Di Matteo e’ il siciliano dell’anno. Vince il popolo dell’antimafia

Il pubblico ministero di Palermo stravince il sondaggio di Livesicilia
di Riccardo Lo Verso


Palermo. Antonino Di Matteo stravince il sondaggio di Livesicilia (più in là i numeri).
È lui il siciliano dell’anno per i nostri lettori. La sfida è durata giusto il tempo di una manciata di commenti. Poi, il pubblico ministero è andato in fuga, trascinato anche dal passaparola mediatico al grido “forza popolo dell’antimafia, siamo tutti Nino Di Matteo”.

È lo stesso slogan urlato nelle manifestazioni di solidarietà nei confronti del pm del processo sulla Trattativa Stato-mafia. Il segno distintivo dei movimenti che vedono nel magistrato palermitano colui che sfida mafiosi, massoni, servizi segreti e politici traditori.

Le “sconfitte” processuali – le assoluzioni di Calogero Mannino e Mario Mori – non ne offuscano il prestigio e la credibilità che una parte dell’opinione pubblica gli riconosce. Anzi, le picconate alla ricostruzione che il sostituto procuratore porta avanti finiscono per rafforzare, piuttosto che indebolirla, la tesi che in Italia da decenni i poteri forti lavorino per nascondere la vergogna della Trattativa.

“Chi ha il coraggio di sacrificare la propria vita per amore del prossimo, del vero e del giusto, è sempre meritevole di stare sul piedistallo dell’intera comunità”, scrive di lui un commentatore. Il riferimento è all’allarme attentato lanciato da un collaboratore di giustizia. Da anni Di Matteo è l’uomo più protetto del Paese. Con la vita non si scherza. Per mesi i suoi sostenitori hanno invocato il massimo della protezione. E quando sono state prese le necessarie misure di sicurezza il tema del dibattito è cambiato. Il bersaglio è divenuto il “silenzio istituzionale”. Avrebbero voluto che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’ex premier Matteo Renzi gli manifestassero pubblica solidarietà, mostrassero cioè quell’atto di fede che distingue il bene dal male. Perché per molti dei suoi sostenitori non è più soltanto un processo, ma è la demarcazione fra i buoni e i cattivi.

Di Matteo non arretra di un passo. La sua stanza in Procura è diventato il suo fortino, dove trascorre lunghe giornate di lavoro a leggere e rileggere faldoni assorbito quasi del tutto dal processo in corso in Corte d’assise. Ogni tanto “si concede” qualche pausa. Come quella per dire “no” alla riforma costituzionale del governo Renzi nel corso di un convegno o per rilasciare interviste televisive. Se c’è qualcosa di cui non difetta, di sicuro sono coerenza e ostinazione.

Ha mantenuto, sempre e comunque, la barra dritta, portando avanti inchieste e processi su cui si sono abbattute non solo le assoluzioni, ma pure le critiche di autorevoli giuristi. Adesso Di Matteo attende la nomina come sostituto alla Procura nazionale antimafia. Ci ha già provato in passato, senza successo e con molte polemiche. Gli hanno preferito altri magistrati. E così quando il Csm gli ha offerto un posto perché è più opportuno, per ragioni di sicurezza, lasciare Palermo, Di Natteo ha riposto “no grazie”. Alla Dna vuole entrarci dalla porta principale. E quando sarà a Roma, c’è da giurarci, chiederà l’applicazione a Palermo per seguire il processo sulla Trattativa.

Tratto da: livesicilia.it

In foto: il pm Nino Di Matteo © Paolo Bassani