Spettacolo ”Limbo”: voi da che parte state?

di Jamil El Sadi – Foto
Un racconto avvincente che pone l’attenzione sui decenni bui della storia sudamericana

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E’ andato in scena venerdì sera in Uruguay, presso il teatro “Stella di Italia” della capitale Montevideo, lo spettacolo “Limbo“. Come aveva detto la fondatrice del movimento, Sonia Tabita Bongiovanni, tre giorni fa ai microfoni della rivista “La Izquierda Diario, il messaggio di questo spettacolo consiste “nel risvegliarci come giovani di fronte a ciò che accade nella società e diffondere gli ideali ed i valori che continuano a farci restare umani“. Uno spettacolo che dura un’ora, ma che narra vicende e fatti che attraversano decenni di storia politico-sociale del continente sudamericano. Dittatura, desaparecidos, omicidi, e poi torture, corruzione politica e criminalità. Tutto racchiuso in un unica parola: “Limbo“. Lo spettacolo è ambientato in due mondi (la vita reale e quella surreale) e racconta la storia di tre fratelli che rappresentano tre distinte parti della società e dell’umanità. “Impavida” è interpretata dalla giovane fondatrice di Our Voice ed incarna la società che si ribella e vuole distruggere il limbo in cui è incastrata. “Dogma” è rappresentato da Leandro Gomez, ed incarna il dogma della società che si lascia trasportare e avvolgere dalle tentazioni. Un personaggio, quest’ultimo, impostato, fermo nelle sue convinzioni sbagliate, difficile al cambiamento, all’antitesi della sorella. Poi c’è il giovane Diego Grachot, a cui spetta l’interpretazione di “Popolo” l’ultimo dei fratelli che, come suggerisce il nome, raffigura il popolo. Un popolo che ha il potere di decidere e distruggere il limbo nel quale vivono i tre fratelli ma che, purtroppo, rimane indifferente a tutto e senza mai voler reagire. L’intero dialogo fra i tre fratelli è ambientato nella loro casa, lasciatagli dalla madre “Libertà”, con la quale ognuno di loro ha un rapporto ed una reazione differente. E’ così che ha avuto inizio la storia. Il sipario si è aperto con “Popolo” solo sul palco scenico mentre impugnava una lettera, che dà di fatto il via allo spettacolo. “Ciò che è dentro di noi è dentro tutti. Io non farò assolutamente nulla…” sono le poche semplici parole che aprono ad un flashback, come si dice in gergo, durato per tutto lo spettacolo.

La storia
Dogma” dopo aver litigato con i fratelli, che considera ipocriti, stufo di quella casa decide di uscire. Purtroppo, però, non passa molto tempo prima che incontri la tentazione. Una ragazza sensuale, che lo circuisce illudendolo che l’unica maniera per essere felici è stare con lei e, quindi, scappare di casa abbandonando per sempre la famiglia. Ormai tentato, decide di tornare dai fratelli che sente parlare di vecchi ricordi, ma non passa molto tempo prima che scoppi una lite. “Dogma” non si sente più parte della famiglia e cerca di convincere “Popolo” a lasciargli la chiave della loro casa, che simboleggia l’unica via per uscire da quel limbo che li sta opprimendo, per poter scappare e vivere finalmente una vita “vera e reale”. A queste parole si contrappongono quelle della sorella “Impavida” la quale, al contrario, tenta di scuotere la coscienza di “Popolo” nell’intento che non rimanga indifferente di fronte alla volontà del fratello. Purtroppo, però, incapace di discernere “Popolo” decide di lanciare la chiave, così da non assecondare nessuno dei due fratelli e quindi, ancora una volta, rimanere indifferente di fronte ai problemi. Dopo lo strazio di “Impavida” dovuto alla scelta di “Popolo“, disperato per non aver risolto il problema, e la gioia nascosta di “Dogma“, c’è un colpo di scena. Quest’ultimo si fronteggia con la sorella, in un “botta e risposta” rivolto però al pubblico. Iniziarono ad alternarsi in due discorsi, uno all’antitesi dell’altro. Lei difendeva i diritti di libertà e giustizia ispirandosi agli ideali di Martin Luther King e Mahatma Ghandi. Lui, invece, la politica corrotta, mentendo in ogni promessa che faceva e prendendo come massimi riferimenti gli Stati Uniti d’America ed Israele. Creando, così, un climax crescente che pose in condizione di scelta anche il pubblico, rimasto attonito da questo scontro. Fino a quando poi, i due fratelli, concludono i loro discorsi con una stessa frase pronunciata all’unisono: “Uniti tutto è possibile“.

