Primarie Pd: convivere con la mafia o debellarla?

di Giorgio Bongiovanni – 22 ottobre 2012

renzi-bersani-big

Assistiamo basiti alle polemiche sulle primarie del centrosinistra e ci domandiamo in quale Paese noi stiamo vivendo. Da una parte osserviamo Matteo Renzi che si affanna a dire che intende rinnovare la leadership del Pd, dall’altra parte ritroviamo Pierluigi Bersani che ostenta la volontà a mantenere uno Status-quo a suo dire “vincente”. Nel mezzo del guado compare pure Nichi Vendola con la sua entrata in scena mirata a sparigliare le carte. Un delirio. Al momento vorremmo concentrare la nostra attenzione sui due esponenti del Partito Democratico.

Nei programmi politici e nelle idee espresse pubblicamente da parte di Renzi e Bersani non c’è alcun riferimento specifico alla lotta alla mafia. Così come ha egregiamente osservato Nando dalla Chiesa nei programmi politici “la mafia non esiste”. Per mafia ci riferiamo non solo a quella siciliana, ma a tutte le mafie che incidono pesantemente nella crisi economica del nostro Paese. Mafie che, come la ‘Ndrangheta, si annidano in tutto il ricco nord, penetrano il mondo istituzionale e imprenditoriale, riciclano e trafficano droga. Di tutto ciò Renzi e Bersani non accennano nulla. Perché? Perché la lotta alla mafia non paga? Perché non porta voti? Perché è un argomento obsoleto, o forse perché dietro a questi esponenti politici ci sono poteri forti che in qualche modo “condizionano” i loro progetti e i loro programmi politici? A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si indovina.
La vergogna e lo sdegno che proviamo è strettamente legata al fatto che né Renzi, né Bersani, così come nemmeno altri leader di questo schieramento, mettono ai primi punti della loro agenda politica la lotta alla mafia. Di fronte a tutto ciò non si può quindi credere a quella che viene definita una “novità” dal punto di vista politico. Non si può perciò credere né sostenere un progetto politico del Pd quando la voce mafia è praticamente oscurata. Non crediamo a questa farsa!
Siamo di fronte alla dimostrazione plastica  che questo partito non è tanto differente dal partito di Berlusconi. E se non vedremo scelte di segno opposto il Pd si confermerà essere un partito al quale, nelle migliori delle ipotesi (salvo rarissime eccezioni), la lotta alla mafia non interessa, la sottovaluta o la snobba (errore comunque di per sé già gravissimo); nella peggiore delle ipotesi – e abbiamo motivo per crederlo – se continuerà a perseguire questa metodologia si rivelerà un partito che ha bisogno, come disse un famoso ministro, di “convivere” con la mafia per poter governare il nostro Paese.
La ragione del nostro profondo sdegno sta nel constatare che il più grande partito politico del centrosinistra, quella “sinistra” che al suo interno ha avuto martiri della mafia come Pio La Torre ed altri, sta rischiando di cadere nel peggiore errore di tutti i partiti di potere.
Se il Pd non darà segni di rapido cambiamento davanti al Paese la delusione di tutti gli elettori che vivono attanagliati dalla mafia sarà grandissima. Con una conseguente emorragia di voti.