‘Ndrangheta: affare da 100 milioni su farmaci e antitumorali

di Giorgio Bongiovanni e Aaron Pettinari

Le intercettazioni che mettono nei guai Tallini

“Con i farmaci faremo 100 milioni l’anno”. “Giovà…, gli antitumorali che costano 2mila euro, gli ospedali li comprano a mille, e nell’Inghilterra li vendono a 5mila. Quindi tu compri a mille e vendi a 5mila. Allora se noi entriamo con due ospedali, che ti danno 10 farmacie…”. A parlare sono i boss della ‘Ndrina Grande Aracri, famiglia originaria di Cutro, ma capace di controllare grandi affari anche in centro Italia, come emerso abbondantemente nelle pagine dell’inchiesta “Aemilia”.
Ieri la Procura di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, con l’operazione “Farmabusiness”, ha assestato un nuovo durissimo colpo alla cosca e soprattutto ha svelato una serie di legami tra la cosca e quei colletti bianchi fondamentali per il raggiungimento dei propri scopi.
L’uomo giusto, capace di “muovere le montagne” era stato trovato nel Presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, eletto nelle file di Forza Italia e finito ai domiciliari dopo il blitz di ieri mattina, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico mafioso.
Nelle carte il gip spiega come il politico di Forza Italia abbia dato “un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione, con la consapevolezza circa i metodi e i fini dell’associazione stessa, promettendo e assicurando, in cambio del sostegno elettorale”.
Di lui parlavano alcuni boss intercettati nell’ottobre 2013: “Alla fine lo vedi lui (riferito a Tallini, ndr) come ci rispetta senza che andiamo…e quando lo chiamiamo, lo vedi subito, taaac, a disposizione”. E in un altro passaggio lo descrivono come il soggetto “in grado di spostare una montagna”.
Dalle indagini condotte dai pm Vincenzo Capomolla, Paolo Sirleo e Domenico Guarascio emerge l’interesse della cosca Grande Aracri nella costituzione del “Consorzio Farma Italia” e della società “Farmaeko”, entrambe attive nel settore della distribuzione dei medicinali da banco sul territorio nazionale. Per raggiungere l’obiettivo era necessario avere le giuste entrature per superare ogni possibile ostacolo e limite frapposto dalla burocrazia. Entrature che il politico, quando era assessore al personale della Giunta Scopelliti, era in grado di offrire. Secondo l’accusa avrebbe scelto personalmente il responsabile del settore in ambito regionale, ma in più per i magistrati avrebbe anche “concorso a indurre i soggetti preposti a rilasciare la necessaria documentazione amministrativa e certificazione”.
Un quadro desolante che viene messo alla luce in un momento delicato per la regione Calabria, tanto sul piano politico che sociale e sanitario.
L’emergenza Coronavirus ha acuito delle problematiche che, purtroppo, hanno contraddistinto da tempo la regione e la nomina di ben tre commissari nel giro di pochi mesi ha reso ancor più evidente lo stato d’allarme.


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Secondo l’accusa l’esponente di Forza Italia e “quegli amici” della cosca Cutro avevano “il programma delittuoso di truffare il Ssn esportando illegalmente farmaci oncologici per rivenderli all’estero con profitti spropositati”.
Un dato che emergerebbe anche da alcune intercettazioni tra lo stesso Tallini ed uno dei broker dell’affare.
“Segui con attenzione questi amici che ti ho mandato” diceva quest’ultimo. E Tallini rispondeva: “Si si gli ho chiesto solo di portarmi le stesse carte che hanno avuto autorizzazione nel Lazio perché potremmo trovarci davanti a funzionari che se è la prima volta… potrebbero avere qualche…”.
Nelle carte dell’inchiesta emerge come Tallini si muovesse con accortezza, cercando di evitare i contatti con gli uomini del clan. Ma restava comunque aggiornato, grazie al suo grande elettore e ambasciatore presso i clan, Domenico Scozzafava (finito anche lui oggi in manette).
E Tallini, nonostante avesse “chiaramente contezza che nell’affare era presente (e non certo come legale) il fratello del boss di Cutro” non si sarebbe mai tirato indietro.
In cambio ricevette un appoggio elettorale. Come quello che gli fu promesso nel 2014.
In un’intercettazione di quell’anno, del mese di ottobre, in riferimento ad un incontro che vi sarebbe stato in assessorato, emerge il dato: “Te li raccolgo (i voti, ndr), non ti preoccupare, e vedi tu che è sempre grazie a lui se partiamo… dobbiamo ringraziare… al momento è forte e probabilmente sarà sempre il numero uno a Catanzaro Mimmo… e non c’è niente… pure che non sale… ma sempre la minoranza”.
Alle regionali Tallini venne eletto con quasi 10mila voti, primo degli eletti di Forza Italia nel collegio di Catanzaro.
E nell’ultima tornata elettorale, nonostante il suo nome fosse inserito nell’elenco degli “impresentabili” della Commissione parlamentare antimafia, è stato nuovamente votato.
“Siamo partiti da un’indagine fatta sulla famiglia Grande Aracri, era stata installata una microspia in una cantina dove Grande Aracri riceveva i suoi ospiti”, ha spiegato ieri il Procuratore Gratteri parlando dell’operazione “Farmabusiness”. “Questo di oggi è solo un filone – ha detto –, una piccola parte di tante altre indagini che si sono sviluppate e concretizzate”. “’Ndrangheta – ha spiegato il procuratore – vuol dire un’organizzazione che controlla il respiro e il battito cardiaco di un territorio, fa le scelte economiche e mina in modo radicale la libertà e la democrazia”.

Foto © Imagoeconomica

Fonte:Antimafiaduemila