Felice Lima: il Trattativa è un processo glorioso, ha lasciato segno su cui riflettere

Il sostituto procuratore generale di Messina: “Una fetta cospicua di magistratura si è schierata contro il processo”
Riportiamo uno stralcio delle riflessioni del magistrato Felice Lima, da anni impegnato nella lotta alla mafia e alle sue ramificazioni nel potere italiano, rispetto al processo Trattativa Stato-mafia, appena conclusosi in Cassazione.




Il processo Trattativa è finito come era inevitabile che finisse, io confesso che quando è cominciato pensavo che non sarebbe andato da nessuna parte invece è stato glorioso”. A dirlo è Felice Lima, sostituto procuratore generale di Messina, intervenendo a margine della presentazione del libro “I soldi della P2. Sequestri, casinò, mafie e neofascismo” (ed. Paper First). Lima, in magistratura dal 1986, ha affermato, riferendosi all’assoluzione definitiva di tutti gli imputati del processo Trattativa Stato-Mafia,  che “dobbiamo rinunciare all’idea che una cosa o è un successo globale o meglio non metterci mano”. Quindi ha plaudito i magistrati che hanno istruito e poi condotto coraggiosamente questo processo.
Questi hanno fatto un’opera gloriosa, è stato un successone”, ha commentato. Il processo “è finito come non poteva non finire in un Paese come questo”, ha aggiunto con una nota amara Lima. “Fosse finito diversamente ci saremmo dovuti stupire”. “Però caspita – ha continuato – per chi di noi vuole capire le cose ha lasciato un segno su cui riflettere molto seriamente e proprio per questo ha fatto incazzare tantissimo e una fetta cospicua di magistratura che è schierata contro lo ha combattuto all’arma bianca”.
Durante il suo intervento Lima ha citato una frase del filosofo Norberto Bobbio per motivare lo sforzo di ognuno nel ricercare la verità.
Diceva Bobbio: “Il principale compito degli intellettuali dovrebbe essere fare in modo che il monopolio della forza non si estenda alla verità. Cioè che chi ha il potere di governare, non in senso istituzionale ma nel senso di imporre e modificare la realtà, non riesca ad avere il monopolio della verità. Bobbio diceva cioè che deve restare qualcuno che abbia la forza di dire cose vere che chi ha il monopolio della forza non vorrebbe sentir dire”.



Fonte: antimafiaduemila.com