Il business delle benedizioni

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Un foglio di carta per­ga­mena, fine­mente deco­rato, in alto l’immagine del papa, al cen­tro poche righe, in carat­teri gotici, con la scritta «Sua San­tità imparte di cuore la bene­di­zione apo­sto­lica a… in occa­sione del matri­mo­nio ed invoca sulla nascente fami­glia nuova effu­sione di gra­zie cele­sti», in basso il bollo pon­ti­fi­cio e la firma dell’elemosiniere apostolico

È la tipica per­ga­mena con la bene­di­zione papale che viene rega­lata in occa­sioni par­ti­co­lari: matri­moni e anni­ver­sari di matri­mo­nio, bat­te­simi, comu­nioni, cre­sime, pro­fes­sioni reli­giose, ordi­na­zioni pre­sbi­te­rali, anche com­pleanni. Una pra­tica che ricorda la ven­dita delle indul­genze, anche per­ché le per­ga­mene sono a paga­mento, e che pro­duce un giro di denaro di sva­riati milioni di euro l’anno. Pro­mosso, orga­niz­zato e gestito dall’Elemosineria apo­sto­lica, l’ufficio della Santa Sede che «ha il com­pito di eser­ci­tare la carità verso i poveri a nome del sommo pon­te­fice», ma anche appal­tato a decine di negozi di sou­ve­nir e arti­coli reli­giosi nella zona di San Pietro.

Una situa­zione che a breve ter­mi­nerà, per­ché l’Elemosineria, gui­data dal polacco mon­si­gnor Kon­rad Kra­jew­ski, mesi fa ha annun­ciato, con una let­tera con­se­gnata agli isti­tuti, agli enti e ai negozi che ven­dono le per­ga­mene per conto del Vati­cano, che la con­ven­zione sca­drà defi­ni­ti­va­mente il 31 dicembre.

Il mer­cato del sacro verrà dismesso? No, sem­pli­ce­mente il Vati­cano ha deciso di gestirlo in pro­prio, senza più appal­tarlo all’esterno.

Per ragioni eco­no­mi­che, ovvia­mente moti­vate con l’intenzione uti­liz­zare tutti i soldi per poten­ziare la carità ai poveri, «in modo tale che — ha scritto Kra­jew­ski — tale ser­vi­zio possa tor­nare come in ori­gine esclu­si­va­mente di com­pe­tenza di que­sto uffi­cio e rima­nere con la sola ed unica fina­lità cari­ta­tiva per cui è nata». Ma anche per cen­tra­liz­zare e con­trol­lare il sistema.

Il lato poco con­si­de­rato di que­sta deci­sione è che da gen­naio in cen­ti­naia per­de­ranno il lavoro. I negozi di arti­coli reli­giosi vedranno ridursi il pro­prio giro di affari, ma non chiu­de­ranno per que­sto, tranne quei 2–3 che ven­dono esclu­si­va­mente per­ga­mene. Ma i lavo­ra­tori dell’indotto che ruota attorno a que­sto busi­ness reste­ranno disoc­cu­pati. Quattro-cinquecento per­sone che saranno di fatto licen­ziate dal Vati­cano, anche se dai Sacri palazzi non par­tirà nes­suna let­tera di ces­sa­zione del rap­porto, per­ché non si tratta di dipen­denti del papa.

La filiera delle per­ga­mene pon­ti­fi­cie è dop­pia. Una interna, inte­ra­mente gestita dall’Elemosineria, che pro­duce e vende diret­ta­mente le bene­di­zioni. E una esterna, ma pro­mossa dal Vati­cano, quando a par­tire dagli anni ‘50 del ‘900 decise di sti­pu­lare le con­ven­zioni con i negozi. Il fun­zio­na­mento è lo stesso delle aziende che ester­na­liz­zano la pro­du­zione. Il cal­li­grafo rea­lizza la per­ga­mena su modelli appro­vati dal Vati­cano, spen­dendo per carta e stampa circa 2–3 euro a per­ga­mena. La vende poi al nego­zio che glie l’ha com­mis­sio­nata a 4–5 euro, met­tendo insieme, a fine mese, uno sti­pen­dio da ope­raio o poco più. Il nego­zio porta la per­ga­mena all’Elemosineria dove, al costo di 3 euro l’una, vi viene appo­sto il tim­bro a secco dell’ufficio e la firma dell’elemosiniere; poi la rivende al pub­blico per cifre che variano dai 15 ai 50 euro, a seconda del modello.

