Saverio Lodato, ''Venti anni dopo la morte di Borsellino, c'è ancora bisogno di chiarezza e verità''

Vent’anni dopo la strage di via D’Amelio, si è scoperto che lo Stato trattava con la mafia. Vent’anni dopo, si è scoperto che Paolo Borsellino, venuto a conoscenza di quel patto scellerato, si era messo di traverso, dichiarandosi indisponibile ad un’intesa con i vertici di Cosa Nostra. Vent’anni dopo, i magistrati che indagano su quella strage, su quella trattativa e sui mandanti esterni alla mafia, sono giunti alla conclusione che la principale causa della morte di Borsellino fu rappresentata proprio dal suo rifiuto a scendere a compromessi con un esercito criminale che stava mettendo a ferro e fuoco l’Italia.

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Saverio Lodato: "Le istituzioni italiane al limite dell'inciviltà"

Dottor Saverio Lodato, vent’anni dopo l’ultimo discorso pubblico di Paolo Borsellino, tenuto a ridosso del trigesimo della morte dell’amico Giovanni Falcone, sabato si è svolta, nello stesso luogo, l’iniziativa “Senza Tempo”, che ha visto una grandissima partecipazione da parte della società civile. Cosa è successo?“Sabato, a Palermo, abbiamo avuto la dimostrazione del fatto che vent’anni dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio esiste ancora una Società Civile, non piegata, non rassegnata e che continua a pretendere verità e giustizia su quelle pagine nere che hanno segnato la fine della storia della prima repubblica

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Quarant’anni e un unico filo conduttore: la verità

“Quanto riferito da Lodato sui personaggi da lui indicati soprattutto sui funzionari dello stato sono indicazioni senza dubbio veridiche”. (Modena, 16 settembre 1990) Con la voce impercettibilmente incrinata dall’emozione nel ricordo comunque composto del compianto amico Ninni Cassarà, Giovanni Falcone eleggeva con una sola semplice frase la qualità principale del libro di Saverio Lodato, in quel lontano 1990, “Dieci anni di mafia

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