IL SWARM ATTACK DI CAPODANNO IN GERMANIA E’ TERRORISMO SESSUALE

DI BARBARA TAMPIERI
La notte di Capodanno a Colonia in Germania vi è stata un’ondata di aggressioni a sfondo sessuale a donne scese in strada a festeggiare, da parte di piccoli gruppi organizzati per un totale di almeno un migliaio di uomini dai 18 ai 35 anni dall’aspetto nordafricano o arabo che hanno agito, secondo la polizia tedesca, con evidente coordinazione. Non solo, ma pare che episodi analoghi siano avvenuti contemporaneamente in altre città tedesche come Amburgo, Francoforte e Stoccarda.

 

Bene, oggi questa notizia è su tutti i giornali e TV, perfino su quelli del nouveau régime, ma per una settimana è stata prima occultata poi negata e si è cercato di coprirla in tutti i modi con le armi dell’autocensura modello Carta di Roma. Potete immaginare perché. Per il fatto che tutte le testimonianze delle donne molestate riferivano di aggressori stranieri, provenienti probabilmente da quelle tonnellate di uomini clandestini che ci vengono vomitate ai confini dalle dame di San Vincenzo dell’ONU e che somigliano, piaccia o no ai buonisti e senzapalle nostrani, a truppe dormienti di invasione.

