Omertà di stampa

Chiamatela pure disattenzione. Dimenticanza. Svista. O indifferenza. O anche sottovalutazione del fatto. Ma il silenzio mediatico che ha “accompagnato” la notizia del nuovo allarme rosso scattato per Nino Di Matteo, magistrato ad alto rischio, sa tanto di omertà. Omertà di stampa.
Qualche articolo sui giornali. Quasi zero nei telegiornali (tranne qualche eccezione). Alle prese di questi tempi con lunghi servizi su quanto fa caldo, su quanto costano i lettini da spiaggia…e con la grande questione internazionale del royal baby di Londra, che ha tenuto impegnati cronisti e inviati per una buona quindicina/ventina di giorni, in spasmodica attesa.

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Ingroia, il calcio dell’asino

Uno straniero che si trovasse a passare in Italia in questi giorni, nel leggere certi titoloni contro Antonio Ingroia, penserebbe che l’ex pm di Palermo sia stato colto con le mani nel sacco a rubare, a dire falsa testimonianza, a trescare con mafiosi, a coprire assassini, a corrompere minorenni.

“Ingroia, vai a lavorare”. “Ingroia ha mentito anche a se stesso” (Libero). “L’antico vizio di sentirsi il più antimafia di tutti. Ecco perché ha fallito il giudice palermitano coccolato dai media” (La Stampa). “Il finale grottesco del giudice Ingroia” (Repubblica). Cos’ha fatto Ingroia per meritarsi tutto questo?

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Lunedì Grasso (con bugie)

Nelle quasi due ore di intervista concordata per rispondere ai tre minuti che gli avevo dedicato a Servizio Pubblico, Corrado Formigli e Piero Grasso hanno detto moltissime cose. Tralascio, per palese irrilevanza, quelle dette da Formigli (a parte il rivendicare come “la cosa più normale del mondo” convocare con un tweet notturno un confronto fra la seconda carica dello Stato e un giornalista di un’altra testata, che fra l’altro non frequenta twitter). E passo immediatamente al presidente del Senato, che si conferma purtroppo un pubblico mentitore e approfitta del fatto che i suoi colleghi della Procura di Palermo non possono andare in tv a sbugiardarlo. Se però mi vorrà querelare, sono in molti che verrebbero volentieri a testimoniare sotto giuramento come sono andate le cose e dove sta la verità.

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