Orologio della fine del mondo: mancano 2 minuti alla mezzanotte

Il rischio di una guerra nucleare e il riscaldamento globale spostano avanti le lancette. E il pericolo è Trump

Con il 2018 Doomsday Clock Statement,  lo Science and Security Board Bulletin degli Atomic Scientists, ha spostato avanti le lancette della “fine del mondo”  e sottolinea che «Il fallimento dei leader mondiali nell’affrontare le più grandi minacce al futuro dell’umanità è deplorevole, ma il fallimento può essere invertito. Siamo passati a due minuti a mezzanotte, ma il Doomsday Clock in passato è stato lontano dalla mezzanotte e, durante il prossimo anno, il mondo potrà nuovamente allontanarlo dall’apocalisse».

Comunque l’avvertimento inviato dagli Atomic Scientists ai potenti del mondo riuniti al World economic forum di Davos è chiaro, «Il pericolo è evidente e imminente. L’opportunità di ridurre il pericolo è altrettanto chiara. Il mondo ha visto la minaccia rappresentata dall’abuso della tecnologia dell’informazione e ha assistito alla vulnerabilità delle democrazie alla disinformazione. Ma c’è un rovescio della medaglia per l’abuso dei social media. I leader reagiscono quando i cittadini insistono perché lo facciano e i cittadini di tutto il mondo possono utilizzare il potere di Internet per migliorare le prospettive a lungo termine dei loro figli e nipoti. Possono insistere sui fatti e scartare le assurdità. Possono chiedere azioni per ridurre la minaccia esistenziale della guerra nucleare e il cambiamento climatico incontrollato. Possono cogliere l’opportunità di rendere il mondo più sicuro e più sano».

Rachel Bronson, presidente dello Science and Security Board Bulletin og Atomic Scientists, evidenzia che «L’anno appena trascorso si è rivelato pericoloso e caotico, un anno in cui sono stati messi in rilievo molti dei rischi prefigurati nella nostra ultima dichiarazione del Clock».  La  Bronson ce l’ha soprattutto con quello che definisce «linguaggio sconsiderato» utilizzato  sulle armi nucleari da Donald Trump e Kim Jong-un, ma trump viene anche bacchettato per aver minimizzato le evidenze dei rischi legati al clima e ad altre sfide globali, mentre gli altri leader sono accusati di non aver introdotto «politiche pubbliche migliori».

Sebbene il Bulletin of the Atomic Scientists si concentri sul rischio nucleare, sui cambiamenti climatici e sulle tecnologie emergenti,  nella dichiarazione di quest’anno il rischio nucleare è tornato a occupare un posto centrale: «I principali attori nucleari sono al culmine di una nuova corsa agli armamenti, che sarà molto costosa e aumenterà la probabilità di incidenti e percezioni errate – ammonisce la Bronson  . In tutto il mondo, le armi nucleari sono destinate a diventare sempre più utilizzabili a causa degli investimenti delle nazioni nei loro arsenali nucleari».  Si tratta di una preoccupazione che il Bollettino sta evidenziando da qualche tempo, ma l’arrivo di Trump alla Casa Bianca ha fatto precipitare le cose e lo Science and Security Board  del Bulletin ha ancora una volta valutato i mancati progressi  nella gestione delle tecnologie che possono portare sollievo o danno all’umanità.

«La mia speranza è che la dichiarazione focalizzi l’attenzione mondiale sull’odierna traiettoria pericolosa e solleciti sia i leader che i cittadini a raddoppiare i loro sforzi per impegnarsi in un percorso che promuova la salute e la sicurezza del pianeta –  aggiunge la  Bronson –  Il Consiglio ha fornito raccomandazioni su come possiamo procedere per raggiungere questo obiettivo ed è urgente che gli prestiamo attenzione».

