Clima e salute, CMCC e università Ca’ Foscari: «Il riscaldamento globale costa caro agli italiani»

Wwf: «Il governo si concentri sulla giusta transizione»

Oggi Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) e università Ca’ Foscari Venezia hanno presentato a Venezia il rapporto “The Lancet Countdown 2019: Tracking Progress on Health and Climate Change” e hanno evidenziato che «L’utilizzo di fonti fossili sono una minaccia consistente per la salute umana: l’inquinamento dell’aria e i cambiamenti climatici che derivano dalla combustione di idrocarburi hanno conseguenze molto significative. Tutti aspetti, questi, cui l’Italia è interessata in maniera diretta, dal numero (elevatissimo) di morti per esposizione a particolato, fino alla diffusione di malattie infettive e al crollo della produttività in vari settori (oltre il 10%)».
L’incontro veneziano ha offerto l’opportunità di discutere con gli esperti i dati più recenti su come il clima stia influenzando la nostra salute, a livello globale e con un’attenzione specifica sull’Italia.
A presentare lo studio è stata una delle autrici, Marina Romanello dell’University College di Londra, che ha evidenziato che «Questa edizione del rapporto evidenzia in che termini la minaccia posta oggi dai cambiamenti climatici alla salute umana possa diventare un’opportunità, sotto varie dimensioni e attraverso un’azione adeguata e tempestiva. Utilizzare le fonti fossili per la produzione di energia significa non solo aggravare il problema del riscaldamento globale, ma anche peggiorare la qualità dell’aria.E su questo l’Italia detiene un triste primato, con 45.600 decessi prematuri a seguito dell’esposizione a PM2.5 solo nel 2016. Si tratta del valore più alto in Europa e dell’undicesimo più alto nel mondo, che si traduce in una perdita economica di 20,2 miliardi di euro».
L’ studio rileva anche che il nuovo clima favorisce la diffusione di malattie infettive. A livello globale, 9 dei 10 anni più favorevoli per la trasmissione della febbre Dengue si sono registrati a partire dal 2000. E in Italia la capacità delle zanzare di farsi vettori di questo virus è raddoppiata dal 1980.
La sicurezza alimentare è danneggiata dai cambiamenti climatici e dai loro effetti sui prezzi degli alimenti dovuti al calo della resa dei raccolti, e sono ancora i bambini ad essere tra i più esposti – a livello globale – agli effetti sulla salute della malnutrizione. «Guardando alla produzione agricola italiana – spiega ancora la Romanello – il potenziale di resa di tutte le colture alimentari di base che stiamo monitorando si è ridotto dagli anni ’60: per il mais la riduzione è stata del 10,2%, per il grano invernale e primaverile rispettivamente del 5 e del 6%, per la soia del 7% e per il riso del 5%».
Gli eventi estremi più frequenti ed intensi, come le ondate di caldo. Le siccità prolungate e le inondazioni, minacciano soprattutto le fasce della popolazione più vulnerabili. La Romanello ha fatto notare che «La vulnerabilità dell’Europa e del Mediterraneo orientale all’esposizione al calore è maggiore rispetto a quella dell’Africa e del Sud-est asiatico, molto probabilmente a causa dell’alta porzione di anziani che vivono nelle aree urbane in queste regioni: si tratta di una fascia di popolazione particolarmente vulnerabile a ictus e problemi renali legati ai colpi di calore perché maggiormente affetta da malattie croniche. Nel 2017, il numero di eventi di esposizione di over 65enni alle ondate di calore è cresciuto di 9,3 milioni rispetto al 2000. Nello stesso anno, l’esposizione alle alte temperature ha comportato anche più di 1,7 milioni di ore di lavoro perse in Italia, il 67% delle quali hanno riguardato il settore agricolo».
Shouro Dasgupta, ricercatore presso il CMCC a Ca’Foscari, ha parlato degli impatti economici derivanti dal legame tra cambiamenti climatici e salute e ha avvertito che «La produttività del lavoro in Europa risentirà dei cambiamenti climatici, con un calo nell’ordine dell’11,2% nel settore agricolo e dell’8,3% in quello industriale entro il 2080. Gli impatti sull’Italia sono anche maggiori, con una riduzione rispettivamente del 13,3% e dell’11,5%. È importante sottolineare che i cambiamenti climatici, oltre a danneggiare l’economia italiana con un calo del PIL dell’8,5% al 2080, aumenteranno anche le disparità di reddito interne al paese, aggravando il divario Nord-Sud: tutto ciò avrà implicazioni significative per la salute».
Secondo il CMMC c’è una questione italiana: «Il mix energetico deve cambiare drasticamente e immediatamente a livello globale, insieme ad interventi di adattamento ai cambiamenti climatici e investimenti su mobilità e prevenzione nelle strutture sanitarie».
