Il ritorno dei fascismi in Europa

di Nicola Tranfaglia

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Siamo arrivati al punto in questo gennaio 2014, mentre la crisi politica italiana ci regala le favole dell’incontro al Nazzareno tra il nuovo segretario del PD Matteo Renzi e l’uomo di Arcore e il governo Letta – secondo quel che scrivono La Repubblica di Ezio Mauro e gli editoriali di Eugenio Scalfari (ma anche quello di Lucia Annunziata che dirige a Roma il piccolo Huffington Post) – raccontano che l’imprenditore lombardo non  potrà  accettare le proposte di Renzi e del nuovo PD, se non avrà in cambio qualcosa di preciso e di importanza tale da farlo rientrare nel modo migliore sulla ribalta politica (e, conoscendo il personaggio, si può trattare soltanto di una misura che lo riguardi direttamente o lo aiuti in maniera decisiva  rispetto  ai suoi guai giudiziari).

Ma una  politica come quella condotta finora dal sindaco di Firenze – spero ancora – genera effetti significativi non solo all’interno del Partito democratico ma in tutto quel mondo che ha sempre fatto capo al partito principale della sinistra, o meglio del centro-sinistra, e di cui lo stesso Renzi non può facilmente fare a meno o peggio ancora ignorarlo.

L’allarme su quello che potrà avvenire nei prossimi tempi nel vecchio continente lo ha annunciato un uomo politico, Carlo Smuraglia, che è stato per molti anni in Parlamento e che ora presiede l’Associazione nazionale dei partigiani, l’ANPI, a lungo presieduta da un vecchio e indimenticabile partigiano quale era stato Arrigo Boldrini.

Propri ieri – in un convegno nazionale dell’ANPI che si è tenuto nella capitale, insieme con la Federazione Internazionale dei Resistenti (FIR) che è la principale Associazione europea in difesa dei valori di antifascismo e resistenza – proprio Smuraglia ha messo in luce i pericoli che incombono nel vecchio continente, in vista delle ormai imminenti elezioni europee.

“Finora – ha dichiarato il presidente Smuraglia – l’Europa è stata molto tiepida nel censurare forme rinascenti di quasi dittature, cone avviene nell’Est europeo, o di movimenti che si richiamano al nazionalsocialismo o a nuove forme di razzismo, di populismo o di fascismo.

In questo periodo di grave crisi economica e sociale, che da sei-sette anni  picchia sull’intero continente, si presentano ora condizioni culturali e psicologiche analoghe a quelle che portarono, quasi un secolo fa, all’affermarsi dei fascismi europei, da quello italiano prima a quello austriaco e tedesco, seguiti successivamente da quelli nati più tardi nell’Europa centrale e orientale. Ci sono segni che fanno diventare poco ottimisti come la terribile strage di Utoya, di matrice chiaramente fascista e razzista, la crescita enorme e inaspettata del movimento di Marine Le Pen in Francia; l’alleanza di recente annunciata tra il movimento di Le Pen e la Lega Nord di Tommaso Salvini; situazioni di tendente autoritarismo in Slovacchia e Ungheria.

Smuraglia, interrogato sui motivi che portano alla fortuna di questi movimenti a nuove forme di razzismo e di fascismo, ha detto con chiarezza che alla base di queste trasformazioni c’è la crisi sociale ed economica in corso.

E ha detto specificamente che, alla base c’è “la politica di intransigenza sui bilanci che ha seguito finora l’Unione Europea”. “Una politica – ha aggiunto Smuraglia – che ha aggravato la crisi sociale, trasformandola in una emergenza con proteste che i populismi fanno presto a cavalcare. Non basta reprimerli, servono a politiche più attente al versante sociale e allo sviluppo.”

“Queste ultime politiche- ha concluso il presidente dell’Anpi – possono essere un grosso antidoto alla situazione attuale.”

Un altro pericolo, messo in luce con forza dall’Associazione di Libera che raggruppa decine di associazioni contro le mafie, riguarda la povertà delle famiglie e degli individui che affligge il nostro paese.

Il rapporto Istat dell’anno scorso, il 2012, non aveva lasciato dubbi sulla situazione socio-economica del nostro paese. In Italia l’anno scorso c’erano 9,563 milioni di persone in povertà relativa e 4,8 milioni in povertà assoluta. Il rischio di rimanere, da un momento all’altro, in condizioni di indigenza per un minore nella penisola è tra i più alti in Europa: 32% rispetto al 26% della media del continente che non è certo incoraggiante. Il 63% delle famiglie ha ridotto la spesa alimentare e il 40% vive in condizioni di deprivazione materiale.

Se sommiamo 4 milioni di precari e gli oltre tre milioni e due di disoccupati appare evidente che l’Italia sta pagando forse in Europa il prezzo più alto alla crisi scoppiata nel 2007.

Del resto i primi dati disponibili per il 2013 parlano di un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche e sociali. L’Eurostat denuncia che un italiano su tre è a rischio povertà e che i minori indigenti sono passati da 723mila a oltre un milione. La dispersione nella scuola ha subito un’impennata arrivando al 18,2% contro il 13,5% della media europea. E, negli ultimi quattro anni, si sono perdute 39500 imprese nel Mezzogiorno dove il livello della ricchezza è sceso al 57% rispetto a quello del Nord Italia. Mentre abbiamo 54 clan mafiosi impegnati nel gigantesco riciclaggio del denaro illecito e nell’usura. Sono 93,5 i crimini commessi ogni giorno contro l’ambiente. Criminalità organizzata, corruzione e distruzione ambientale sono aumentati del 170% negli ultimi tre anni. Nè diminuiranno se non ci sarà una ripresa economica, a sua volta impossibile con la politica di austerità che si continua a praticare da parte dell’esecutivo di Enrico Letta.

Fonte:Antimafiaduemila