Se il rischio di una guerra nucleare è molto concreto  in Corea, anche le tensioni tra Cina ed Usa nel Mar Cinese  e tra Usa e Russia in Ucraina e Siria hanno contribuito a spostare avanti le  lancette dell’orologio della fine del mondo che nel 2017 erano ferme a 5 minuti dalla mezzanotte.  Ma ad aumentare il rischio è stata anche «Una risposta insufficiente ai cambiamenti climatici» e gli Atomic Scientists ricordano che « L’anno scorso, il governo degli Stati Uniti ha perseguito politiche sconsiderate e inefficaci sui cambiamenti climatici, promettendo di far deragliare le politiche climatiche degli Stati Uniti. L’amministrazione Trump, che include negazionisti climatici dichiarati nelle posizioni di vertice nell’Environmental  potection agency, nel  Dipartimento degli Interni e in altre agenzie chiave, ha annunciato il suo piano di ritiro dall’Accordo di Parigi. Nella sua corsa per smantellare la politica razionale del clima e dell’energia, l’Amministrazione ha ignorato i fatti scientifici e e le analisi economiche ben fondate. Queste decisioni sul clima del governo degli Stati Uniti sono emerse in un contesto di peggioramento dei cambiamenti climatici e di disastri legati alle condizioni atmosferiche di grande impatto. Quest’anno, la regione caraibica e altre parti del Nord America hanno subito danni storici a causa di una stagione di uragani estremamente potenti. Ondate di caldo  estreme si sono verificate in Australia, Sud America, Asia, Europa e California, con le crescenti prove che le malattie e la morte stanno crescendo di pari passo. Nel 2017 la calotta polare artica ha raggiunto il suo massimo invernale più ridotto di sempre nel 2017, il terzo anno consecutivo che questo record viene infranto. Gli Stati Uniti hanno assistito a devastanti incendi, probabilmente esacerbati dall’estrema siccità e dalle successive forti piogge che hanno stimolato la crescita del sottobosco».

Dopo aver ricordato che da quando vengono raccolti dati globali sul clima tutti gli anni più caldi si sono verificati nel XXI secolo, gli scienziati evidenziano che «Nonostante la sofisticata campagna di disinformazione condotta dai negazionisti climatici, le conseguenze che si stanno verificando a causa di un clima alterato sono la tormentata testimonianza di una realtà innegabile: la scienza che collega il cambiamento climatico all’attività umana – principalmente la combustione di combustibili fossili che producono anidride carbonica e altri gas serra – è solida. Il mondo continua a scaldarsi mentre aumentano gli impatti costosi e ci sono prove che i tassi globali di innalzamento del livello del mare stiano accelerando, indipendentemente dalle pretese in senso contrario».

Ma proprio dalla reazione al riscaldamento globale è incoraggiante; infatti, l’uscita degli Usa dall’Accordo di Parigi non ha provocato  una fuga  dei Paesi c da quel patto e il sostegno all’accordo all’interno degli stessi Stati Uniti resta forte. Il Bullettin, fa notare che «Il movimento “We Are Still In” segnala un forte impegno all’interno degli Stati Uniti – da parte di circa 1.700 aziende, 250 città, 200 confessioni religiose e 9 Stati, che rappresentano oltre il 40% della popolazione degli Stati Uniti – ai suoi impegni internazionali sul clima e alla validità dei fatti scientifici. Questa riaffermazione è rassicurante e altri Paesi hanno mantenuto il loro fermo sostegno all’azione per il clima, hanno riconfermato i loro impegni in materia di cooperazione climatica globale e hanno chiaramente riconosciuto che è necessario fare di più».

Agli  Atomic Scientists  è piaciuto il messaggio sobrio del presidente francese Emmanuel Macron ai leader mondiali riuniti al summit sul clima globale di dicembre a Parigi  e il suo richiamo alla realtà: «Stiamo perdendo la battaglia. Non ci stiamo muovendo abbastanza in fretta.  Dobbiamo agire tutti».  e il Bullettin conclude: «E in effetti, dopo uno stallo di alcuni anni, nel 2017 le emissioni di gas serra hanno ripreso il loro caparbio aumento. Come abbiamo fatto notare prima, la vera misura dell’accordo di Parigi è se le nazioni effettivamente adempiono  i loro impegni per ridurre le emissioni , rafforzano questi impegni e fanno in modo che le emissioni globali di gas serra inizino a calare in breve tempo e a dirigersi verso lo zero. Mentre ci allontaniamo ancora di più da questo obiettivo, l’urgenza del cambiamento di rotta diventa più grande e la minaccia esistenziale posta dal cambiamento climatico appare più ampia».

fonte: greenreport.it