È que­sto il sistema che sal­terà dal pros­simo 1 gen­naio. I negozi per­de­ranno un discreto giro di introiti e licen­zie­ranno i lavo­ra­tori delle per­ga­mene — cal­li­grafi, dise­gna­tori, spe­di­zio­nieri -, i veri anelli deboli della catena. Il Vati­cano al con­tra­rio, anche se pre­su­mi­bil­mente il volume com­ples­sivo di per­ga­mene dimi­nuirà senza l’ausilio della rete esterna, aumen­terà i pro­pri affari, per­ché le ven­derà tutte diret­ta­mente e tra­mite il pro­prio sito (www​.ele​mo​si​ne​ria​.va), dove è già pos­si­bile acqui­starle a un costo che oscilla dai 13 ai 25 euro, facen­dole pro­durre a un pic­colo mani­polo di lavo­ra­tori ultra­pre­cari che — rive­lano alcune fonti — saranno pagati 70–80 cen­te­simi a pergamena.

Senza con­tare che ine­vi­ta­bil­mente si svi­lup­perà una sorta di «mer­cato nero» del sacro, con la ven­dita di per­ga­mene senza bollo uffi­ciale dell’Elemosineria — tanto dif­fi­cil­mente un turi­sta di pas­sag­gio a Roma se ne accor­gerà — oppure con il tim­bro contraffatto.

Nel 2013 le per­ga­mene uscite dall’Elemosineria sono state 337.089. Delle quali 142mila ven­dute tra­mite negozi, per cui il Vati­cano, a 3 euro a tim­bro, avrebbe inca­me­rato 426mila euro. E 195mila ven­dute dall’Elemosineria.

Ma i conti non tor­nano, per­ché la stessa Ele­mo­si­ne­ria dice di aver incas­sato, e distri­buito ai poveri, com­ples­si­va­mente 1milione e 200mila euro. Quindi, detratti i 426mila euro rica­vati solo dai bolli, reste­reb­bero 800mila euro per 195mila per­ga­mene, che fanno un ricavo di circa 4 euro a per­ga­mena. E a fronte di un prezzo di ven­dita di 13–25 euro a per­ga­mena, le pos­si­bi­lità sono due: o il Vati­cano non è capace di fare affari, o l’incasso è di gran lunga supe­riore a quello dichia­rato, ovvero fra i 3 e i 4 milioni di euro.

ufficio-pergamene

Qual­che mese fa i lavo­ra­tori delle per­ga­mene hanno scritto diret­ta­mente a papa Fran­ce­sco per chie­dere la sua «inter­ces­sione», anche alla luce delle molte parole spese da Ber­go­glio in difesa del lavoro.

Ma dal Vati­cano non è arri­vata rispo­sta. Così come non è arri­vata ripo­sta alla richie­sta di un’udienza pri­vata dei lavo­ra­tori. Solo qual­cuno è riu­scito ad avere un incon­tro, senza risul­tati, con mon­si­gnor Kra­jew­ski. In que­sti giorni, all’approssimarsi del 31 dicem­bre, un nuovo appello, ricor­dando le parole di papa Fran­ce­sco rivolte ai diri­genti della Thys­sen­krupp di Terni il 3 set­tem­bre: «Col lavoro non si gioca! E chi, per motivi di denaro, di affari, di gua­da­gnare di più, toglie il lavoro, sap­pia che toglie la dignità alle persone».

Per inter­vento di mon­si­gnor Kra­jew­ski, il 17 novem­bre sono comin­ciati i lavori per rea­liz­zare, sotto il colon­nato di San Pie­tro, alcuni bagni con docce per i senza fissa dimora. Il rischio è che ora saranno uti­liz­zati anche dagli ex lavo­ra­tori delle per­ga­mene papali, rima­sti senza occu­pa­zione pro­prio per la deci­sione dell’Elemosineria.

Fonte:IlManifesto