Caro Pg Ciani ma lei è corente?

di Antonio Ingroia – 24 gennaio 2015  
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L’usurata litania dei discorsi paludati di apertura dell’anno giudiziario sembra interrotta da accenti autocritici. Il Primo Presidente della Cassazione Giorgio Santacroce accusa le toghe di essere corresponsabili della crisi di fiducia dei cittadini verso la magistratura. Ed il Procuratore Generale Gianfranco Ciani denuncia il cedimento di alcuni magistrati inquirenti alle lusinghe della politica. Difficile dare torto ai due vertici della magistratura italiana. Ma bisogna intendersi.

Qual è il modello di magistrato che ingenera sfiducia nei cittadini? Ingenerava più fiducia il magistrato allineato coi potenti, che negava l’esistenza della mafia e poi andava a braccetto coi cugini Salvo, plenipotenziari in Sicilia del gruppo di potere andreottiano?
O invece i cittadini sono affezionati al magistrato fedele al principio costituzionale di eguaglianza, mai forte coi deboli e indulgente coi potenti?
E la sfiducia deriva dai ritardi e dalle diseguaglianze, una colpa che portano sulle proprie spalle, insieme, la politica impunita e la magistratura omologata, oggi sempre più numerosa, purtroppo, perché prodotto dei tempi del Partito Unico del Nazareno.
Ha ragione, poi, il Procuratore Ciani sulla insidiosità delle lusinghe della politica quando si insinuano fra le toghe. Ma una domanda sorge legittima. È proprio certo il Procuratore Ciani di essere stato immune dalle lusinghe della politica quando, di fronte ai tentativi di interferenza di un imputato su un processo in corso (e cioè l’ex Presidente del Senato Nicola Mancino, imputato nel processo «trattativa Stato-mafia»), non vi pose argine informandone tempestivamente la Procura di Palermo che stava indagando e negli anni successivi promosse addirittura azioni disciplinari nei confronti degli stessi magistrati che quel processo stavano portando avanti?
I problemi per la giustizia derivano dai magistrati che hanno fatto e fanno politica, da Oscar Luigi Scalfaro, ad Anna Finocchiaro, a Luciano Violante, e tanti altri ancora? Ovvero da chi ha ristretto gli spazi di autonomia delle toghe, fra l’altro inducendo alcuni magistrati ad entrare in politica lasciando la magistratura proprio per ripristinare spazi di democrazia, giustizia e libertà?

(Dalla prima pagina del quotidiano il Tempo in edicola oggi)

Tratto da: azione-civile.net