L’arroganza del potere

Il fallimento nella lotta alla mafia del ministro Bonafede
In difesa di Nino Di Matteo
di Giorgio Bongiovanni – Video-Intervista

La storia, che dovrebbe essere maestra di vita, si ripete. È per questo motivo che ho accettato l’intervista che mi hanno proposto i giovani del gruppo Our Voice.
Oltre ventisette anni, ormai, sono passati dai tempi delle stragi ma vi sono cose che, ciclicamente, tornano. Paolo Borsellino, nel suo ultimo intervento pubblico a casa Professa, nel giugno 1992, ricordando la scomparsa dell’amico, Giovanni Falcone, aveva fatto riferimento ad un’affermazione di Antonino Caponnetto secondo cui Giovanni Falcone cominciò a morire nel gennaio del 1988. Addirittura disse che “in effetti il Paese, lo Stato, la magistratura che forse ha più colpe di ogni altro, cominciò proprio a farlo morire il primo gennaio del 1988, se non forse l’anno prima…”. Sia quando era giudice istruttore a Palermo, che quando si era recato, nel 1991, a Roma al ministero di Grazia e Giustizia, accettando il ruolo di direttore degli Affari Penali, fu sempre isolato, delegittimato, attaccato da destra, da sinistra, da centro, dai colleghi, dalla stampa. Poco importava se quel giudice era divenuto un simbolo della lotta alla mafia.
La stessa cosa accade oggi con il magistrato Nino Di Matteo che ha raccontato dei fatti che non possono lasciare indifferenti. A seguito delle sue esternazioni, però, solo pochi colleghi, qualche associazione della società civile, e qualche organo di informazione si è speso a sostegno del magistrato, mentre i più grandi organi delle Istituzioni puntano il dito contro la sua persona solo per aver raccontato la verità.
In questa intervista, che potete vedere di seguito, senza fare insinuazioni o raccontare percezioni, faccio delle accuse specifiche, basate su fatti, di cui mi assumo la responsabilità.
Fonte:Antimafiaduemila