Ed ecco che Our Voice riporta gli spettatori al punto di partenza: “Popolo” solo sul palco scenico mentre impugna una lettera dicendo: “Ciò che è dentro di noi è dentro tutti. Io non farò assolutamente nulla…“. Ancora una volta, però, permane rinchiuso nella sua indecisione dando ragione ad entrambi i fratelli. L’uno perche lo ha convinto che la loro madre li abbia abbandonati, l’altra, invece, perché gli ha fatto capire l’importanza di prendere una decisione, un cammino. Apre la lettera, rivelandone così il contenuto. E’ la madre che scrive, e, nel mentre che “Popolo” legge, una voce fuori campo racconta le parole di quella lettera scritta da “Libertà“. Ultimo colpo di scena è il balzo temporale che lo spettacolo mostra, mentre la voce di “Libertà” continua a leggere la lettera. “Popolo” è ancora seduto sulla poltrona, ma è invecchiato. Ad interpretarlo è stato Giorgio Bongiovanni, presidente di Our Voice e fondatore della rivista ANTIMAFIADuemila che ha concluso lo spettacolo dicendo: “Non c’è più tempo“. In questa linea di racoonto nello spettacolo sono presenti degli “spaccati scenici” di interpretazioni e recite riguardanti storie di quella parte di mondo reale, che si sono alternati alle vicende dei tre fratelli per sottolineare come ciò che accadeva nel limbo in realtà si rifletteva anche nella vita. In particolar modo ha lasciato senza fiato la rappresentazione di Maria Elena Quintero, interpretata da Julieta Jimena, una dei migliaia desaparecidos avuti nella dittatura latinoamericana. E dopo aver recitato la sua storia ha fatto rimanere il pubblico attonito con un ultimo grido: “Nunca mas, nunca mas, nunca mas“. Una scena forte e pregna di emozioni, che ha permesso agli spettatori di sentirsi parte di quella storia e di rivivere quelle drammatiche vicende. In contrasto con l’ironica e satirica interpretazione del cambio massmediatico in stretta relazione al cambio politico sudamericano. Patricio Alod ed Emilia Cardoso, giovani ragazzi di Our Voice, hanno vestito i panni di due giornalisti, che hanno dimostrato come quel settore è cambiato con il cambio della politica, rimanendo sempre servile al potere prima fascista, poi di sinistra e infine consumista. Al termine della recita Sonia Tabita Bongiovanni ha preso parola dicendo che l’obbiettivo di Our Voice è quello di “denunciare ogni tipo di ingiustizia facendo sentire la nostra voce, la voce dei giovani“. E a seguire anche Giorgio Bongiovanni ha commentato: “Il futuro è nelle mani di noi stessi, ma soprattutto nelle mani della nuova frontiera, dei giovani e dei bambini. Loro possono salvare il pianeta, darci una speranza. Una speranza di pace, di amore e di fratellanza. E solamente con l’arte e la cultura questo è possibile. Spero che il popolo uruguaiano così come tutti i popoli si possano risvegliare per arrivare alla nuova frontiera della vita“.

Lo show è stato poi replicato ieri sera nella sala di teatro “Casa Inju” di Montevideo gremita di giovani rimasti entusiasti, ma allo stesso tempo coscienti dello “stato dell’arte” attuale di alcune pagine buie della storia sudamericana. Un pubblico caloroso ha poi ringraziato Our Voice con un lungo applauso finale, incoraggiandoli a scendere tra il pubblico per confrontarsi in maniera diretta. Un’opportunità per stringere nuovi contatti ed allacciare nuovi rapporti. “È importante la denuncia contro tutti questi mali e contro il sistema capitalista e criminale che governa tutte le nostre società. – ha detto Sonia ringraziando gli spettatori – È importante far sentire la nostra voce, perché la nostra arte può risvegliare le coscienze. Siamo il presente ed il futuro della società e siamo il vero cambiamento. Dipende tutto da noi”. “Avanti, resistiamo. – ha poi aggiunto Giorgio Bongiovanni Diamo una speranza di giustizia, di pace e di amore a tutti. Per tutta la società e per il futuro”.

Ecco dunque “Limbo“, uno spettacolo ideato e realizzato dai giovani di Our Voice. Uno spettacolo che offre uno “spaccato” che si affaccia nella società odierna e che lascia negli occhi, nei cuori e soprattutto nelle menti di chi vi assiste, un finale aperto e tante domande. Sta al pubblico decidere se stare con “Dogma” o con “Impavida”.

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fonte: antimafiaduemila