Pordenone: il sit in per i magistrati minacciati dalla mafia

di Margherita Furlan

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Alternativa, laboratorio politico culturale internazionale fondato da Giulietto Chiesa, ha organizzato sabato 1° febbraio a Pordenone, nella centralissima Piazzetta Cavour, un sit in per appoggiare tutti i magistrati che sacrificano quotidianamente la propria vita dentro e fuori le aule dei tribunali nella lotta alla mafia. L’evento ha visto la stretta collaborazione, nell’organizzazione e nelle finalità, del movimento Agende Rosse di Salvatore Borsellino, dell’Associazione Culturale Il Sicomoro di Pordenone, di Azione Civile, movimento politico che ha come leader l’ex pubblico ministero dottor Antonio Ingroia.
Numerosa la partecipazione della cittadinanza nonostante il maltempo e la copiosa pioggia che ha cessato di cadere solo per il tempo necessario alla manifestazione, come d’incanto.

Il 27 maggio 2013 si è svolta a Palermo la prima udienza del processo sulla trattativa Stato Mafia che vede come imputati i capimafia Totò Riina e Bernardo Provenzano, ma anche gli ex ufficiali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni, i senatori Marcello Dell’Utri e Calogero Mannino, accusati di attentato a un corpo politico, l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, che risponde per falsa testimonianza, Giovanni Conso, Adalberto Capriotti e Giuseppe Gargani per aver fornito false informazioni ai pubblici ministeri. Oggetto della trattativa che avrebbe portato anche alle stragi di Capaci e Via D’Amelio, uccidendo Falcone, Borsellino e le loro scorte, il “papello” che, con dodici richieste allo Stato da Cosa nostra, allora comandata dallo stesso Riina, passò attraverso le mani di Vito Ciancimino.
I magistrati impegnati nella ricerca della verità su una tragica stagione che ha cambiato le sorti della storia italiana sono vittime di minacce di morte provenienti dagli ambienti della criminalità organizzata e sovente le istituzioni non rispondono adeguatamente alle esigenze di protezione di cui necessitano.
Dinanzi alla profonda preoccupazione per la sorte dei magistrati Principato, Scarpinato, Gozzo, Viola, Torondo, Sabella, Di Matteo, Teresi, Del Bene, Tartaglia, i cittadini a Pordenone si sono uniti in una manifestazione pacifica sotto l’egida della cultura della giustizia e della legalità, nell’accezione della convivenza civile e del rifiuto alla sopraffazione. Esiste una parte sana della società che non solo chiede venga fatta piena luce sullo stragismo mafioso e le presunte convergenze d’interessi fra pezzi dello Stato e criminalità organizzata, ma che risponde alle minacce della mafia dichiarando apertamente la volontà di coprire i segni di debolezza delle istituzioni dinanzi alla mafia.
Di recente Nino Di Matteo, sostituto procuratore presso il Tribunale di Palermo, è stato vittima delle minacce di morte presenti nelle dichiarazioni di Totò Riina, intercettate nel carcere di Opera. In queste ultime lo stesso Antonio Ingroia ha ravvisato un “nuovo papello” (ndr Il Fatto Quotidino, 31.01.2014).
I cittadini chiedono affinchè sia completamente attuata la democrazia che venga dichiarata la verità su uno dei periodi più sanguinosi e oscuri del dopoguerra italiano che si approntino, senza indugio, tutti i mezzi a disposizione per tutelare al meglio la vita dei magistrati che indagano sulla trattativa e sulla mafia.
Le associazioni aderenti all’iniziativa, unite dagli alti valori e principi sanciti nella Costituzione della Repubblica Italiana, chiedono al Ministero degli Interni l’assegnazione a Nino Di Matteo del Bomb Jammer, dispositivo di disinnesco elettronico delle bombe telecomandate a distanza, di cui è già dotato per motivi istituzionali il Presidente Napolitano. Nello stesso tempo, viene fatta richiesta al CSM di revocare il provvedimento disciplinare indetto nei confronti del magistrato, per non ripercorrere in toto una storia già vista nei decenni scorsi.
In nome della giustizia, della verità, della democrazia, della libertà i cittadini italiani si sono uniti ancora una volta e tante altre lo faranno. Ogni volta si sviluppano riflessione e consapevolezza e le radici di una nuova società libera dal sopruso e dalla disinformazione si strutturano e fortificano.
Fonte:Antimafiaduemila
Foto © Castolo Giannini