Africa, stupri correttivi contro l’omosessualità

Stupro correttivoL’Africa è da anni un continente vittima dell’abuso di potere: la guerra sta straziando intere nazioni e la barbarie della morte soffoca intere popolazioni. Come sempre le donne e i bambini sono le vittime predestinate, le più colpite e maltrattate.

Veri e proprie squadroni della morte si abbattono con rabbia e terribile disumanità sulla vita di chi cerca di fuggire. In Sudafrica, in particolare, lo stupro è diventata l’arma per controllare e annientare la dignità e le tendenze sessuali. Sdoganata la brutalità, si usa la furia dello stupro per punire le donne omosessuali.

Sono 150 le donne violentate quotidianamente e, negli ultimi 10 anni, 31 di loro hanno perso la vita. Da parte della polizia il sostegno e l’aiuto è minimo, anzi molti dei carnefici sono stati rilasciati senza pagare nessuna pena. La prova è nel rilascio di Andile Ngcoza che aveva violentato, picchiato e strangolato per cinque ore, senza ucciderla, Millicent Gaika. L’uomo è stato liberato su cauzione per una cifra ridicola di 60 Rand, l’equivalente di meno di 10 dollari.

Millicent aveva dichiarato al giudice che, mentre l’uomo la stava violentando, continuava a ripeterle:

So che sei lesbica, non sei un uomo, pensi di esserlo, ma ora ti faccio vedere che sei una donna.

Stupro correttivo, una combinazione di parole che gela il sangue nelle vene; un insieme di violenza e odio che le autorità e buona parte della popolazione vuole far passare come cura, rimedio nei confronti di quella che è considerata una malattia da annientare.

Le stesse parole del Presidente Zuma sull’inferiorità delle donne e degli omosessuali dipingono un quadro preoccupante, una vita che non può considerarsi tale per i milioni di donne che combattono ogni ora, secondo e attimo contro questo crimine.

In Uganda le donne omosessuali sono punibili con la reclusione se colte in flagranza di reato, ma si prospetta un inasprimento della pena. Si vuole abolire la flagranza di reato e introdurre una legge che preveda la pena di morte. Il timore è legato all’ipotesi che gli omosessuali possano salire al potere, distruggendo il valore della famiglia e introducendo la pratica dell’aborto. Sembra follia, ma l’arretratezza culturale si nasconde anche nelle pieghe delle società più moderne.

La Chiesa in Uganda, organizzata nell’Uganda Joint Christian Council, si è espressa in favore della legge, invitando però a commutare la pena di morte in carcere a vita. Come al solito i rappresentanti dell’Altissimo rinnegano con i fatti i dettami divini, e condannano di conseguenza l’omosessualità. Ai loro occhi è un peccato davanti a Dio e quindi è giusto punire, reprimere, annientare.

Avaaz.org, un’ organizzazione non-profit e indipendente, lotta perché il Presidente Zuma condanni pubblicamente lo stupro correttivo. Con una petizione, che all’inizio di febbraio 2011 ha superato le 600.000 firme, sta raccogliendo sostenitori in tutto il mondo. Importante quindi supportare e aiutare questa organizzazione firmando qui.

Fonte: DireDonna