Secondo la Romanello, «Mettere la salute al centro di questa transizione produrrà enormi dividendi per il settore pubblico e per l’economia, offrendo allo stesso tempo aria più pulita, città più sicure e diete più sane. I vantaggi economici legati ai benefici per la salute derivanti dall’applicazione dell’Accordo di Parigi superano i costi di qualsiasi intervento, con un risparmio di migliaia di miliardi di dollari nel mondo».
Ne è convinto anche il Wwf Italia che oggi ha invitato il governo a «dimostrare nei fatti la centralità del Green New Deal che, come scritto nella Nota di Aggiornamento al DEF, deve guidare la quarta rivoluzione industriale, creando una cabina di regia interministeriale sulla Giusta Transizione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, come richiesto in un emendamento del WWF al decreto legge Clima, o ridisegnando la mission e le funzioni del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), in modo che le scelte economico-produttive ed energetiche del Paese rispondano adeguatamente alle sfide poste dai cambiamenti climatici, dalla perdita della biodiversità e dagli obiettivi per lo sviluppo sostenibile. Scelte che devono essere condivise con le associazioni, le forze sociali e gli enti di ricerca statali in un tavolo che coinvolga gli stakeholder».
Mentre il cosiddetto Decreto Clima approda in Senato e la destra, insieme a volonterosi pezzi della maggioranza di governo, tenta di smontare anche i timidi tentativi “verdi” contenuti nella finanziaria, il Wwf ricorda che «Gli strumenti per accelerare e governare la Giusta Transizione devono essere attivati subito se si vuole arrivare a un’economia decarbonizzata, prima del 2050, come dice anche l’Europa, e se si vuole invertire la tendenza alla drammatica perdita della biodiversità entro il 2030, ponendosi nel contempo il problema dell’equità sociale. La necessità che la transizione venga accelerata, puntando strategicamente ai settori chiave dell’economia decarbonizzata di domani, è confermata dai dati sulle emissioni, in crescita anche per il terzo trimestre del 2019 (dati Ispra): questo dimostra che il nostro sistema economico e industriale è ormai obsoleto, e che la trasformazione ecologica, accompagnata da obiettivi di riduzione delle emissioni più sfidanti, serve tanto al clima e alla natura quanto all’economia».
Come si sta muovendo l’Italia nel contesto dell’emergenza clkimatica globale è stato approfondito nella seconda parte dell’evento veneziano. Stefano Campostrini, professore di statistica sociale per le politiche sociali e sanitarie all’università Ca’ Foscari e direttore del Governance & Social Innovation Center. Ha ricordato che «Due anni fa la presidenza italiana spingeva per l’adozione da parte del G7 di una Strategia Globale per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute. Da allora, abbiamo osservato qualche luce ma anche diversi segnali preoccupanti. Il paese Italia, se per molti versi ha un sistema sanitario resiliente, non è ancora del tutto pronto agli impatti che i cambiamenti climatici potrebbero avere sulla salute della popolazione. Inquinamento dell’aria, migrazioni, sostenibilità del sistema sanitario sono solo alcuni dei grandi ambiti nei quali le sfide sono più pressanti».
Proprio nel contesto del G7 del 2017 il ministero della salute, rappresentato all’evento da Aldo Di Benedetto, ha iniziato a collaborare con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Oms e l’Unfccc per lo sviluppo di un profilo del clima e della salute per l’Italia nell’ambito del progetto “Cambiamenti climatici e salute nella vision planetary health”. Il “Country Profile Italy”, che presenta dati aggiornati per l’Italia – come ad esempio l’aspettativa di vita e le spese mediche annuali pro capite – ha raccolto le ricerche, tuttora in corso di aggiornamento, di esperti internazionali, tra cui oltre 40 scienziati italiani di dodici istituzioni nazionali.
Di Benedetto ha concluso: «Situata nel mezzo del bacino del Mediterraneo, l’Italia rappresenta un vero laboratorio sui cambiamenti climatici e ambientali. In tal senso, il Country Profile Italy delinea le strategie per proteggere la salute dei cittadini italiani e in che modo le parti interessate possano rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici nel settore sanitario attraverso l’educazione, la consapevolezza, la sorveglianza integrata e sistemi efficaci di allarme tempestivo e risposta rapida».

fonte: greenreport.it