Consigli non richiesti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

L’esempio di Berlinguer, basta neofascisti e picchiatori in parlamento
Aprile 1972. Tribuna politica. Mario Pucci, redattore capo de “Il Secolo d’Italia”, il giornale del Movimento Sociale Italiano, attacca direttamente Enrico Berlinguer, da nemmeno un mese segretario del Partito comunista italiano, accusandolo provocatoriamente di voler sfuggire alle sue domande. La risposta di Berlinguer è netta, schietta e determinata “Sarebbe meglio che i dirigenti del Movimento Sociale che sono, gli stessi che hanno avuto responsabilità gravi per i delitti del fascismo non parlassero di fughe. Perché voi siete stati coraggiosi soltanto quando stavate dietro la protezione delle SS. Allora siete stati coraggiosi, nel massacro dei giovani, nel massacro dei partigiani. Quando vi siete trovati di fronte, voi fascisti repubblicani, i partigiani, siete sempre scappati”.
Questo scambio in cui si ricordano alcune delle responsabilità gravi dei fascisti, si trova in rete ancora oggi.
Altri tempi, si potrebbe dire.
Da anni guardando alla classe politica si fa fatica ad incontrare figure di spessore come al tempo potevano essere proprio Enrico Berlinguer o Aldo Moro.
Oggi il dibattito si misura nella prevalenza degli obbiettivi privati e personali di molti politici, che dimenticano quella che, al di là delle ideologie, dovrebbe essere la missione del servizio pubblico per un futuro che riguardi tutta la comunità nazionale.
Enrico Berlinguer era un uomo di altri tempi. Un uomo di spessore che in pochi ricordano veramente, malgrado ai suoi funerali parteciparono quasi 2 milioni di persone solo a Roma, in piazza San Giovanni.
Nonostante il passare del tempo le sue parole rimangono più che mai attuali.
Ed è drammatico guardare come l’Italia di oggi sia piombata in un oscuro pozzo, consegnandosi alla destra.
Nell’Italia senza memoria è tornato in Parlamento un uomo che pagava la mafia (Silvio Berlusconi) e che assieme ad un uomo della mafia (Marcello Dell’Utri, condannato definitivo per concorso esterno in associazione mafiosa) ha fondato un partito (Forza Italia) che è stato al centro della politica per un ventennio.
Nell’Italia senza memoria è stato eletto Presidente del Senato un “picchiatore” fascista come Ignazio Benito Maria La Russa.
Nell’Italia senza memoria è stato dato l’incarico di governo a Giorgia Meloni. Lei la prima donna Presidente del Consiglio che nella “squadra” dei ministri guarda al passato con ben 11 esponenti dell’esecutivo che fecero parte dell’ultimo governo guidato da Berlusconi. E poi ci sono anche quelli, come Salvini e Giorgetti, che sono già stati ministri in altri governi più recenti.
Sì, è un’Italia allo sbando.
E la fotografia di questa Italia allo sbando è stata palesata con quanto accaduto il giorno del dibattito sulla fiducia. Quel microfono silenziato al senatore Roberto Scarpinato mentre parlava proprio di Berlusconi e Dell’Utri, dopo aver messo in fila gli atti di “depistaggio delle stragi neofasciste” negli anni della strategia della tensione, è un fatto concreto di quello che ci aspetta. Così come un fatto concreto sono gli scontri all’Università La Sapienza tra appartenenti ai collettivi studenteschi e la polizia a margine di un convegno indetto da Azione Universitaria, sigla legata a Fratelli d’Italia.
Nell’Italia senza memoria si ignora, o si fa finta di ignorare, che il 14 aprile del 2022 il deputato di Fratelli di Italia Federico Mollicone organizzò nella sala capitolare del Senato un convegno dedicato alla memoria del generale Gianadelio Maletti, capo del reparto controspionaggio del Sid negli anni ‘70, condannato con sentenza definitiva a 18 mesi di reclusione per favoreggiamento dei responsabili della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 che causò 17 morti e 88 feriti e che diede avvio al periodo stragista della strategia della tensione.
Ma anche altri vecchi ‘arnesi’ della destra eversiva hanno trovato posto nel pantheon degli eroi della destra. Come ad esempio Pino Rauti, fondatore nel 1956 di Ordine Nuovo che, ricordiamo, ebbe nella sua ‘orbita’ tanti soggetti, alcuni dei quali riconosciuti con sentenze definitive, autori delle stragi neofasciste (Piazza Fontana, Brescia, la bomba a mano alla questura di Milano, Peteano) che hanno insanguinato il nostro paese, tra i quali, per citare solo alcuni esempi, Franco Freda, Giovanni Ventura, Carlo Digilio, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tremonti.
L’attuale seconda carica dello Stato, il ‘picchiatore’ La Russa, è un uomo la cui venerazione per il Duce è nota così come la partecipazione con i suoi camerati, quando era Segretario regionale del ‘Fronte della Gioventù’, fuori dalle scuole e nelle piazze milanesi armati di catene e coltelli.
Tempi bui sono quelli che attraversiamo. E tempi bui potrebbero essere quelli che verranno sul piano sociale, politico e culturale.
In questo tempo così duro e difficile il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, fratello di Piersanti Mattarella, politico ‘moroteo’ e antifascista, dovrebbe trovare la forza di tracciare immediatamente una via. Affinché certe storie non si ripetano. Affinché i nostri giovani possano esprimersi liberamente anche nella critica ai governanti di turno. Affinché sia fatta rispettare la Costituzione e non vilipesa da ‘picchiatori fascisti’ o ‘veneratori’ di coloro che hanno perpetrato, con spietato istinto omicida, violenze, soprusi e stragi.
E per farlo è necessario che l’Italia intera faccia i conti con il proprio passato. Senza negazionismi o revisionismi di sorta.

fonte: antimafiaduemila.com