Emergenza rifugiati e guerre dell’Occidente

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di G. Colonna
I giornali europei danno grande risalto all’impennata dell’immigrazione nel Mediterraneo, che nei primi mesi del 2015 è arrivata a sfiorare le 400.000 persone, via Italia e via Grecia. Come sempre i grandi media guardano il dito e non la luna. Basta analizzare le cifre: sono più di 59 milioni gli esseri umani che hanno abbandonato le loro case per sfuggire ai conflitti che, in Medio Oriente e in Africa soprattutto, insanguinano il pianeta. Di questi, oltre 19 milioni sono i rifugiati veri e propri, quelli cioè che abbandonano il loro Paese in cerca di una vita normale.
Analizzando queste cifre, ripercorriamo la storia dei conflitti del dopoguerra, ferite insanate che restano aperte per l’incapacità dei “liberatori” di portare pace dopo le loro guerre. Bisogna, per esempio, ricordare che ancor oggi sono 5,1 milioni i profughi palestinesi ancora a carico dell’agenzia Onu per i rifugiati, l’UNHCR, e lo sono da svariati decenni, ancora installati nei campi profughi di Gaza, del Libano, della Giordania, dopo che lo Stato Ebraico ha congelato qualsiasi possibilità per loro di ritorno in patria, senza che le potenze democratiche occidentali abbiano mai preso posizione con la necessaria durezza.

Sono 2,6 milioni i rifugiati Afghani, su di una popolazione che nel 2010 non raggiungeva nemmeno i 30 milioni di persone, come se dall’Italia fossero fuggiti all’estero oltre 5 milioni di Italiani. Quello che anche qui viene spesso dimenticato è che questa situazione dura da oltre trent’anni: gli interventi militari con cui Usa e Nato da oltre undici anni hanno proclamato di voler portare portare democrazia e buon governo, non sono stati nemmeno in grado di dare un’illusione di pace all’Afghanistan.
Sono 1,1 milioni (su poco meno di 10 milioni) i Somali che hanno dovuto abbandonare da molti anni il loro Paese, tra i più poveri del mondo, a seguito del conflitto civile che nessun intervento occidentale, come ben sanno gli Italiani, è riuscito a risolvere: come se in Italia, 6 milioni di Italiani avessero dovuto lasciare il Paese, perseguitati dalla guerra, dalla miseria e dalle malattie.
Sono 4 i milioni di Siriani ufficialmente registrati come rifugiati a causa di un conflitto interamente voluto, pilotato e finanziato dall’esterno, che in pochi anni ha portato alla completa rovina il loro Paese: poiché la Siria contava poco più di 20 milioni di abitanti, è come se da noi un quinto degli Italiani fosse dovuto fuggire all’estero. Senza contare gli oltre 7 milioni di siriani che, pur restando nel loro Paese, hanno dovuto abbandonare le proprie case.
Mentre l’Unione Europea, con 500 milioni di abitanti nell’insieme ancora piuttosto benestanti, oggi va in tilt per 400 mila rifugiati che arrivano dal sud Europa, la Turchia, con 76 milioni di abitanti, ha dovuto accogliere ben 1,9 milioni di rifugiati, pari a 21 rifugiati ogni 1000 abitanti. Impensabile per le comodità europee quello che è accaduto in Libano, che ha dovuto accogliere 1,15 milioni di rifugiati, con un record mondiale di 232 rifugiati ogni 1000 abitanti; o quello che è capitato alla Giordania, che ha accolto oltre 650 mila profughi, pari a 87 rifugiati ogni 1000 abitanti!
Questa analisi di nude cifre potrebbe prolungarsi parecchio, per esempio con un esame ancora più accurato, andando a vedere quali siano oggi, rispetto a quelli europei, i redditi di Paesi come Libano e Giordania, o, peggio, di quelli del Corno d’Africa, che pure accolgono centinaia di migliaia di esseri umani ridotti in totale miseria. Ma ci sembra il caso di fermarci qui, rimandando ad analisi accuratissime come quelle prodotte periodicamente dall’UNHCR, una delle quali alleghiamo qui di seguito.
È quindi davvero intollerabile la discussione sul diritto o meno di questi esseri umani a venire in Europa o sul dovere di Paesi come Italia e Germania di accoglierli, cercando di dar loro una sistemazione, provvisoria o definitiva, decente: portiamo una precisa responsabilità politica nella situazione che si è creata nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente. La questione che si deve affrontare senza meno è come por fine alle guerre che i liberatori anglo-sassoni hanno imposto al mondo per tutelare in Medio oriente ed in Africa i propri interessi geo-economici e strategici di potenza, parlando democrazia e libertà solo in funzione della difesa della propria egemonia globale.
Ora che i profughi con le loro tragedie hanno portato in prima linea un’Europa che ha sempre cercato di defilarsi dietro i molti documenti diplomatici e qualche decina di migliaia di uomini e mezzi mandati dalla Nato a fiancheggiare le forze armate anglo-americane, sarebbe il momento che gli Europei, invece di attizzare nuovi conflitti a noi più vicini come quello ucraino, lanciassero un serio piano di pace per tutto il Medio oriente allargato, affrontando prima che sia troppo tardi alla radice conflitti che minacciano di saldarsi fra loro.
Questa iniziativa europea di pace per il Vicino Oriente ed il Mediterraneo non può che richiedere la messa in discussione delle attuali alleanze, a partire dall’abbandono della Nato, il cui fallimento nel garantire la pace e la sicurezza nel Mediterraneo è sotto gli occhi di tutti. L’Italia in modo particolare dovrebbe per prima prendere atto di questo dato di fatto: che senso ha infatti avuto, anche soltanto sul piano egoistico nazionale, sostenere la Nato in Iraq e Afghanistan, quando poi in Libia, a pochi chilometri dalle nostre coste, questa organizzazione militare alla quale aderiamo non è stata in grado di garantire la stabilità e la pace?
I quattocentomila profughi che ci “invadono” sono assai meno pericolosi di quegli eserciti che da decenni affermano il dominio anglo-americano nel mondo, continuando da decenni a proclamarsi “liberatori”.

Tratto da: clarissa.it