La Buona scuola rimane senza risorse: il governo prevede spese per istruzione in calo

In ben poche classi della scuola italiana, in questo cinque maggio, risuona il celebre incipit Ei fu. Siccome immobile di manzoniana memoria. A essere paralizzata è l’attività didattica, nel centro di uno sciopero come non se ne vedevano almeno dal 2008; tutte le sigle sindacali si sono unite contro la “Buona scuola” di Renzi, un piccolo Napoleone per tempi senza la misura del ridicolo.

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Il destino della scuola

Tra pochi giorni, cinque per l’esattezza, il governo Renzi, in collaborazione con il partito democratico e il MIUR, indice un convegno sul tema molto renziano “la scuola cambia, cambia l’Italia” annunciando un decreto “La buona scuola” che, secondo il ministro, deve “portare la scuola dal ‘900 al terzo millennio

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Sostegno, le cifre: 100mila insegnanti, meno della metà degli alunni disabili

“Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca”. Il consiglio dei ministri ha dato il via libera pochi giorni fa al decreto legge presentato da Maria Chiara Carrozza. Tra le varie disposizioni si è stabilita l’immissione in ruolo in 3 anni (2014-2016) di 26 mila docenti di sostegno. L’organico di diritto (cioè le assunzioni “stabili”) si arricchirà di 4.800 unità quest’anno, 13 mila l’anno prossimo e 9 mila nel 2015/2016. Come questo contingente verrà distribuito sul territorio e nei vari livelli scolastici, però, ancora non è dato saperlo: sarà necessaria una contrattazione a livello nazionale e regionale. All’indomani del provvedimento sono in molti a chiedersi se con queste nuove assunzioni verranno davvero attutiti i problemi ormai strutturali di una scuola che dovrebbe essere “dell’integrazione e dell’inclusione”, ma che non sempre riesce a esserlo.

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