Grillo, il buffone caduto nell’abisso

di Giorgio Bongiovanni

La possibile (o forse si dovrebbe dire probabile) rottura tra l’ex premier Giuseppe Conte, inizialmente chiamato a rinvigorire il Movimento caduto dei Cinque Stelle, e il garante dei pentastellati, il signor comico Beppe Grillo, sta tenendo la scena politica degli ultimi giorni.
Ed anche se nel fine settimana c’è stato chi ha cercato di riportare la pace tra i due protagonisti, la frattura sembrerebbe insanabile.
Oggi l’ex premier è intervenuto in conferenza stampa dettando le condizioni per andare avanti nella rifondazione del Movimento. Davanti ai giornalisti convocati al Tempio di Adriano, Giuseppe Conte ha di fatto passato la palla a Grillo, senza chiedere “scuse pubbliche” ma pretendendo chiarezza: “A Beppe dico che non ne faccio una questione personale, lui sa bene che ho avuto e ho rispetto per lui. Ma non possono esserci ambiguità, spetta a lui decidere se essere il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura o il genitore padrone”. Quindi, ha annunciato quello che è l’ultimo e unico spiraglio di trattativa, ovvero che siano diffusi e votati dalla comunità M5s i documenti che domani consegnerà a Grillo e Vito Crimi.
Al di là dell’esito finale, e senza entrare nei particolari dell’incontro che il buffone ha tenuto davanti ai propri deputati, sbeffeggiando le 32 pagine della bozza del nuovo Statuto che Conte gli aveva consegnato, è evidente che non c’era bisogno di un fine analista, o di una sfera magica, per comprendere il baratro verso cui Beppe Grillo sta andando, trascinandosi con sé l’intero “Movimento del (non) cambiamento”.
Giuseppe Conte, persona onesta ed equilibrata, anche se totalmente inadeguato in tema di lotta alla mafia (nel suo programma di governo il contrasto era relegato ad un miserabile 13esimo posto), sarebbe stato sicuramente capace di guidare il Movimento, ma certamente senza il bisogno di pagliacciate e deliri.
Non è questo, però, ciò che inquieta.
A preoccupare è chi muove il burattino Grillo.
Perché al di là della bruttissima caduta di stile che ha avuto nella difesa del figlio Ciro, per cui la procura di Tempio Pausania ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di violenza sessuale di gruppo (il 9 luglio l’udienza preliminare), ad essersi manifestata è l’incapacità politica ed antitetica di Grillo e di certi personaggi del Movimento.
Più volte abbiamo raccontato del tradimento dei Cinque Stelle che è andato in scena nei confronti degli elettori.
E’ un dato di fatto che molte battaglie storiche, tanto sul piano economico che in materia di politica estera, si sono perse per strada. Basti pensare alle posizioni assunte sulla Tav, il Tap, la Nato, l’acquisto degli F-35, la risoluzione del conflitto israelo-palestinese o le gravi posizioni assunte sul tema migranti con il Decreto legge Sicurezza bis che abbassava in maniera spudorata il grado di umanità del Paese.
Nel mezzo c’è chi è stato espulso dal collegio dei probiviri e chi ha sbattuto la porta, non riconoscendosi più nel Movimento stesso.
Ma è in materia di lotta alla mafia e alla corruzione che è andato in scena il tradimento più grande e certamente non bastano quei pochi buoni provvedimenti portati avanti (Spazzacorrotti o blocca-prescrizione, per citarne alcune).
Perché l’elenco delle promesse mancate è ben più lungo.
Basti pensare alle vicende legate al magistrato Nino Di Matteo, pm di punta del processo trattativa Stato-mafia ed oggi protagonista assieme a Sebastiano Ardita di un lavoro intenso, di alto valore etico per una riforma vera del Csm.
Fu il Movimento Cinque Stelle, nelle persone dei suoi leader senza onore, a cercarlo e a proporgli svariati ruoli (Ministro degli Interni, Ministro della Giustizia e poi Capo del Dap), ma ogni volta vi sono stati clamorosi voltafaccia.
Tra i più gravi quello dell’ex ministro Bonafede, proprio sulla vicenda Dap, il quale non ha mai spiegato quali fossero i dinieghi per cui alla fine decise di cambiare nome.
Ed è ancora forte il sospetto che, in qualche modo, ad incidere siano state anche quelle proteste dei mafiosi in carcere, rese manifeste non appena si diffuse la voce che Di Matteo sarebbe potuto diventare capo del Dap.
Ma il tradimento più grande di Grillo e del Movimento intero è culminato con l’assurda scelta di appoggiare un governo accanto a forze politiche come Forza Italia.
Per anni Grillo, nei suoi spettacoli, guadagnando milioni, aveva sbandierato l’idea del cambiamento denunciando che tra i fondatori di quel partito vi erano Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, e Silvio Berlusconi, che pagava la mafia (così come dicono le sentenze) e che è pregiudicato.
Oggi, di fatto, con essi siede e discute di questioni politiche e di governo.
Anche per questo motivo figure come Alessandro Di Battista si sono discostate.
Oggi appare sempre più evidente come dietro a Grillo si muovano poteri ed interessi che non hanno più al centro il bene dei cittadini, ma altro.
La maschera è stata gettata tra le varie visite alle ambasciate americane e cinesi, o ancora con il sostegno incondizionato al governo Draghi barattato per la “creazione” di un super-ministro della Transizione Ecologica che allo stato appare tutto, fuorché mosso da ideali di sviluppo ecologico. Azioni volte a confondere, destabilizzare e disorientare gli elettori. Come quando disse che la mafia “aveva una sua condotta morale”.
Non stupirebbe che anche le stesse mafie abbiano gradito il partito del “non cambiamento”. E non ci sarebbe da meravigliarsi se personaggi come Grillo, di fronte ad una trattativa Stato-mafia ancora in corso, possano stringere le mani ai Messina Denaro di turno.
Ed è così che va in scena il “tutto cambia perché nulla cambi” di gattopardiana memoria. E a trarne beneficio sono quei sistemi di potere che vogliono mantenere un certo status economico, politico e sociale.
La speranza, oggi, è che di fronte all’ennesimo tradimento eletti ed elettori cinque stelle aprano definitivamente gli occhi. Perché la questione non è “salvare il salvabile”, la “poltrona” o il futuro del partito, ma difendere la verità e guardare ai fatti. In questo senso può aiutare anche la lettura di libri come “Supernova. I segreti, le bugie e i tradimenti del MoVimento 5 stelle: storia vera di una nuova casta che si pretendeva anticasta”, scritto da Nicola Biondo e Marco Canestrari. Un lungo elenco di circostanze quantomeno verosimili che andrebbero approfondite. Ed oggi molti altri membri del Movimento potrebbero dissociarsi, contribuendo a fare definitivamente chiarezza sui motivi che stanno portando alla caduta dei pentastellati.
Ed è a quelle persone oneste e di valore che ancora stanno all’interno del Movimento. Le stesse che hanno scritto la propria solidarietà, nei giorni scorsi, verso il magistrato Nino Di Matteo, nuovamente al centro di minacce di morte. A loro vorrei chiedere di prendere ulteriormente posizione; isolando definitivamente il buffone Grillo; creando un nuovo movimento politico. Solo così si potrà porre fine a questa deriva.

fonte: antimafiaduemila.com