Ergastolo Ostativo, in Commissione Giustizia sentiti i magistrati Di Matteo e Balsamo

“Corriamo il rischio che proprio coloro che hanno fatto le stragi del ’92 e ’93 tornino in libertà con la libertà condizionale, in virtù dell’applicazione della sentenza della Corte costituzionale e delle norme che state predisponendo”. Lo ha denunciato il consigliere del Csm Nino di Matteo in audizione davanti alla commissione giustizia, nell’ambito dell’esame del testo sulla concessione dei benefici penitenziari, nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia. 
Una norma in discussione dopo le sentenze della Corte Costituzionale: quella che a ottobre 2019 ha dichiarato illegittimo il divieto di concedere permessi premio ai condannati per delitti di mafia e terrorismo che non collaborano con la giustizia, ma soprattutto quella che ad aprile 2021 ha bocciato il divieto di liberazione condizionale degli stessi soggetti, dando al Parlamento un anno di tempo per riscrivere la norma. 
Così come avevano evidenziato in precedenti audizioni i magistrati Sebastiano Ardita, Alfonso Sabella, Gian Carlo Caselli Roberto Scarpinato e Luca Tescaroli, anche Di Matteo, sentito quest’oggi assieme al Presidente del Tribunale di Palermo Antonio Balsamo, ha espresso alcune considerazioni, evidenziando i punti più critici. 
Tra questi il pericolo per cui “la sostanziale abolizione dell’Ergastolo ostativo avrà un effetto deflattivo sulle collaborazioni di livello con la giustizia degli uomini di onore” perché di fatto “è venuta meno la differenza di trattamento tra irriducibili, stragisti e chi collabora con la giustizia”. 
Entrando nel merito delle norme, riguardo all”’obbligo dell’integrale risarcimento del danno” nei confronti delle vittime del reato, il togato ha espresso “perplessità sulla concretezza degli effetti che si potranno avere perché sarà facile per il mafioso condannato dimostrare di non essere nelle condizioni economiche di risarcire danni” e quindi sarà una “previsione priva di effetti pratici”. Nel testo adottato dalla commissione, inoltre, ha rilevato il consigliere del Csm, “manca la previsione, che sarebbe opportuna, della specifica attribuzione di competenze a un unico Tribunale di sorveglianza, che potrebbe essere quello di Roma. Preoccupa invece la frammentazione delle competenze che potrebbe produrre effetti pericolosi sotto il profilo della sicurezza dei giudici di sorveglianza, chiamati a decidere. Più si frammenta più aumentano i rischi di condizionamenti impropri e poi di ritorsioni nei confronti dei giudici di sorveglianza”. 
Successivamente è stata la volta di Antonio Balsamo, presidente del tribunale di Palermo, che in collaborazione con Fabio Fiorentin, uno dei magistrati più esperti in Italia in materia di ordinamento penitenziario, ha elaborato diverse proposte presentandole assieme alla Fondazione Falcone. 
“Sarebbe incomprensibile per i cittadini la situazione paradossale che si verificherebbe se, proprio negli stessi giorni in cui tutto il Paese e tutta la comunità internazionale, sono uniti nel ricordo delle vittime della strage di Capaci, venisse compiuta la demolizione di un impianto normativo fortemente voluto da Giovanni Falcone, e venisse aperta la strada alla scarcerazione di coloro che hanno voluto e attuato questa vera e propria scena di guerra, questo attacco terroristico finalizzato a mettere lo Stato in ginocchio, e non hanno poi mostrato neppure il minimo segno di ravvedimento, neppure il minimo rispetto per le vittime, per il loro dolore, per il loro bisogno di verità”, ha detto nel suo intervento.
“La posta in gioco è altissima. – ha spiegato – dopo che lo Stato ha vinto tante battaglie contro la mafia, non possiamo perdere la guerra. Siamo sicuri che, con un impegno corale delle istituzioni, questo risultato può essere benissimo evitato, e si può anzi dare vita a una legislazione che può divenire un importante fattore di credibilità nel nostro Stato nel contesto europeo proprio per la capacita’ di realizzare una tutela veramente esemplare dei diritti fondamentali”. “A partire proprio dal diritto alla speranza – ha aggiunto – Il significato del diritto alla speranza e’ stato chiarito in modo efficacissimo da chi ha coniato questa espressione, la giudice irlandese Ann Power Forde che ha dato un contributo essenziale alla sentenza della Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo nel caso Vinter. Regno Unito, che è il leading case in questa materia: il significato profondo del diritto alla speranza è di dare, anche agli autori dei reati più gravi, la possibilità di riscattarsi per gli errori commessi”. “Il modo più autentico di consentire questo riscatto e’ di dare agli autori dei reati una seria opportunità di riparare il danno arrecato alle vittime e alla società, attraverso un’azione positiva e responsabile per il futuro”.
Di seguito proponiamo le ampie sintesi dei due interventi:

Di Matteo: ”Con l’ergastolo ostativo abolito i boss stragisti torneranno in libertà”

Ergastolo ostativo, il Presidente Balsamo presenta le proposte della Fondazione Falcone

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fonte: antimafiaduemila.com