Trattativa Stato-mafia, Leonardo Messina: “Borsellino mi disse che era arrivata la sua ora”

Palermo. “La mia crisi è anche di tipo morale nonostante già mio nonno e molti parenti fossero uomini d’onore non mi riconosco più nell’organizzazione e quando ho sentito in televisione la vedova dell’agente di scorta, Vito Schifani, parlare e pregare gli uomini della mafia, le sue parole mi hanno colpito come macigni e ho deciso di uscire da questa organizzazione nell’unico modo che è possibile, cioè collaborando con la giustizia”. Era il 30 giugno 1992 quando Leonardo Messina rilasciava queste dichiarazioni ai pm di Palermo che lo stavano interrogando

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Napolitano e il processo sulla Trattativa: se questo è un presidente…

Ormai è un dato di fatto. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sostiene di non avere “in alcun modo ricevuto dal dottor D’Ambrosio qualsiasi ragguaglio o specificazione circa le ‘ipotesi’, solo ‘ipotesi’ da lui enucleate” escludendo di aver ricevuto indicazioni riguardanti il “vivo timore a cui questi ha fatto il generico riferimento nella drammatica lettera del 18 giugno”.

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Vicino a Di Matteo e ai Pm di Palermo, ma ora si muova l’antimafia

Sono particolarmente vicino a Nino Di Matteo e a tutti i pm di Palermo ignobilmente minacciati da Riina che si occupano del processo sulla trattativa stato-mafia. In questo ulteriore momento difficile e di intollerabile sovraesposizione rinnovo l’appello perché ognuno faccia la sua parte. Non solo gli organi che devono garantire la sicurezza al più alto livello ai magistrati, ma soprattutto alla classe politica che finora, ostacolando l’azione della magistratura impegnata in questa delicatissima ricerca della verità e non facendo mai la propria parte per accertare le responsabilità politiche dietro la trattativa, sovraespone doppiamente la magistratura.

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