Crisi climatica e guerra hanno portato fame e malnutrizione in Sud Sudan

Mai così tante persone in grave insicurezza alimentare acuta: superati i livelli raggiunti durante le guerre del 2013 e 2016

Fao, Unicef e World Food Programme (WFP), lanciano un nuovo allarme per il più giovane Paese dell’Africa, il Sud Sudan che la Comunità internazionale sembra aver dimenticato dopo averlo portato all’indipendenza da Sudan nel 2011, guardandolo precipitare in guerre politico7tribali sanguinatie e attanagliare dalla morsa del cambiamento climatico.

Le tre agenzia Onu denunciano che «La fame e la malnutrizione sono in aumento nelle aree del Sud Sudan colpite da inondazioni, siccità e conflitti, con alcune comunità che rischiano di morire di fame se l’assistenza umanitaria non viene sostenuta e le misure di adattamento climatico non vengono potenziate».

Il nuovo rapporto “Integrated Food Security Phase Classification (IPC)” pubblicato ieri  dimostra che «Circa due terzi della popolazione sud-sudanese (7,76 milioni di persone) probabilmente dovrà affrontare un’insicurezza alimentare acuta durante la stagione di magra di aprile-luglio 2023, mentre 1,4 milioni di bambini saranno malnutriti».

Fao, Unicef e WFP avvertono che «La percentuale di persone che affrontano alti livelli di insicurezza alimentare (IPC Fase 3 [crisi ] o superiore) e la malnutrizione è al livello più alto di sempre, superando i livelli osservati anche durante la guerra nel 2013 e nel 2016. Il calo della sicurezza alimentare e l’elevata prevalenza della malnutrizione sono legati a una combinazione di guerra, cattive condizioni macroeconomiche, eventi climatici estremi e l’aumento vertiginoso dei costi di cibo e carburante. Allo stesso tempo, c’è stato un calo dei finanziamenti per i programmi umanitari, nonostante il costante aumento dei bisogni umanitari».

Makena Walker, direttrice nazionale ad interim del WFP in Sud Sudan, è molto preoccupata: «Siamo stati in modalità di prevenzione della carestia tutto l’anno e abbiamo evitato gli esiti peggiori, ma questo non è abbastanza. Il Sud Sudan è in prima linea nella crisi climatica e giorno dopo giorno le famiglie perdono case, bestiame, campi e speranze a causa del clima estremo. Senza l’assistenza alimentare umanitaria, altri milioni di persone si troveranno in una situazione sempre più disastrosa e incapaci di fornire anche il cibo più elementare alle loro famiglie».

Le inondazioni senza precedenti e pluriennali che ha colpito il Paese stanno esacerbando i già elevati livelli di fame causati dalla guerra civile e tribale ancora in corso e dalla crisi alimentare globale. Le zone centrali del Sud Sudan, quelle più colpite dalle inondazioni pluriennali, sono quelle  con i più alti livelli di insicurezza alimentare.

Per Meshack Malo, rappresentante della Fao in Sud Sudan, «Per facilitare l’autosufficienza del Sud Sudan nella produzione alimentare, è particolarmente necessario il sostegno ai mezzi di sussistenza. Sappiamo che il potenziale esiste poiché nel 2021 sono state prodotte circa 840.000 tonnellate di cereali, durante un anno difficile con cambiamenti climatici, inondazioni, conflitti e altri fattori. Con l’attuale deficit di 541.000 tonnellate di cereali, sono necessari investimenti urgenti nei mezzi di sussistenza rurali per aumentare la produzione e l’autosufficienza».

Sebbene ci siano stati miglioramenti marginali nella sicurezza alimentare in alcune parti del Paese, la crisi nutrizionale in tutto il Sud Sudan si sta aggravando. Durante la stagione magra di aprile-luglio 2023 ci saranno 7,76 milioni di persone che dovranno affrontare una grave insicurezza alimentare acuta, una cifra enorme che include 2,9 milioni di persone sull’orlo della fame (fase 4 dell’IPC) e altre  43.000 che dovrebbero vivere nell’insicurezza alimentare acuta catastrofica (fase 5 dell’IPC). Durante la stagione di magra 2023, ci saranno 47 contee con la maggioranza della popolazione in emergenza (Fase 4 IPC).

Negli stati di Jonglei e Unity, è probabile che rispettivamente il 74 e il 77% della loro popolazione si trovi nella fase 3 (crisi) o superiore dell’IPC, con sacche di popolazioni che sperimenteranno ‘insicurezza alimentare acuta della fase 5 (catastrofe) dell’IPC nel periodo da aprile a luglio 2023. Nel frattempo, l’Equatoria orientale, nel sud-est del Paese, ha visto il deterioramento più significativo della sicurezza alimentare nelle contee del Sud Sudan colpite dalla siccità del Corno d’Africa. Le condizioni di siccità si sono estese in tutta la grande regione di Kapoeta e hanno decimato i mezzi di sussistenza mentre i raccolti e il bestiame muoiono.

E si tratta di uno scenario “ottimistico”, visto che queste cifre del rapporto IPC si basano sul presupposto che le persone continueranno a ricevere assistenza alimentare umanitaria durante la stagione magra del 2023. Senza questo aiuto alimentare, le cifre sarebbero significativamente peggiori. Va inoltre notato che la contea di Panyikang nello stato dell’Alto Nilo, un’area con livelli storicamente elevati di insicurezza alimentare, non ha potuto essere rilevata a causa dell’insicurezza

Il rappresentante dell’Unicef in Sud Sudan, Jesper Moller, evidenzia che «Negli ultimi tre anni, le inondazioni hanno colpito drammaticamente un numero crescente di persone in tutto il Sud Sudan. Tra i più colpiti, troviamo un numero crescente di bambini malnutriti e in insicurezza alimentare, che la comunità internazionale non può ignorare. Per proteggere efficacemente i bambini dagli effetti del cambiamento climatico, dobbiamo assicurarci di raggiungere i bambini più vulnerabili con un pacchetto essenziale di interventi di servizi sociali multisettoriali».

Sara Beysolow Nyanti, rappresentante residente dell’Onu e coordinatrice umanitaria per il Sud Sudan, conclude: «Il rapporto IPC è il prodotto di mesi di raccolta e analisi di dati, con la partecipazione di governo, agenzie delle Nazioni Unite, ONG e altri partner. Dati di qualità come questi sono fondamentali per formulare piani di risposta umanitaria per aiutare a soddisfare i bisogni delle persone nel Paese e queste cifre dimostrano che la popolazione del Sud Sudan ha bisogno di sostegno più che mai. E’ fondamentale ricevere impegni dai donatori per il 2023 in modo da poter prevenire un peggioramento della situazione umanitaria in tutto il Paese. Le risorse per la risposta umanitaria del 2023 in Sud Sudan sono urgentemente necessarie entro i prossimi mesi o le agenzie non saranno in grado di predisporre l’assistenza umanitaria in tempo per il prossimo anno, lasciando milioni di famiglie a rischio di sprofondare nella fame».

fonte: greenreport.it