A processo Matteo Salvini

di Giorgio Bongiovanni

Questa mattina, a Palermo, è iniziato ufficialmente il processo contro il leader della Lega, Matteo Salvini accusato di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio per aver vietato lo sbarco di 147 migranti soccorsi dalla nave spagnola Open Arms. Fatti che risalgono al tempo in cui vestiva i panni istituzionali di Ministro dell’Interno e di vice Premier nel primissimo governo Conte.
L’accusa della Procura di Palermo, rappresentata oggi in aula in primissima persona dal Procuratore capo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Marzia Sabella e dai sostituti Gery Ferrara e Giorgia Righi, è pesante.
Di fatto si contesta a Salvini di non aver consentito, ad agosto del 2019, l’approdo dell’imbarcazione nel porto di Lampedusa, nonostante il Tar avesse annullato la decisione del Viminale di impedire il trasferimento a terra di profughi, donne e bambini stremati dalla traversata del Canale di Sicilia. Una linea, secondo i pm, decisa in solitudine dal ministro dell’Interno malgrado la ferma opposizione dell’allora premier Giuseppe Conte – tra i testi citati – che in una serie di mail aveva invitato il leader della Lega ad autorizzare lo sbarco immediato dei minori a bordo della Open Arms, anche alla luce della presenza della nave al limite delle acque territoriali.

E’ alla luce di questi fatti che, oggi, i giovani del movimento artistico Our Voice hanno messo in scena una satira contro il leader della Lega, al contempo denunciando quei crimini che il mondo occidentale mette in atto contro i popoli africani, letteralmente derubati di ogni risorsa e distrutti dalle guerre.
Tornando all’udienza odierna il Tribunale ha ammesso tutti i testi richiesti dalle parti. E sarà interessante vedere la lunga sfilata di politici, ex premier ed ex ministri, ex premier stranieri e persino l’attore Richard Gere, che salì a bordo della nave per rendersi conto delle condizioni dei profughi e che, su richiesta del legale della Ong spagnola, sarà chiamato a raccontare quanto visto.
Matteo Salvini, difeso dall’avvocato Giulia Bongiorno, si è sempre difeso negando la sussistenza del sequestro di persona e che vi siano stati ritardi nello sbarco dei migranti. Il che sarà tutto da vedere.
Intanto non c’è dubbio che il processo nei suoi riguardi sia giusto, tanto che sia il tribunale dei ministri di Palermo, che il giudice delle indagini preliminari, hanno ritenuto l’accusa fondata.
Ugualmente crediamo che sia necessario denunciare ogni abuso di potere e riteniamo inaccettabili quelle logiche fasciste e naziste proprie di certi politici e partiti che preferiscono lasciare nel mare i migranti o alzare barriere anziché accogliere le popolazioni che soffrono proprio a causa del capitalismo occidentale.
Parliamo di una storia di sangue, morti, violenze e sopraffazioni in nome di quel colonialismo folle che tutti i popoli Europei hanno perpetrato nel corso dei secoli depredando ed usurpando in particolare la terra d’Africa.


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Sicuramente questo processo sarà motivo di grandi dibattiti sul tema dell’immigrazione.
Perché se da una parte c’è la necessità di intervenire ad ogni costo per salvare delle vite dall’altra è anche necessario che le Ong accettino un minimo di controllo su chi si trova a bordo delle navi.
Perché accanto a donne e bambini spesso accade che si infiltrano anche soggetti vicini a quelle organizzazioni criminali (e con esse non intendiamo le sole mafie) sempre pronte ad intervenire laddove c’è un affare che chiama denaro.
Per questo, a nostro parere, sarebbe necessario l’ingresso a bordo, prima dello sbarco, di ufficiali di polizia giudiziaria che possano controllare e perquisire i passeggeri in modo da evitare infiltrazioni o la possibilità che siano commessi eventuali reati. Ovviamente a tali controlli verrebbero esentati i bambini e tutti quei soggetti che hanno bisogno di cure più urgenti che vanno fatti sbarcare nell’immediato.
Queste misure, seppur forti, non pregiudicherebbero lo svolgimento delle iniziative di soccorso che, lo ribadiamo, sono assolutamente necessarie.
Al contempo va preteso un impegno da parte degli altri Paesi dell’Unione Europea, rispettando quegli impegni assunti nel ricollocamento dei migranti presenti sul nostro territorio. Ma questo è un discorso che non può essere fatto se al contempo si mette in gioco la vita e la sicurezza di chi è debole e che ha già sofferto per causa nostra.
Ecco perché Matteo Salvini dovrebbe chiedere perdono anziché affermare, augurandosi di tornare ad avere un ruolo simile in futuro, che se fosse ministro “ripeterebbe tutto ciò che ha fatto”.
Tenuto conto che da ministro degli Interni del governo gialloverde, dove Lega e Cinque Stelle viaggiavano a braccetto, in materia di lotta alla mafia, di lotta alla corruzione, al riciclaggio, o dei mancati potenziamenti alle forze di polizia per la ricerca dei latitanti ha sempre mostrato un totale disinteresse, non c’è dubbio che un suo eventuale ritorno in un ruolo chiave del governo sarebbe un vero disastro.

Foto © Our Voice

fonte: antimafiaduemila.com