Responsabilità civile, una legge contro la giustizia

di Antonio Ingroia
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Al grido di “mai più casi Tortora”, “chi sbaglia paga” e “la giustizia sarà meno ingiusta” è stato varato un provvedimento che prima ancora di colpire i magistrati, intaccandone palesemente l’autonomia, colpisce il principio che la legge deve essere uguale per tutti, aprendo al rischio di una giustizia fortemente condizionata dalla capacità intimidatoria delle parti in causa. Su questo tornerò più avanti, intanto però sottolineo come ancora una volta Renzi è riuscito a spingersi laddove Berlusconi non era mai riuscito ad arrivare, realizzandone il sogno inseguito invano per anni: condizionare la magistratura, limitarne l’indipendenza, minarne la serenità di giudizio. Ma Berlusconi aveva sempre trovato in Parlamento un’opposizione pronta a fermarlo, oggi invece quella opposizione è diventata maggioranza, governa con Alfano, stringe patti del Nazareno e non si vergogna di portare a termine, in nome delle sconce intese, quello che al Cavaliere non era riuscito. La differenza, enorme e amara, è tutta qui.

Ma veniamo alla nuova legge, cominciando con lo sgombrare subito il campo da una palese falsità: non è vero che l’Europa ci ha imposto di sancire per legge la responsabilità diretta del magistrato, come pure si sente dire da anni. L’Europa ha semplicemente richiamato l’Italia perché prevedesse un adeguato risarcimento dei danni arrecati a seguito di una violazione manifesta del diritto dell’Unione Europea imputabile a un organo giurisdizionale di ultima istanza. Da qui, invece, il pretesto per rivedere la normativa vigente, cioè la legge Vassalli del 1988, e arrivare alla legge approvata la scorsa settimana.
Cosa prevede la nuova legge? Le novità principali sono rappresentate dall’ampliamento delle possibilità di ricorso da parte del cittadino esteso al cosiddetto ‘travisamento del fatto o delle prove’, dall’innalzamento della soglia economica di rivalsa fino a metà dello stipendio, dal superamento dell’udienza filtro sull’ammissibilità, dall’obbligo di azione in caso di negligenza grave. E allora sfatiamo un’altra leggenda metropolitana: non è affatto vero che la nuova legge avrebbe evitato il caso Tortora, che servirà ad evitare altri casi Tortora, che impedirà che magistrati responsabili di imperdonabili errori possano fare carriera, come invece è stato strumentalmente detto. E’ vero invece che servirà solo a determinare un ulteriore passo avanti nel processo di omologazione di una magistratura che sarà portata ad essere ancora più attenta nei confronti del potente di turno. Si pensi al diritto civile, in cui il giudice è obbligato a dare torto a una delle due parti. Ebbene, senza il filtro d’ammissibilità la parte soccombente riterrà sempre conveniente ricorrere, anche quando le sarà stato dato torto in tutti i gradi di giudizio, così che dopo la Cassazione cercherà di intentare un contraddittorio diretto col magistrato. Questo determinerà inevitabilmente un processo, anche psicologico, di assuefazione e di omologazione, per cui quando il magistrato si troverà di fronte un normale cittadino da una parte, una potente multinazionale o un pezzo grosso della politica dall’altra, nel timore dell’azione milionaria che gli farà la multinazionale o il politico troverà inevitabilmente più facile dare ragione a questi che non al semplice cittadino, a prescindere dalla fondatezza della domanda. Si dirà che il magistrato non deve farsi condizionare. Giusto. Ma se è esposto a qualsivoglia azione temeraria, senza un filtro, il condizionamento è inevitabile e, anche se nessuno lo ammetterà mai, ci sarà sempre chi preferirà procedere con la massima cautela, evitando di adottare provvedimenti che lo espongono a grandi rischi.
Ma non è tutto. E’ chiaro infatti che l’ampliamento del campo delle responsabilità all’opinabile ‘travisamento del fatto o delle prove’ e la cancellazione del passaggio preventivo per valutare l’ammissibilità delle azioni contro i magistrati determineranno una pioggia di ricorsi, perché chi perde avrà ogni convenienza a fare causa a pm e giudici e si sentirà legittimato a farlo. E questo determinerà un ulteriore intasamento dei tribunali e un inevitabile aumento dei tempi della giustizia, esattamente l’opposto di quello di cui c’è invece bisogno.
Il problema non sono infatti la responsabilità civile dei magistrati o la ridicola questione delle loro ferie. Certo, il giudice che sbaglia deve pagare, ma vero il problema è che in Italia non è mai stata fatta una seria, radicale riforma della giustizia: non l’hanno fatto i governi precedenti e non l’ha fatto quello attuale, al di là dei ripetuti annunci e dell’abbondante fumo gettato negli occhi degli italiani. Dopo 20 anni di inerzia e di guerra contro la magistratura urgono interventi drastici in grado di far funzionare un sistema ormai al collasso, ma mancano il coraggio e la volontà per procedere seriamente. Al di là della propaganda, infatti, oggi la giustizia è oggetto di un continuo mercanteggiamento all’interno di una maggioranza politica improbabile e ballerina, in grado di procedere solo per compromessi al ribasso. Lo si è visto sulla normativa anticorruzione, sulla prescrizione, sul falso in bilancio, sull’autoriciclaggio, sul 416 ter: o non si è fatto niente, o si è fatto troppo poco. Con buona pace della Giustizia, quella con la G maiuscola, e dei diritti dei cittadini qualunque.

Fonte: lultimaribattuta.it

Tratto da: azione-civile.net