Mentre in Italia qualcuno festeggia ancora per il risultato referendario, non lontano dai nostri confini sta sorgendo uno dei più contestati impianti nucleari del dopo-Cernobyl. Il sito è quello di Mochovce, in Slovacchia, dove la Slovenské Elektrárne sta lavorando a due nuovi reattori della potenza di 400 MW, che si aggiungeranno ai due già operativi. Il problema, denunciano le associazioni ambientaliste, sta all’origine: verranno riciclate tecnologie sovietiche vecchie almeno di 40 anni e prive di sistemi di sicurezza come il cosiddetto “guscio di contenimento”, che dovrebbe evitare fuoriuscite di radioattività e proteggere il reattore da eventi esterni. Un difetto che innalza a dismisura il livello di rischio e che in Germania portò al blocco di tutte centrali sovietiche ereditate dall’unificazione. L’altro importante attore è il Gruppo Enel, che controlla la Slovenské ed è controllato dal nostro ministero dell’Economia. Quasi un paradosso, se pensiamo che la decisione dell’Italia di uscire dall’atomo coincide con la fase decisiva dei lavori in territorio slovacco.
Continua a leggere