#Bonafede Dica La Verità
di Jamil El Sadi – Video
Il video satira di Our Voice
La vicenda che ha coinvolto il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ed il consigliere togato del CSM Nino Di Matteo – iniziata lo scorso 3 maggio, durante il programma di Massimo Giletti “Non è L’Arena” – è ancora oggi argomento caldo del panorama politico e giornalistico italiano. Insieme all’emergenza sanitaria.
Sulla
questione si è detto e si è scritto molto. E non sono mancati, da
diversi ambienti, strumentalizzazioni e attacchi, soprattutto nei
confronti di Di Matteo.
Ed è la volontà di difendere questo magistrato, icona dell’Antimafia seria e concreta, che ha mosso Our Voice Production a realizzare il video intitolato “#BonafedeDicaLaVerità”.
Un riflettore acceso su un pianista: Patricio Alod,
giovane della nostra delegazione di Rosario (Argentina). Truccato da
pagliaccio e con la follia tipica dell’arcano maggiore della cartomanzia
(il Matto), Patricio intona un leggero valzer misto al blues sulla
falsa riga della canzone “St. James Infirmary Blues” dei “The White Stripes”
(colonna sonora della famosa serie tv “Peaky Blinders”), quando
d’improvviso si accende un secondo riflettore che mette in scena la
nostra direttrice Sonia Bongiovanni. “Viviamo nel Paese dei balocchi, un Paese dalle mezze verità – premette in apertura del video -. Un Paese retto da inganni e falsi appagamenti”.
Basterebbe questo a descrivere ciò che sta accadendo in Italia in
merito alla vicenda Bonafede-Di Matteo, ma Sonia si spinge oltre tirando
in ballo tutti i protagonisti di questo teatrino, che sotto alcuni
aspetti ricorda quanto accaduto prima delle stragi dei giudici Falcone e Borsellino.
Sonia Bongiovanni: “Alcuni esponenti del M5S sono simpatici pagliacci”
Il Movimento 5 Stelle è il primo attore su cui si richiama l’attenzione. Da quando è al potere si è dimostrato essere “un partito con il potenziale di cambiare l’Italia, ad un passo dall’utopico sogno di distruggere le mafie – continua la nostra direttrice incrociando lo sguardo di Patricio -. Un
partito con la spada in mano e la piovra nera sotto al piede pronto a
tagliarle la testa, ma che finisce per tenerla a bada e quasi quasi a
farle pure le carezze. Un partito che continua a promettere, ma non ama
molto mantenere ciò che dice”. La leader di Our Voice fa poi una
provocazione degna degli ideali del “primo M5S”, quello che sbandierava
la sentenza Dell’Utri ad Arcore e che faceva del “No Tav” e della lotta
alla mafia le sue ragioni di vita: “Forse quel profumo di potere gli ha dato un po’ alla testa come a tutti i suoi predecessori (in riferimento al partito pentastellato, ndr)?
E allora cos’è meglio una destra mafiosa, fascista e criminale o una
sinistra dall’aspetto dolce e tiepida, ma che in realtà è omertosa e
finisce per fare lo stesso gioco della prima? Di questo si tratta il
Movimento 5 Stelle, il cosiddetto partito del cambiamento”. Nonostante la stima che Our Voice ha per alcuni politici pentastellati è evidente che “certi suoi esponenti si stanno dimostrando per ciò che realmente sono: dei simpatici pagliacci”.
Bonafede: un vanitoso “ministro” in ritardo
Come
avviene in uno spettacolo teatrale, dopo il prologo c’è l’inizio
dell’azione vera e propria di una commedia o, come in questo caso, di un
dramma. A ricoprirne il ruolo da attore protagonista è il Ministro
pentastellato Alfonso Bonafede al quale la direttrice di Our Voice si appella: “Caro Ministro in qualità di giovani cittadini abbiamo delle domande da porle. Perché nel 2018 offre al magistrato Nino Di Matteo,
simbolo della lotta alla mafia, il ruolo di capo del Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria per poi, il giorno dopo, ripensaci e
rimpiazzarlo con un altro magistrato di minore competenza? Chi le ha
fatto cambiare idea durante quelle 12/24 ore? – continua – Chi è stato?”.
