Le temperature salgono in tutto il mondo e il rischio di stress da caldo per i lavoratori è sempre più alto

Le monarchie assolute del Golfo cambieranno politiche e atteggiamento verso I lavoratori immigrati?

La conferenza internazionale “Occupational Heat Stress: Implementation of Practices, Sharing of Experiences”, organizzata a Doha il 9 e 10 maggio dall’ International Labour Organization (ILO) e dal ministero del lavoro del Qatar ha riunito esperti internazionali, funzionari governativi, organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro per condividere esperienze e strategie per prevenire e mitigare l’impatto dello stress da caldo sui lavoratori di tutto il mondo.

La conferenza si è tenuta appena due settimane dopo la Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro che si celebra il 28 aprile e che quest’anno ha avuto come tema la decisione presa alla Conferenza internazionale del lavoro nel giugno 2022 di adottare una risoluzione che ha aggiunto il principio di un ambiente di lavoro sano e sicuro ai principi e ai diritti fondamentali sul lavoro dell’ILO.

L’ILO ha ricordato che «Le sfide di lavorare su un pianeta sempre più caldo stanno colpendo i lavoratori in un numero crescente di Paesi in tutto il mondo, aumentando il rischio di malattie professionali legate al caldo. La conferenza ha facilitato un ampio scambio di conoscenze ed esperienze su questo problema critico e ha esplorato i modi per prevenire e mitigare i rischi correlati».

Ruba Jaradat, direttrice regionale dell’ILO per gli Stati arabi, ha sottolineato che «Le temperature insolitamente calde non solo stanno causando notevoli disagi e danni all’ambiente, ma il loro impatto sulla salute umana sta raggiungendo proporzioni allarmanti. Lo stress da caldo riduce anche la produttività dei lavoratori. Stimiamo che ogni anno in tutto il mondo andrà perso il 2% delle ore lavorative totali, o perché fa troppo caldo per lavorare o perché i lavoratori devono lavorare a un ritmo più lento. E’ necessario un impegno maggiormente concertato da parte di governi e datori di lavoro per prevenire e mitigare l’impatto dello stress da caldo sui lavoratori di tutto il mondo».

Alla base della discussione della conferenza di Doha c’è stato il rapporto “Working on a warmer planet: The effect of heat stress on productivity and decent work” dell’ILO integrato con le ultime ricerche sugli effetti sulla salute dell’esposizione al caldo e alcune raccomandazioni politiche.

I partecipanti alla conferenza hanno condiviso esperienze internazionali sulla ricerca su caldo e lavoro, con presentazioni di esperienze in Africa, Asia, Europa e America Latina.

Che per la conferenza su lavoro e stress da caldo si sia scelto un Paese come il Qatar – accusato di aver sfruttato pesantemente i lavoratori immigrati per costruire gli stadi degli ultimi mondiali di calcio in condizioni climatiche proibitive e al centro dello scandalo del Qatargate che riguarda anche i diritti dei lavoratori – è sia una contraddizione che un possibile auspicio a cambiare rotta.
Il governo del Qatar ha presentato una panoramica della ricerca sullo stress da caldo intrapresa nel Paese nel 2019 e di come questa ha informato la nuova legislazione dell’Emirato, entrata in vigore nel 2021. Oltre ad ampliare l’orario durante i mesi estivi in ​​cui è vietato il lavoro all’aperto, le nuove misure prevedono anche controlli sanitari annuali per i lavoratori e valutazioni di rischio obbligatorie da parte delle imprese.

Il desiderio di rifarsi un’immagine presentabile è emerso nel discorso del ministro del Lavoro del Qatar Ali bin Samikh al-Marri: «Il Qatar è desideroso di aggiornare la propria legislazione sulla prevenzione dello stress da caldo in linea con gli sviluppi del mercato del lavoro. Mi congratulo con la collaborazione in corso con i partner regionali e internazionali, nonché con gli stakeholders nazionali, per promuovere misure preventive di sicurezza e salute sul lavoro. Costruire le capacità nazionali per monitorare i casi di caldo stressare e garantire l’attuazione di nuove misure è fondamentale per proteggere i lavoratori e promuovere un ambiente di lavoro sano e sicuro. Il Qatar ha svolto un ruolo di primo piano nella protezione dei lavoratori dallo stress da caldo lavorativo, con l’adozione di uno dei primi piani globali al mondo per mitigarne gli effetti sulla produttività dei lavoratori».

Il rappresentante di un’altra monarchia assoluta del Golfo, Fael Bin Bilal Bin Mabrouk Beit Bilal, della Camera di Commercio e industria dell’Oman, ha detto che «In qualità di datori di lavoro, abbiamo la responsabilità di proteggere i lavoratori dagli effetti negativi dello stress da caldo. Questa conferenza ha fornito preziose informazioni e buone pratiche per aiutarci a raggiungere questo obiettivo. Siamo impegnati nello sviluppo di strumenti e nell’utilizzo di strategie basate sull’evidenza per ridurre gli effetti del calore sulla forza lavoro».

Anche per Nasser bin Abdulaziz Al-Jareed, presidente del National Committee of Labour Committees dell’Arabia Saudita (altra monarchia assoluta nota per gli abusi contro le lavoratrici e i migranti), «L’adozione di misure concertate per mitigare l’impatto dello stress da caldo sul lavoro è una questione urgente in tutte le regioni del mondo, non solo negli Stati arabi in Golfo. Questa conferenza ha messo in evidenza prove incontrovertibili da parte della comunità scientifica globale e ora abbiamo bisogno di azioni concrete per proteggere la sicurezza, la salute e il benessere dei lavoratori».

Sperando che le dichiarazioni di chi finora si è comportato molto diversamente non restino parole vuote, l’ILO «Rimane impegnata a promuovere condizioni di lavoro sicure e salutari per tutti i lavoratori e continuerà a collaborare con i governi, le parti sociali e altre parti interessate per affrontare le sfide poste dallo stress professionale da caldo».

fonte: greenreport.it