I giornalisti hanno le antenne lunghe e ora che la notizia delle violenze di Capodanno ormai è tracimata nel mainstream avendo rotto gli argini della Rete, sentono l’odore dell’epic fail. Stanno cominciando quindi le reazioni esantematiche in forma di editoriali, come questo, accorato, di Madame Huffington.
Fa piacere che Lucia si sia finalmente accorta delle sempre più invadenti confidenze che i “migranti” si stanno prendendo con le donne dei paesi che li ospitano. Dai sorrisetti, alle avances, agli appellativi offensivi, alle vere e proprie mani addosso in spiaggia e al mercato con la scusa di “provarti” la loro mercanzia. Una volta non era così. Forse perché erano di meno e non erano così coscienti della loro impunità?
Se il giornalismo reagisce con l’ipocrisia tardiva e la solita faccia come il culo, è interessante invece la permanenza della negazione psicotica nei frequentatori politicamente corretti dei social. Ancora oggi vi è chi continua a negare, ad accusare di fascismo e razzismo chi osa associare le violenze ai migranti  – nonostante lo facciano ormai le pudibonde e politicamente stracorrette autorità tedesche, dai ministri alla sindaca di Colonia, Henriette Reker, autrice di una gaffe sul codice di comportamento che le sue concittadine dovrebbero tenere nei riguardi degli ospiti stranieri. Loro, non gli ospiti.
Nemmeno il fatto che vi sia stata a Colonia una dimostrazione di piazza di cittadini tedeschi, come riportato dai telegiornali, contro quest’episodio vergognoso a sfondo razzista – nel senso che le vittime del razzismo, aggettivate secondo le testimoni del termine di “cagne”, erano le donne tedesche – sembra convincere i tanti wannabe mamma di stupratore che sono spuntati sui social. Tutti a negare, negare, negare. Dal bloggume accreditato presso i salotti della gauche all’ova di lompo, ai soliti difensori a prescindere del buon selvaggio. Quelli che hanno il simbolo dell’ONU tatuato sotto l’ascella e, per deformazione dell’istinto materno, vedono tutti i migranti come pargoli pucciosi da salvare, come il baby Mosè, dalle acque.
Una menzione speciale tocca alle sorellastre femministe ed al loro silenzio omertoso verso questo episodio che non merita evidentemente di rientrare nel novero del frame del femminicidio di cui hanno berciato per anni, prima di praticare l’automutilazione della lingua per non disturbare il frame successivo e preponderante dell’accoglienza. Non una corpodelledonnista o cippalipperini che si sia pronunciata finora in difesa delle donne europee molestate e stuprate, in sempre più frequenti casi, dalla Svezia alla Germania, da questi gentiluomini d’importazione con qualche problema ormonale nei riguardi di donne non coperte da capo a piedi.
La scoperta che il maschio stupratore non è quello ormai castrato ed asessuato che si trascina al loro fianco ma arriva dal futuro dell’Eurabia multietnica deve averle scioccate. E’ noto che i peggiori nemici delle donne sono le donne e gli stupratori hanno stuoli di mamme naturali, adottive e surrogate ma un’anticchia di coerenza dovrebbe risiedere perfino nei cervellini rossi fritti delle tante che ai tempi di Berlusconi avevano sempre ladignitadelledonne in bocca.
Tuttavia non mi meraviglio affatto. Il problema del femminismo è lo stesso della sinistra. Sono entrambi fenomeni elitari. La grande conquista del femminismo è stata quella di permettere ad alcune donne di fare carriera e soldi mentre altre donne povere continuavano, rimanendolo, a servirle e riverirle. Provatemi il contrario. Il femminismo e la sinistra sono finiti a fare la fila alla biglietteria della navetta per Elysium. Se non torneranno sarà solo un bene.
Il fatto preoccupante che deriva dall’episodio di Colonia, ma che non preoccupa affatto tali negazionisti e negazioniste deficienti, è il fatto che queste aggressioni in Germania sembrano proprio un swarm attack, un attacco a sciame. Una tecnica di cui i militanti del jihad hanno dichiarato spesso di volersi avvalere contro gli infedeli (in questo caso contro le “haggiala” = puttane) e che, cercando nella memoria recente, sembra la fotocopia delle aggressioni e molestie sessuali di massa subite dalle donne egiziane in piazza Tahrir durante la “primavera araba” e da quelle turche durante le manifestazioni di Gezi Park e che furono definite allora azioni di “terrorismo sessuale”.
Le vittime sono, allora come oggi, donne emancipate che, nella mente dei retrogradi burattini dell’agenda globalista, rappresentano un invito vivente all’abuso, come prescritto dalle regole della legge religioso-comportamentale che seguono alla lettera. Se pensiamo ai collegamenti tra primavere arabe o arancioni e i flussi migratori “che non si possono arginare”, che fanno capo stranamente sempre ai soliti personaggi legati all’élite reazionaria, posso riformulare a pieno titolo la solita domanda che pongo in questi casi: doveste portare un attacco terroristico alle libertà e conquiste femminili dell’Occidente, nel novero dell’agenda reazionaria e antidemocratica, a chi appaltereste la sua esecuzione?
Del resto una notizia del genere soddisfa anche un’altra esigenza, nell’ambito dell’applicazione della terapia dello shock. Mi sono chiesta ultimamente che senso avesse riempire le pagine dei giornali con le cronache raccapriccianti di stupri selvaggi perpetrati in India a danni di ragazze e bambine, a cominciare dal caso zero, quello del 2012. L’India è lontana, è un continente dove convivono centinaia di culture diverse.  Non vi è nemmeno un’immigrazione indiana così consistente da noi. Eppure il messaggio sembrava essere quello che l’India fosse l’unico luogo pericoloso al mondo per le donne. Perché? Forse per sviare l’attenzione dagli stupri in Congo e in Sud Africa (perpetrati da quei neri che non si possono criticare, a differenza degli indiani) o dal fatto che proprio alcuni paesi europei stavano diventando nel frattempo teatro di stupri sempre più frequenti ai danni di donne autoctone (come ci definiscono i piddini) da parte di stranieri? Come insegna la legge del frame: se tutti i giornali pubblicano la stessa cosa contemporaneamente, stanno cercando di dirci qualcosa.