Nel
video si fa, poi, riferimento alle lamentele e alle proteste
provenienti da mafiosi (detenuti in varie carceri italiane) scaturite
dal pericolo che la possibile nomina di Di Matteo a capo del DAP
rappresentava per gli stessi. “Giusto in quei giorni i mafiosi dal
carcere urlavano chiedendo che Di Matteo non prendesse in mano quel
ruolo e, volente o nolente, sono stati accontentati – dice la nostra direttrice -. Due anni dopo il capo del DAP da lei scelto, Francesco Basentini,
si è dimostrato fallimentare, dimettendosi dopo non aver fatto nulla
per evitare la scarcerazione di 376 mafiosi e criminali durante
l’emergenza Coronavirus. E di questo lei, Ministro, è il diretto
responsabile”.
Ma il Guardasigilli, in Parlamento e in altre
sedi, non si è fatto carico dei suoi errori, facendo solo valere il
lavoro svolto in questi due anni di governo. Cosa che però non basta a
nascondere sotto il tappeto le lacune.
“I 686 atti che ha firmato per il 41 bis, una scorta per amica e altri meriti di cui si è vantato durante ‘Non è l’Arena’ di Giletti, – denuncia – non
sono delle giustificazioni. Scarcerare un solo mafioso è dare una
battaglia vinta alla mafia; è dimenticarsi delle vittime di cui lei
stesso Ministro si fa portavoce. I delinquenti pericolosi e mafiosi sono
quasi 400. Ma lei si sveglia quando ormai è troppo tardi”.
Nessuna volontà politica nella lotta alla mafia
Questa
vicenda è un’ulteriore dimostrazione icastica di come Di Matteo, ed
altri magistrati competenti, siano personaggi scomodi. Sono uomini delle
istituzioni che nella migliore delle ipotesi “vengono messi da
parte, delegittimati ed emarginati con ruoli minori con il vano scopo di
usarli come facciata di una lotta alla mafia imparziale e illusoria”.
Come già detto nell’introduzione di questo articolo i fatti sinora
descritti fanno riemergere ricordi di quel lontano ’92 stragista per cui
verrebbe da dire: “La storia si ripete”. “Ancora una volta si
dimostra che la politica non vuole sconfiggere la mafia e neanche il
ministro ‘Malafede’; e neanche il ‘Movimento 5 Stalle’; e neanche la
sinistra ipocrita; tanto meno gli amici degli stallieri mafiosi e i loro
alleati” afferma Sonia inglobando l’intero ventaglio politico italiano.
Mai accontentarsi del meno peggio
Infine, nel video, la direttrice si appella agli ultimi attori di questo spettacolo: i giovani. “Ai
giovani come me dico: non accontentiamoci del meno peggio; difendiamo
il dottore Di Matteo ed altri suoi colleghi, gli unici che oggi ci danno
ancora la fierezza di essere italiani. E non dimentichiamoci che solo
grazie al nostro impegno non potranno fermarli”. Un monito lanciato
con la speranza che altri ragazzi e ragazze si impegnino in difesa di
uomini giusti del nostro Stato e si ribellino contro i potenti arroganti
che oggi, come ieri, ci governano.
Prima la verità e poi le dimissioni
“Noi restiamo ancora con delle domande aperte: che cosa è successo quella sera del 18 giugno 2018? Ministro Bonafede – conclude – prima dica la verità e poi si dimetta”. Per capire meglio come sono andati i fatti invitiamo alla lettura di due articoli di ANTIMAFIADuemila (Di Matteo: ”Bonafede nel 2018 mi propose il Dap. Pronto ad accettare, ma poi vi fu dietrofront” – Caro Travaglio, sul caso Bonafede non solo fake news]) o a guardare la video-intervista che la nostra Marta Capaccioni ha fatto a Giorgio Bongiovanni, direttore della testata giornalistica sopra citata (L’arroganza del potere).
Il
messaggio che trasmette il video è la necessità di essere coerenti
senza fare calcoli o schemi politici. Tantissimi giovani si uniscono in
una sola richiesta: #BonafedeDicaLaVerità.
Ci
auguriamo che non sia più facile vedere un cammello passare per la cruna
di un ago che sentire il Ministro Bonafede dire la verità, dimettersi
e, quindi, dimostrare di incarnare quegli alti valori che un tempo
caratterizzavano il M5S e che ora sono presenti solo in pochi baluardi
della vecchia guardia pentastellata.
Tratto da: ourvoice.it