Un Green new deal contro la crisi economica da coronavirus

L’emergenza climatica e ambientale è già oggi (anche) emergenza sanitaria ed economica, solo che non ce ne siamo accorti

di
Luca Aterini

Le misure introdotte dal Governo nei giorni scorsi per contenere l’epidemia legata al coronavirus Sars-CoV-2 nelle “zone rosse” istituite in nord Italia non hanno funzionato, e dunque da oggi quelle stesse misure sono state estese al tutto il Paese: «Chiudevamo le zone rosse e il virus scappava altrove – spiega a La Repubblica Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell’Ats di Milano – Adesso è cambiato tutto, siamo in una fase che definirei “comportamentale”. Abbiamo bisogno dell’aiuto della gente e dei suoi comportamenti corretti». Ovvero quelli che finora non ci sono stati: il Sole 24 Ore documenta che in soli due giorni 18mila persone si sono autodenunciate (la punta dell’iceberg, con tutta probabilità) per essere arrivate nelle regioni meridionali violando le “zone rosse” imposte al nord dal Governo.

Adesso che tutta Italia vive in “zona protetta”, all’epidemia si affianca però un peggioramento delle prospettive economiche, con interi settori – il turismo e non solo – costretti a stop forzati; è urgente una risposta nazionale, che il Governo sta approntando con risorse stimate al momento nell’ordine di 10 miliardi di euro per le misure emergenziali. Per ripartire, però, occorrono anche nuovi investimenti.

«Serve subito un intervento in deficit finanziato a livello europeo, perché lo shock economico è continentale –  osserva sul Sole Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio dei conti pubblici – Per evitare una recessione, l’Europa avrebbe bisogno di un’espansione fiscale da almeno due punti di Pil, che sono per l’Italia 36 miliardi di euro». Del resto se avessimo imparato qualcosa dalla grande crisi economica iniziata nel 2008 sapremmo apprezzare la lezione del moltiplicatore keynesiano: il componente della politica fiscale che funziona meglio sono la spesa pubblica per consumi di beni e servizi e quella per investimenti.

Affinché lo stimolo keynesiano alla domanda aggregata non si trasformi in una politica di crescita antieconomica è però necessario spendere bene, puntando su quella transizione ecologica che – dopo gli entusiasmi iniziali – qualcuno vorrebbe lasciar perdere proprio adesso: il leader di Confindustria, ad esempio, già nei giorni scorsi ha incomprensibilmente chiesto di lasciare perdere il Green new deal europeo. «È necessario uscire dall’impostazione che vede attività economiche e tutela ambientale come antagonisti – argomenta invece Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Non è possibile continuare a crogiolarsi in un modello di sviluppo che prevede cantierizzazione e cementificazione come unico modello di sviluppo possibile. L’emergenza sanitaria non cancella quella climatica e ambientale: va ad aggiungersi ad essa e da essa non può prescindere».

C’è di più: l’emergenza climatica e ambientale è già oggi (anche) emergenza sanitaria ed economica, solo che non ce ne siamo accorti. Ieri sera la Protezione civile contava 463 deceduti a causa dell’epidemia di coronavirus – una cifra in continua e drammatica crescita –, mentre ogni anno l’inquinamento miete 76.200 vittime secondo gli ultimi dati messi in fila dall’Agenzia europea dell’ambiente: l’Italia è infatti il primo in Europa per morti premature da biossido di azoto (NO2) con circa 14.600 vittime all’anno, ha il numero più alto di decessi per ozono (3.000) e il secondo per il particolato fine PM2,5 (58.600). Sempre l’Agenzia europea dell’ambiente conferma che l’Italia è il Paese più colpito in Europa dai cambiamenti climatici, con danni stimati in oltre 65 miliardi di euro e più di 20 mila vittime tra il 1980 e il 2017, ma se non saremo in grado di correggere la rotta della crisi climatica in corso la situazione non potrà far altro che peggiorare.

Investire nel Green new deal non significa dunque ignorare l’emergenza sanitaria, semmai il contrario: significa immettere risorse fresche per risollevare un’economia minacciata dal coronavirus, e contemporaneamente indirizzarne lo sviluppo in modo che possa divenire più sostenibile.

fonte: greenreport.it