Capaci bis, il pentito Fiume: “'In Calabria riunioni negli anni novanta. Si parlava di Colpo di Stato”

“Tra il 1991 ed il 1992 si parlava di Colpo di Stato per destabilizzare. O qualcosa così. Si parlava di dividere la Calabria, c’era un discorso della magna Grecia, dividere l’Italia con nord e sud. Venne anche un esponente di Cosa nostra che non ricordo chi fosse. Molte famiglie calabresi erano contro e non se ne fece nulla. Anche in altre occasioni c’erano state riunioni simili, io ero ragazzino. Le famiglie si vedevano con personaggi ambigui come Delle Chiaie, Freda”. Le dichiarazioni sono del collaboratore di giustizia Antonino Fiume, ex ndranghetista ed ex cognato del boss Giuseppe De Stefano, sentito al processo Capaci bis nell’ultimo giorno di trasferta all’aula bunker di Rebibbia a Roma.

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Capaci bis, Villani: "Per Falcone i servizi insieme a Cosa nostra"

Sul luogo della strage di Capaci non ci sarebbe stata solo Cosa nostra. Ma anche due agenti dei servizi segreti, un uomo e una donna, che avrebbero assunto un ruolo organizzativo nella preparazione dell’attentatuni al giudice Falcone, alla moglie e alla scorta. Nell’aula bunker di Rebibbia, al processo Capaci bis, è il pentito di ‘Ndrangheta Consolato Villani a raccontarlo. Picciotto, camorrista, poi santista e quindi vangelista della cosca Lo Giudice (cugino del capobastone Antonino, ndr) Villani nel 2002-2003, appena ricevuta la santa, è stato il depositario di alcune confidenze da parte del cugino: “Mi parlò di ex esponenti delle forze dell’ordine, appartenenti ai servizi segreti deviati, che un uomo deformato in volto, insieme a una donna avevano avuto un ruolo nelle stragi di Falcone e Borsellino.

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"Negli anni Settanta patti tra mafia e servizi segreti": nei rapporti spunta il nome di Mori

Negli anni Settanta Mario Mori sarebbe stato “vicino alla destra eversiva” e all’interno Sid un gruppo avrebbe ostacolato le indagini sui gruppi estremisti neri. Gli interrogatori del processo trattativa si spostano in Sudafrica per scavare sul passato dell’ex generale del Ros, imputato nel dibattimento sui dialoghi tra Stato e mafia. I pm Vittorio Teresi, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia sono volati da Palermo a Johannesburg: qui nel 1980 si è rifugiato Gianadelio Maletti (in foto), ex agente 007, dal 1971 al 1979 capo del reparto D del Servizio dedicato al controspionaggio. Ufficialmente latitante, condannato nell’ambito delle indagini sulla strage di Piazza Fontana oltre che per sottrazione di documenti segreti, Maletti è stato sentito dai pubblici ministeri di Palermo (assente Di Matteo dopo le ultime minacce che ne hanno innalzato il livello di protezione) in qualità di testimone e assistito dal legale di fiducia Michele Gentiloni Silverj.

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