Peggiora il disavanzo commerciale italiano nelle tecnologie verdi: +60% nell’ultimo anno

Enea: nel 2020 le emissioni di CO2 giù del 12%, ma per il 70% è “merito” del crollo del Pil

di
Luca Aterini

La nuova Analisi trimestrale del sistema energetico italiano pubblicata dall’Enea offre una prospettiva del 2020 in chiaroscuro. I consumi di energia sono crollati del 10% e le emissioni di CO2 del 12%, ma c’è poco da rallegrarsi perché solo piccola parte si tratta di risultati conseguiti grazie a miglioramenti nel nostro modello di sviluppo.

Dall’Analisi emerge anche che il 30% della riduzione nelle emissioni è legato a fattori ‘virtuosi’ (come la riduzione dell’intensità energetica e il minor utilizzo di fonti fossili carbon intensive) e per il 70% alla contrazione del Pil, che nel 2020 è calato dell’8,9%.

Non solo: l’industria italiana non tiene ancora il passo con la transizione energetica imposta dalla crisi climatica in corso, e così la crescente per quanto ancora modesta diffusione di tecnologie verdi finisce per arricchire sempre di più altri Paesi. L’Enea evidenzia infatti il forte aumento (+27% per un valore di 2,2 miliardi di euro) delle importazioni di tecnologie verdi, col risultato che il disavanzo commerciale su questo fronte è stato di 1,1 miliardi di euro – il 60% in più rispetto al 2019 – nonostante una riduzione del 14% dell’import totale di merci.

L’Analisi riguarda in particolare le cosiddette tecnologie low carbon: pannelli fotovoltaici, componenti per il solare termico, generatori eolici, accumulatori, ma soprattutto veicoli elettrici, ibridi e batterie che sono arrivati a coprire il 56% di questo segmento di import (era il 33% nel 2019).

Un andamento già messo in evidenza dall’Enea, e che porta a conseguenza potenzialmente critiche della decarbonizzazione e della necessità di coniugare la sostenibilità ambientale con quella socio-economica: per invertire la rotta occorre un’ambiziosa politica industriale, di cui per ora – in attesa di capire il posizionamento del nuovo ministero della Transizione ecologica sul tema – non c’è traccia.

Nonostante ciò, l’Enea registra anche piccoli ma significativi miglioramenti: il 2020 è stato comunque l’anno del raggiungimento del pareggio commerciale nel comparto fotovoltaico – da sempre critico – mentre sembrerebbero in essere segni di aumento delle esportazioni di veicoli ibridi Phev, nonostante si tratti ancora di numeri modesti se posti in rapporto al valore monetario dell’import.

Andando oltre l’analisi della bilancia commerciale green, l’Enea mostra che nell’ultimo anno la forte diminuzione di petrolio (e del carbone) ha spinto al minimo storico dal 1961 la quota di fossili nel mix energetico (72% contro il 74% del 2019), mentre il gas si rafforza come prima fonte energetica in Italia (37,4%), anche se con consumi in calo del 5,6% rispetto all’anno precedente. Stabili invece le rinnovabili (+1% quelle elettriche) e in forte diminuzione le importazioni nette di elettricità (-13%).

Guardando ai riflessi climatici di queste dinamiche Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che coordina l’Analisi, spiega che «le emissioni di CO2 sono diminuite più dei consumi di energia (12% contro 10%), poiché il decremento ha riguardato soprattutto fonti fossili e, in particolare, quelle a maggiore intensità carbonica come petrolio e carbone».

Grazie alla riduzione dei consumi energetici totali, la quota di rinnovabili (Fer) sui consumi finali è pari al 20% circa (+2% rispetto al 2019), un dato che consente all’Italia di superare il target Ue del 17% al 2020. Ma anche su questo fronte c’è poco da star tranquilli, anzi: «Se i consumi totali fossero rimasti sui livelli del 2019 la quota di Fer si sarebbe fermata poco oltre il 18,1%, a conferma del fatto che la progressione verso il target stabilito nel Pniec per il 2030 (30%) rimane lenta, e ancor più lontano risulta il nuovo target Ue (calo emissivo del 55% al 2030 rispetto al 1990, ndr). Il 2020 ha infatti segnato un ulteriore rallentamento delle installazioni di nuova capacità elettrica rinnovabile, ferme a circa 1/4 di quanto sarebbe necessario per raggiungere gli obiettivi 2030», conclude Gracceva.

fonte: greenreport.it