Stato contro Stato, nuovo attacco alla Procura di Palermo

Quanta paura fa il processo sulla Trattativa Stato-mafia? Una domanda che appare legittima visti i continui attacchi subiti da chi a quell’inchiesta ha lavorato per anni. Nel giro di poche settimane sia Antonio Ingroia, oggi magistrato in aspettativa e leader di Rivoluzione Civile, che Antonino Di Matteo, pm titolare dell’inchiesta, hanno ricevuto gli avvisi di un procedimento disciplinare nei loro confronti. E lo stesso è stato consegnato al procuratore di Palermo, Francesco Messineo. Le motivazioni, guarda caso, sono in qualche modo legate a quelle famigerate intercettazioni tra l’ex ministro degli Interni, Nicola Mancino, ed il Capo dello Stato Napolitano, non ancora distrutte solo grazie al “disperato tentativo” di Massimo Ciancimino (imputato al processo sulla trattativa) che ha presentato ricorso in Cassazione per far sì che venga rispettato il diritto di difesa (la valutazione nel merito si celebrerà il 18 aprile ndr).

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Trattativa Stato-mafia: azione disciplinare contro pm Di Matteo

Il procuratore generale della Cassazione ha promosso l’azione disciplinare nei confronti del pm di Palermo Nino Di Matteo e, per una violazione minore, del procuratore del capoluogo Francesco Messineo. Il provvedimento è stato notificato ai due magistrati tramite la Procura generale della Corte d’appello di Palermo. A Di Matteo si contesta l’avere “mancato ai doveri di diligenza e riserbo e avere ammesso, seppure non espressamente, l’esistenza delle telefonate tra l’ex ministro dell’Interno Mancino e il capo dello Stato”.

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Di Matteo sulla Consulta: “Scelte di opportunità prevalgono troppo spesso sull'applicazione della legge”

Nella giornata di oggi il gip di Palermo ascolterà le conversazioni intercettate che riguardano Mancino e Napolitano, prima di procedere alla distruzione. La sentenza emessa dalla Corte Costituzionale in merito ha lasciato fortemente preoccupato e perplesso il pm Antonino Di Matteo, che nel corso della conferenza “Stato-mafia vent’anni di trattativa” svoltasi a Torino il 19 gennaio ha espresso la sua inquietudine in quanto “la corte, nel censurare la nostra condotta processuale, non ha trovato una sola norma del codice o della costituzione che la Procura di Palermo ha violato o semplicemente malamente interpretato”.

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