Fao: i sistemi agroalimentari colpiti pesantemente dalle calamità naturali ed esposti anche a nuove minacce

Le perdite agricole dovute alle calamità naturali crescono vertiginosamente, infliggendo danni economici e mettendo a rischio la nutrizione

Secondo il nuovo rapporto “The Impact of Disasters and Crises on Agriculture and Food Security”, pubblicato dalla Fao, «E’ l’agricoltura il settore su cui si riversa la maggior parte delle perdite economiche e dei danni causati dalle calamità, che sono aumentate per frequenza, intensità e complessità».

Il periodico rapporto Fao presenta le più recenti tendenze in termini di perdite di produzione agricola riconducibili ai disastri in tutti i settori agricoli. L’edizione del 2021 analizza 457 disastri in 109 Paesi in tutte le regioni e le categorie di reddito, compresi, per la prima volta, i Paesi a reddito alto e medio-alto. Su un sono Paesi meno sviluppati e Paesi a reddito medio-basso, dove ben 389 eventi calamitosi hanno compromesso la produzione agricola.

Il rapporto evidenzia che «In nessun altro momento della storia i sistemi agroalimentari si sono dovuti misurare con una tale serie di minacce nuove e inattese, tra cui incendi di proporzioni enormi, eventi meteorologici estremi, sciami insolitamente grandi di locuste del deserto e rischi biologici emergenti quali la pandemia Covid-19. Si tratta di emergenze che non solo mietono vittime, ma che distruggono anche i mezzi di sussistenza agricoli e hanno ripercussioni economiche negative a livello di singole famiglie, comunità, nonché sul piano nazionale e regionale, con strascichi che si faranno sentire per generazioni».

Oggi, rispetto agli anni 1970 e 1980, l’incidenza annuale delle calamità sarebbe  triplicata e la Fao fa notare che «Considerando il dato aggregato del settore agricolo, industriale, commerciale e turistico, l’agricoltura assorbe da sola la sproporzionata quota del 63% delle conseguenze dei disastri naturali, mentre sono in particolare i Paesi meno sviluppati e i Paesi a reddito medio-basso a sostenere l’urto maggiore di tali eventi calamitosi».
Tra il 2008 e il 2018, le calamità naturali sono costate oltre 108 miliardi di dollari, in termini di danni o perdite a livello di produzione agricola e animale, ai Paesi in via di sviluppo. Il rapporto aggiunge che «I danni possono essere particolarmente deleteri per la sopravvivenza dei piccoli produttori e degli agricoltori, pastori e pescatori di sussistenza». La regione più duramente colpita è stata l’Asia, che ha subito perdite economiche per 49 miliardi di dollari, seguita dall’Africa con 30 miliardi di dollari e dall’America Latina e Caraibi con 29 miliardi.

Presentando il rapporto, il direttore generale della Fao, QU Dongyu, ha avvertito che «Il caos creato dalla pandemia Covid-19 può gettare altre famiglie e comunità  in difficoltà ancora più serie. Le calamità generano un impatto diffuso, la cui dinamica può essere valutata e compresa meglio soltanto con azioni immediate, che consentiranno di ridurne e gestirne gli esiti con modalità integrate e innovative. Mai come oggi appare urgente e importante agire in tal senso».
Il rapporto indica nella siccità il principale singolo responsabile della perdita di produzione agricola, seguito da inondazioni, tempeste, parassiti e malattie, e incendi boschivi. La Fao conferma: «Oltre il 34% delle perdite di produzione agricola e animale nei Paesi meno sviluppati e nei Paesi a reddito medio-basso è ascrivibile alla siccità, che complessivamente costa al settore 37 miliardi di dollari. La siccità ha effetti negativi quasi esclusivamente sull’agricoltura. Tale settore subisce, infatti, l’82% di tutti i danni causati dalla siccità rispetto al 18% dei contraccolpi registrati in tutti gli altri ambiti. Anche i parassiti, le malattie e le infestazioni che colpiscono i raccolti e gli allevamenti animali sono diventati un importante fattore di stress per il settore agricolo. Nel periodo compreso tra il 2008 e il 2018 queste catastrofi biologiche hanno determinato il 9% di tutte le perdite di produzione agricola e animale. La potenziale minaccia rappresentata dalle calamità che rientrano in tale categoria si è manifestata nel 2020, quando enormi sciami di locuste del deserto hanno devastato il Grande Corno d’Africa, la Penisola araba, e l’Asia sudoccidentale, pregiudicando i raccolti e mettendo a repentaglio la sicurezza alimentare. Nel frattempo, la pandemia Covid-19 è venuta a gravare ulteriormente sui sistemi agroalimentari, esacerbando i rischi sistemici esistenti con effetti a cascata sulla vita e i mezzi di sussistenza delle persone nonché sulle economie di tutto il mondo».
Ma gli effetti delle calamità vanno ben oltre la sfera economica: hanno conseguenze deleterie anche sulla sicurezza alimentare e la nutrizione.

Per la prima volta in assoluto, la nuova edizione del rapporto della Fao trasforma le perdite economiche in equivalenti calorici e nutrizionali: «Si stima, per esempio, che tra il 2008 e il 2018 il danno in termini di mancata produzione agricola e animale nei paesi meno sviluppati e nei paesi a reddito medio-basso è stato pari a una perdita di 6 900 miliardi di kilocalorie all’anno. Ciò equivale all’apporto calorico annuo di sette milioni di adulti. Le conseguenze delle calamità naturali in America Latina e nei Caraibi nello stesso periodo sono traducibili in una perdita di 975 calorie pro capite al giorno, ossia del 40 percento dell’apporto giornaliero raccomandato, cui fanno seguito l’Africa (559 calorie) e l’Asia (283 calorie)».
Il rapporto della Fao indica un percorso fondamentale per garantire all’agricoltura un ruolo cruciale nel conseguimento di un futuro sostenibile: «Investire in resilienza e nella riduzione dei rischi di disastri, soprattutto attraverso la raccolta e l’analisi di dati in modo da agire disponendo di informazioni concrete. Per contrastare i disastri è essenziale approntare risposte olistiche e assicurare una collaborazione transettoriale. Per poter prevedere e prevenire il rischio di calamità e prepararsi ad affrontare e a reagire a tali evenienze in ambito agricolo i paesi devono adottare un metodo sistemico di gestione del rischio che abbracci più settori e tenga conto di molteplici tipologie di pericolo. Le strategie adottate devono calcolare non soltanto i rischi naturali ma anche le minacce antropiche e biologiche quali la pandemia Covid-19, e devono essere fondate su una comprensione della natura sistemica dei rischi e dei loro rapporti di reciproca dipendenza».
Innovazioni come il telerilevamento, la raccolta di dati geospaziali, i droni e la tecnologia robotica contro i disastri, e gli strumenti di apprendimento automatico sono nuovi potenti mezzi di valutazione e di raccolta dei dati che possono rivelarsi estremamente utili se si vuole cercare di ridurre i rischi di disastro in agricoltura. La Fao conclude: «Oltre a una governance efficiente è dunque indispensabile promuovere partenariati pubblici-privati che consentano di rispondere al bisogno impellente di investimenti in azioni di riduzione della vulnerabilità dell’agricoltura alle calamità e ai cambiamenti climatici».

fonte: greenreport.it