Mare del nord: le compagnie petrolifere investono più nell’eolico che nella trivellazione

Multinazionali: anche se il rischio di mega-greenwashing è grande, chi non investe nelle emissioni net zero resterà indietro

Shell, Total e BP  hanno ottenuto licenze per realizzare parchi eolici al largo delle coste scozzesi e nei prossimi anni investiranno più nell’energia eolica che nelle trivellazioni di petrolio e gas nel Mare del Nord. Nonostante la Commissione europea – su pressione della lobby petrolifera e del nucleare – abbia inserito il gas nella tassonomia Verde dell’Ue quel che sta avvenendo nel Mare del Nord è la dimostrazione che ormai anche le major petrolifere hanno capito che conviene puntare sulle rinnovabili per affrontare meglio la transizione energetica.

Norman Valentine, direttore della ricercadi Wood Mackenzie, ha detto a ha fatto notare i un intervista a  Bloomberg che «Anche prima dello  ScotWind round, TotalEnergies avrebbe dovuto spendere di più nei prossimi anni per l’eolico offshore che per lo sviluppo di petrolio e gas nel Regno Unito, Anche l’investimento di capitale di BP nell’eolico offshore nel Regno Unito avrebbe dovuto eclissare petrolio e gas entro la metà del decennio, anche senza i suoi nuovi progetti ScotWind». Inoltre, Shell ha presentato due progetti eolici  nelle acque scozzesi il cui investimento potrebbe superare entro questo decennio quelli su petrolio e gas della multinazionale.

Shell sta anche  smantellando le sue piattaforme nel giacimento di petrolio Brent nel Mare del Nord, mentre BP ha svenduto a Ineos  per 250 milioni di dollari il Forties Pipeline Systemla rete di oleodotti che trasporta in media circa 450.000 barili di petrolio al giorno, circa il 40% della produzione britannica. Pipelines che si estendono per 235 miglia e collegano 85 giacimenti di petrolio e gas del Mare del Nord alla terraferma del Regno Unito e al sito di Ineos a Grangemouth.

I siti di Aberdeen, il terminal di Kinneil e l’impianto di trattamento del gas, il terminal di Dalmeny e la Forties Unity Platform saranno tutti trasferiti a Ineos.

Intanto, nell’ottobre 2021, Total  ha aperto un hub eolico offshore nel suo centro petrolifero e del gas ad Aberdeen, in Scozia, che consentirà ai lavoratori di passare dal petrolio e dal gas all’eolico mentre la multinazionale aumenta i suoi investimenti nelle energie rinnovabili.

TotalEnergies, in collaborazione con il Green Investment Group di Macquarie e lo sviluppatore scozzese Renewable Infrastructure Development Group (RIDG), ha partecipato alla gara per le licenze s di ScotWind  con il progetto eolico offshore West of Orkney Windfarm” da 2 GW chiamato e lo stesso gruppo di imprese ha svelato un’iniziativa da 140 milioni di sterline, un piano d’azione completo per sviluppare la catena di approvvigionamento scozzese e le infrastrutture portuali necessarie a questo progetto.

Patrick Pouyanné, Presidente e CEO di TotalEnergies, ha detto: «Investire in progetti energetici in Scozia e nel Mare del Nord è stato al centro della storia di TotalEnergies. Sono orgoglioso del successo della nostra partnership con la Scozia e dei nostri risultati congiunti, in particolare lo sviluppo dell’industria offshore. Con la velocità crescente della transizione energetica, vediamo la Scozia come un luogo ideale per ampliare le nostre relazioni investendo nell’eolico offshore. In qualità di azienda multi-energetica globale impegnata da tempo nella fornitura di energia nel Regno Unito, la nostra decisione di fondare il nostro hub eolico offshore nel Regno Unito qui ad Aberdeen è un segno della nostra fiducia nel futuro delle energie rinnovabili nel Regno Unito e del nostro continuo impegno nei confronti della Scozia e del Mare del Nord».

Ma anche la statunitense Exxon Mobil – una delle multinazionali che ha maggiormente finanziato i gruppi che diffondono il negazionismo climatico – si è impegnata il 18 gennaio a ridurre a zero le sue emissioni nette di carbonio dalle sue attività globali entro il 2050.

L’Exxon’s 2050 plan, prospettato per la prima volta nel 2021, copre le emissioni della produzione di petrolio, gas e prodotti chimici e dell’energia consumata da queste attività, ma non ha assunto alcun impegno per le emissioni dei consumatori che utilizzano quei prodotti.

In una nota, l’amministratore delegato della Exxon, Darren Woods, ha scritto che «Stiamo sviluppando road-map complete per ridurre le emissioni di gas serra dalle nostre risorse gestite in tutto il mondo».

La svolta è il frutto del fatto che gli azionisti della major petrolifera nel 2021 hanno licenziato tre direttori della Exxon e li hanno sostituiti con candidati proposti da un hedge fund che spinge la multinazionale a incrementare i rendimenti e prepararsi meglio a un mondo low-carbon. Da allora, la multinazionale ha cominciato a pe<orsi il problema di come affrontare i cambiamenti climatici e ha stanziato 15 miliardi di dollari in iniziative per ridurre le emissioni in 6 anni.

A dicembre, Exxon si è impegnata a raggiungere le emissioni net zero nei giacimeni i scisto del Permian Basin Usa entro il 2030 ed ha vinto un’asta offshore statunitense per un potenziale hub di sequestro offshore di gas serra. Iniziative che hanno suscitato non poche perplessità tra le associazioni ambientaliste,

Ma Exxon e Chevron (CVX.N) sono rimasti indietro rispetto ai rivali nell’adottare gli obiettivi climatici di Parigi e nell’uso dei loro prodotti. BP Plc, Occidental Petroleum, ENI e Royal Dutch Shell Plc (RDSa.L) si sono impegnate a ridurre le emissioni dei combustibili e dei prodotti venduti ai consumatori, i cosiddetti target scope 3.

Will Scargill, analista energetico di GlobalData, ha detto alla Reuters che «La mancanza di un obiettivo di scopo 3 da parte della Exxon riflette una strategia che potrebbe lasciarla dietro la curva nei settori in crescita dell’energia pulita».

Infatti, il puzzo di una colossale operazione di greenwashing aleggia nell’area: Exxon e Chevron in realtà prevedono di aumentare la loro produzione di idrocarburi  in questo decennio, eppure Chevron nell’ottobre 2021  si è impegnata a portare a zero le emissioni delle sue attività estrattive entro il 2050 e ad abbassare l’intensità delle altre emissioni.

Per continuare a espandere la produzione di petrolio e gas nel bel mezzo del cambiamento climatico, Exxon punta ad aumentare la spesa in progetti di riduzione delle sue emissioni di carbonio che includono lo sviluppo di tecnologie che attualmente non sono commerciali, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio e i biocarburanti prodotti dalle alghe.

Ma, nonostante questi tentativi gattopardeschi di continuare a fare come prima cambiando tutto, anche le multinazionali petrolifere stanno, in parte, rispondendo ai segnali che arrivano degli investitori. Larry Fink, CEO di BlackRock, il più grande gestore di fondi di investimento del mondo, ha inviato ai CEO una lettera intitolata “Il potere del capitalismo”, nella quale avverte: «Credo che la decarbonizzazione dell’economia globale creerà la più grande opportunità di investimento della nostra vita. Lascerà indietro anche le aziende che non si adattano, indipendentemente dal settore in cui si trovano».

fonte: greenreport.it