Tutti conosciamo il termine “genocidio”, creato da Raphael Lemkin, un anziano ebreo deportato, a proposito dei massacri di massa degli ebrei. Negli ultimi vent’anni, il termine genocidio è diventato un marchio depositato che può essere utilizzato solo per indicare la tragedia degli ebrei sotto il terzo Reich. Per circa trent’anni la strumentalizzazione del dolore dei deportati è stata limitata e le compensazioni elargite dalla Germania e da altri paesi non avevano raggiunto le dimensioni attuali, ora che i sopravvissuti dei campi di sterminio non ne godono direttamente, cosa che ha fatto scrivere a Norman Finkelstein: “L’industria dell’olocausto”.

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Reato di negazionismo: gli storici lo rifiutano

Il recente voto parlamentare sul “negazionismo”, in pieno revival di una potente campagna sui reati d’opinione, fa fare un salto deleterio alla nostra Repubblica. Per sommo e aberrante paradosso, una legge presuntamente antifascista è il nido in cui farà l’uovo lo Stato etico, la tipica base liberticida e totalitaria del fascismo. Un fascismo di tipo nuovo, politically correct.

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