni di persone che dipendono dalle barriere coralline per il cibo che queste garantiscono o per la protezione delle coste, per le attività connesse al turismo; quindi moderare l’impatto del degrado delle barriere coralline sarà vitale per il miglioramento della salute sia degli esseri umani sia dell’ecosistema Questo studio dimostra che la riduzione della quantità di rifiuti plastici che entrano nell’oceano avrà benefici diretti per le barriere coralline riducendo la mortalità associata alle malattie».

fonte: greenreport.it