L’Arabia Saudita non si ferma, è strage in Yemen

5.299 sono i morti fra i civili dall’inizio dei bombardamenti. Ma mentre la popolazione del Paese più povero al mondo è stremata, l’Onu starebbe per affidare in dicembre la presidenza del Consiglio per i diritti umani alla petro monarchia saudita.

 Salman bin Abdulaziz Al Saud, Re Arabia Saudita

Gli aerei della coalizione saudita hanno bombardato nella notte diverse postazioni dei miliziani sciiti Houthi a Sana’a, mentre testimoni oculari riferiscono che un missile ha centrato l’abitazione di Ahmed al Kahlani, deputato del partito di Saleh al Congresso generale del popolo.

Attentato in moschea sciita della provincia di Al-Qatif, Arabia Saudita
Attentato in moschea sciita della provincia di Al-Qatif, Arabia Saudita

Da oltre un mese gli Houthi cercano di contrastare un’offensiva di terra lanciata dall’Arabia saudita e dai suoi alleati nella provincia di Mareb, a est della capitale Sana’a. Secondo la stampa del Golfo, sarebbero circa 10mila i soldati dei Paesi alleati entrati a Mareb via terra dal confine trasportando armi pesanti e batterie di missili. Particolarmente alto è il bilancio delle vittime civili. Nella giornata di ieri, nella sola cittadina di Ibb, sono morte 48 persone sotto i bombardamenti, mentre sabato è stato colpito un mercato popolare a Sa’ada, provocando 72 vittime civili. Sono 19, invece, le persone rimaste uccise nella capitale Sana’a, a fronte del ferimento di altre 109. Finora, secondo nostre fonti giornalistiche interne al martoriato Paese, Unite, almeno 5.299 persone hanno perso la vita in Yemen dopo la decisione dell’Arabia Saudita e dei suoi partner di intervenire militarmente nella penisola yemenita. Tra le vittime, anche 801 bambini e 658 donne. Inoltre, 70mila sono le abitazioni civili distrutte dal 26 marzo. Senza dimenticare che l’accesso all’assistenza sanitaria continua a essere una sfida, non solo perché le strutture sanitarie sono chiuse, danneggiate o a corto di farmaci, ma anche a causa di problemi di sicurezza e di trasporto.

 Oggi il ministero degli Esteri dell’Oman, Paese che teoricamente dovrebbe mediare tra le parti, ha convocato l’ambasciatore saudita a Mascate al quale ha consegnato una lettera di protesta per gli attacchi aerei che avrebbero colpito la residenza del rappresentante diplomatico in Yemen.

E, mentre i tentativi di mediazione non sembrano portare alcun risultato tangibile, l’Onu, secondo quanto riportato oggi da Il Giornale, starebbe per affidare in dicembre la presidenza del Consiglio per i diritti umani alla petro monarchia saudita.

“UN Watch, ong che si occupa di monitorare le attività del consiglio, riporta il foglio di casa Berlusconi, aveva già lanciato l’allarme in primavera, chiedendo all’Alto rappresentante dell’Unione per la politica estera, Federica Mogherini e all’ambasciatrice Usa all’Onu, Samantha Power, di “denunciare quest’atto di cinismo che consegnerebbe la commissione ad un paese che taglia le teste in piazza e segrega le donne”.

La sede dell'ONU a New York
La sede dell’ONU a New York

L’appello sembra però essere caduto nel vuoto. La ong, prosegue Il Giornale, ha infatti ottenuto dei documenti ufficiali dell’Unhrc, il Consiglio per i diritti umani, che mostrano come l’Arabia Saudita sia stata scelta per presiedere un gruppo di 5 ambasciatori conosciuto come Gruppo Consultivo. Questo gruppo ha il potere di scegliere i candidati per più di 77 posizioni chiave all’interno del Consiglio”.

Fonte:Sputniknews.com