I problemi della lotta alle mafie oggi


di Nicola Tranfaglia

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Le polemiche intervenute nelle ultime settimane a proposito della lotta alle mafie nel nostro Paese induce chi da molti anni si occupa di un simile, antico problema a porvi ancora attenzione e a cercare di individuare quel che è necessario capire per venirne a capo.
Secondo una stima della Divisione Investigativa Antimafia gli affiliati alle quattro principali associazioni mafiose (Cosa nostra, Camorra, ‘Ndrangheta e Sacra Corona Unita) erano in tutto 20.857 mentre un anno prima sarebbero stati 20.200. In anni più recenti non vi sono stati – a quanto pare – aumenti significativi nelle aree di insediamento tradizionale. Andrebbero peraltro considerati i membri delle articolazioni esistenti nelle altre regioni nonché all’estero. Ipotizziamo che, tenendo conto delle “nuove” regioni in Italia vi siano tra i 25mila e i 30mila affiliati. Altra cosa sono i “fiancheggiatori” cioé i soggetti che, pur non essendo membri, sono in sintonia con i boss e a loro disposizione.
Al 30 giugno 2015 i detenuti in regime di 416 bis presenti nelle carceri italiane erano 7.023. Una tabella di arresti derivanti da indagini per mafia dal 1992 al 2015 mostra che la quantità di latitanti arrestati si è via via ridotta dal momento che la gran parte di essi era stata già catturata proprio nel periodo 1992-2006. Crescono tuttavia gli arresti nel loro complesso, sia di affiliati non latitanti sia di soggetti con essi collusi. Alcuni arrestati, a seconda dei capi di imputazione, subiscono poi misure di prevenzione personale fuori dal carcere o vengono rilasciati. Per un affiliato (ma anche per un fiancheggiatore) la probabilità di incappare in un arresto, con tutte le sue relative conseguenze, è oggi decisamente significativa. Va anche ricordato che il regime speciale di cui all’art. 416-bis del codice penale è applicato a 725 reclusi, quasi tutti per reati di mafia.
I collaboratori di giustizia sono in crescita. Le persone ammesse a tale protezione a fine 2014 erano 1203 più 4945 familiari per un totale di 6233 unità. Nell’ultimo ventennio soltanto nel 1996 si è avuto un numero più elevato (6.961 ammessi). Dalla Camorra provengono 543 collaboratori, 300 da Cosa nostra, 145 dalla ‘Ndrangheta, 113 dalla Sacra Corona Unita. La Calabria è l’area territoriale cui si riferisce il maggior numero di testimoni, 30 a fronte di 21 dalla Campania, 15 dalla Sicilia, 5 dalla Puglia. La Procura che ha avanzato il maggior numero di richieste nell’ultimo biennio è quella di Napoli. Ma anche dalla Calabria, le collaborazioni si vanno facendo strada.
Un altro indicatore importante è quello dei beni sottoposti a sequestro o confisca. Il Ministero della Giustizia evidenzia un incremento di tali beni. Al 28 febbraio 2015 la banca dati aveva  in archivio 7476 procedimenti. I beni inseriti al 28 febbraio 2015 erano 139.187 che non include soltanto quelli sequestrati e confiscati ma anche beni per cui “si è ancora in fase di proposta di misura cautelare, come anche quelli che sono passati alla fase del dissequestro o che, viceversa, dopo essere stati confiscati in via definitiva sono stati destinati. 
La relazione nota “dal 31 marzo 2010 l’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati ha l’incarico di emanare i decreti di destinazione ma non le è stato attribuito l’obbligo di riportare la stima del valore dei beni. Ciò ha reso inattendibile la trascrizione degli importi disponibili nelle tabelle allegate e la pubblicazione dei relativi grafici come avveniva in precedenza. La Camorra in questo momento ha mostrato una crescente vulnerabilità al pentitismo.
E la relazione della Dia denuncia inoltre come sui giornali e in generale sui media resistano ancora stereotipi che non fanno capire agli italiani le debolezze che si sono determinate, ad esempio, nell’associazione camorristica.
“Sottolineare le debolezze anche caratteriali del camorrista di nuova degenerazione – scrive ancora la relazione della Dia – potrebbe indurre ad una maggiore disponibilità dell’imprenditoria a resistere alle pressioni estorsive, ponendo altresì un freno al malsano spirito di emulazione che agevola il reclutamento di nuove leve.”

fonte: antimafiaduemila.com