Se la popolazione in generale si sottomette con la minaccia della povertà, per sottomettere le donne non c’è di meglio che paralizzarle terrorizzandole con lo spettro dello stupro e di quello peggiore, per giunta, quello di guerra. E’ la prima cosa che verrebbe in mente agli psicologi dello shock.
Non vi è niente di più ancestrale, soprattutto se i perpetratori vengono percepiti alla stregua di quei “soldati” del passato, di ogni guerra, di ogni invasione e di ogni passaggio del nemico o dell’alleato su un territorio da conquistare che ancora perseguitano il nostro inconscio personale e collettivo.
Oltretutto portando con sé il loro seguito di vergogna, onta ed emarginazione delle vittime, fino alla vera e propria rimozione storica dell’accaduto. E’ doveroso dire che lo stupro di guerra, pur riguardando soprattutto le donne, non risparmia gli uomini, gli anziani e i bambini. Se vi è omertà e negazione per lo stupro delle donne e dei bambini, quello ai danni degli uomini è addirittura uno dei tabù più impenetrabili della storia umana.
Ora, per tentare di spiegare il possibile meccanismo psicologico del terrorismo sessuale: pensate che attraverso la propaganda vi presentino tutti i sintomi di una minaccia di invasione o addirittura si incominci a parlare di terza guerra mondiale, con le conseguenze di stupri che sempre accompagnano le guerre, ma che coloro che dovrebbero proteggervi continuino a negare che si tratti di invasione o guerra. Questa inevitabile dissonanza cognitiva tra percezione e interpretazione crea stress, ansia e shock, appunto. In ultima analisi: sottomissione.
Recentemente una storica tedesca, Miriam Gebhardt, ha pubblicato un libro, “Als die Soldaten kamen”, sugli stupri di guerra nella Germania sconfitta. Le donne tedesche (ma anche gli uomini, come abbiamo visto), subirono l’oltraggio degli alleati, occidentali e sovietici, in dimensioni simili a quello che subirono i cinesi ai tempi dell’invasione giapponese di Nanchino, nel 1937. Scempio raccontato anch’esso da una donna, Iris Chang, nel volume “The Rape of Nanking”, poi suicidatasi in seguito ad una forte depressione, pare provocata proprio dall’impatto emotivo delle sue ricerche.
Anche l’Italia ebbe, durante la II Guerra Mondiale, il suo olocausto nelle oltre 60.000 donne violentate (ma il numero delle vittime fu sicuramente maggiore, tra donne, uomini, anziani e bambini), soprattutto in Ciociaria ma anche in Toscana e lungo tutto il percorso della risalita dal Sud delle truppe alleate.
Anche se l’originale non è mai stato ritrovato, pare che ai Goumiers responsabili delle “marocchinate” in Italia fosse stato distribuito questo volantino, attribuito al loro comandante, il generale francese Juin:
“Soldati! Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c’è un vino tra i migliori del mondo, c’è dell’oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all’ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete…”.
Vero o falso che sia questo documento, il proclama è quello del diritto di preda che, da che mondo è mondo, vale per tutti gli eserciti di invasione. In questo senso è assolutamente autentico, soprattutto per l’accenno all’impunità futura dei colpevoli.
Questi stupri sugli italiani furono coperti, infatti, nel dopoguerra, dalla solita cappa di omertà. Non solo a causa del do ut des, dell’io non parlo dei tuoi crimini e tu non parli dei miei, caliamo un velo sulle violenze coloniali fasciste e creiamo il mito dell’italiano brava gente e della Resistenza così cassiamo anche le mascalzonate e le violenze dei partigiani, ma per una motivazione che troviamo nel sito dell'”Associazione Vittime delle Marocchinate”. (Lo so, avete una voglia matta di protestare per il termine così politicamente scorretto ma datevi pace. Erano proprio nordafricani e africani reclutati ed agli ordini del Corpo di Spedizione Francese in Italia).
Dice quindi l’Associazione, che ancora oggi si batte per il pieno riconoscimento della sofferenza delle vittime, vergognosamente obliata dai libri di storia:
“… la tendenza “terzomondista” nella storiografia “progressista” impose una cappa di silenzio, più vergognoso delle violenze compiute, per non favorire una forma di “pregiudizio razziale”. Se è così, come temiamo, scopriamo che della storia si possono rivelare solo gli aspetti che fanno comodo e nascondere quelli che non concorrono alla “verità” che si vuol stabilire, e che non ha bisogno di essere dimostrata.”

Ohibò, non sembra lo stesso tipo di tendenza terzomondista che oggi nega disperatamente qualunque violenza perpetrata da chiunque non sia bianco? E’ per caso lo stesso pregiudizio razziale al contrario che ha motivato il silenzio stampa sul swarm attack sessuale di Capodanno in Germania?

E ancora. Questo swarm attack contro le donne tedesche potrebbe per caso essere interpretato come un avvertimento di Angela Merkel, talmente Islam-friendly da farsi sottotitolare in arabo il discorso di fine anno; discorso tutto incentrato sull’aprite le porte allo straniero, sdraiatevi e almeno cercate di trarne godimento? Oppure potrebbe essere segno premonitore di un prossimo cambio di programma – perché la cosa sta oggettivamente sfuggendo di mano – e di cavallo, o meglio cavalla, e quindi un avvertimento ad Angela Merkel? Forse quello di oggi non era un pacco sospetto, ma un boomerang.

 

Barbara Tampieri

Fonte: http://ilblogdilameduck.blogspot.it/

Tratto da :Comedonchisciotte