Cari Borsellino, grazie!

Grazie Lucia. Anzi: un grande grazie. Un bel grazie di cuore. E grazie anche a te Manfredi, per le tue belle e sentite parole. Grazie per il tuo caloroso abbraccio con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che resterà a vita nelle teche televisive. Grazie a voi per aver scoperchiato il verminaio della sanità siciliana che è solo uno spicchio del verminaio della politica siciliana. Grazie a voi per averci svelato il “silenzio sordo” delle istituzioni. Noi la pensiamo come voi.

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Avanti un altro!

Dimettersi, facendo credere che il ciclo virtuoso del Paese sia ormai a buon punto.
Dimettersi, facendo credere che la metastasi italiana sia l’antipolitica, e non la Politica certificata che occupa le Istituzioni.
Dimettersi, facendo credere che l'”essere italiani”, per sessanta milioni di cittadini, faccia premio e gratifichi sull’essere sudditi vessati fiscalmente e espropriati da troppo tempo del diritto di votarsi la propria rappresentanza.

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Il crepuscolo di un Presidente

Quando un capo dello Stato, (in questo caso Giorgio Napolitano), testimonia in un pubblico processo che di fronte allo stragismo di ispirazione mafiosa ’92-’93, i massimi vertici istituzionali percepirono con nettezza e sgomento l’aut aut del Nemico, ci sta dicendo che la Trattativa ci fu, ebbe una sua origine temporale, un suo movente, una sua ratio. Non intendiamo, a una settimana dalla deposizione destinata a restare la “deposizione del secolo”, se non altro per la massima figura istituzionale che è stata chiamata a renderla, tirare la giacca a Napolitano, facendogli dire cose che non ha detto. Non ce n’è bisogno.

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