In Pakistan una carneficina climatica oltre ogni immaginazione

Guterres: «Il Pakistan sommerso è vittima di una cupa ingiustizia climatica»

Rivolgendosi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha invitato i Paesi del G20 a «Mostrare la loro solidarietà con il Pakistan e ad assumersi le proprie responsabilità durante la COP27».

Il capo dell’Onu ha descritto quello che è successo e sta succedendo in Pakistan come «Una carneficina climatica oltre ogni immaginazione. Le inondazioni che hanno devastato il Pakistan quest’estate coprono un’area tre volte più grande di quella del mio stesso paese, il Portogallo. Sono indignato per la sinistra equazione dell’ingiustizia climatica subita dalla gente di questo Paese. Il Pakistan è responsabile di meno dell’1% delle emissioni globali di gas serra, ma sta pagando un prezzo esorbitante per il cambiamento climatico provocato dall’uomo».

Guterres ha ricordato quali sono le conseguenze sulla popolazione pakistana di un disastro climatico probabilmente mai visto in queste dimensioni e durata: «Molti hanno perso tutto: le loro case, il loro bestiame, i loro raccolti, il loro futuro. Vite travolte dalle onde e i più vulnerabili tra loro, i bambini, rappresentano un terzo dei morti e dei feriti. Mentre incombe un disastro per la salute pubblica, con il rischio di epidemie di colera, malaria e dengue che potrebbero mietere più vittime delle inondazioni, i 1.500 ospedali distrutti promettono di complicare la risposta sanitaria. Quanto alle devastazioni inflitte ai raccolti e al bestiame, potrebbero generare una crisi alimentare che mette a rischio la prossima stagione della semina.  Sullo sfondo di un’impennata della carestia, più di 15 milioni di pakistani potrebbero sprofondare nella povertà».

Di fronte a queste conseguenze a catena del disastro, che potrebbero interessare il Paese per diversi anni, il segretario generale dell’Onu ha chiesto un massiccio sostegno al popolo pakistano e ha discusso con nil governo di Islamabad dell’organizzazione di una conferenza dei donatori, invitando anche istituzioni finanziarie internazionali, le organizzazioni internazionali, i privati  e la società civile per sostenere pienamente questi sforzi.

Mentre il piano di risposta all’alluvione delle Nazioni Unite in Pakistan ammonta a 816 milioni di dollari, 656 milioni di dollari in più rispetto all’appello iniziale, per rispondere all’emergenza fino al prossimo maggio, il Guterres ha giudicato questa somma «Derisoria rispetto al fabbisogno di acqua, cibo, servizi igienico-sanitari, costruzione di rifugi e supporto sanitario».  E ha aggiunto che «La questione centrale resta la crisi climatica. Deploro il fatto che, con l’avvicinarsi della data della COP27, la Conferenza sul clima, il mondo stia tornando indietro, aumentando le proprie emissioni di gas serra. Spero che la COP27 veda invertire questi trend, aprendo un’azione seria sul risarcimento delle perdite e dei danni subiti dai Paesi a basso reddito. La COP27 deve fornire chiarezza sui finanziamenti vitali per l’adattamento e la resilienza dei Paesi interessati. L’80% delle emissioni che portano a questo tipo di distruzione climatica provengono dal G20 e i Paesi più ricchi hanno la responsabilità morale di aiutare nazioni come il Pakistan a fare in modo che si riprendono».

Mentre le comunità di tutto il mondo sono minacciate, mentre i piccoli Stati insulari in via di sviluppo affrontano la prospettiva molto reale di vedere i loro interi territori sprofondare nell’oceano, il segretario generale dell’Onu ha lanciato un avvertimento ai delegati riuniti a New York: «Oggi è il Pakistan. Domani potrebbe essere il vostro Paese e le vostre comunità».

Anche il neo-presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Csaba Kőrösi, ha parlato del Pakistan sviluppando il tema della 77a sessione in corso: “Soluzioni attraverso la solidarietà, la sostenibilità e la scienza” e ha ricordato agli Stati membri dell’Onu che «Di fronte ai 6,4 milioni di vittime che hanno urgente bisogno di aiuti umanitari, i circa 10 milioni di pakistani ospitati in centri di accoglienza temporanei dall’International Organization for Migration (IOM), in tempo di crisi è fondamentale che onorare i nostri impegni. Anche gli sforzi di soccorso internazionali devono concentrarsi su soluzioni trasformative. Torneranno la siccità e le piogge. E poi dovremo essere meglio preparati per tutto questo».

Un appello rivolto evidentemente soprattutto a governi come quello del suo Paese, l’Ungheria, che hanno fatto del negazionismo climatico, del nazionalismo energetico fossile e nucleare e dei respingimenti dei profughi climatici e di guerra la loro bandiera ideologica sovranista e iper-conservatrice.

fonte: greenreport.it