Più giustizia sociale per crescere

Per fotografare la situazione della giustizia sociale in Italia sono sufficienti poche cifre. Secondo la Banca d’Italia il 50 per cento più povero della popolazione italiana possiede meno del 10% della ricchezza (il 9,4%, per l’esattezza), mentre il 10% più ricco possiede poco meno del 50 per cento della ricchezza (il 45,9%). E negli ultimi anni proprio la situazione di quel 50% più povero è peggiorata ulteriormente. Oggi il 10% delle famiglie vive al di sotto della soglia di povertà, e il potere d’acquisto delle famiglie è inferiore a quello di 20 anni fa.

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I capponi di Renzi

Il sindaco di Firenze, anzi di Firenzi, Matteo Renzi accusa Ingroia e Rivoluzione Civile di “autogol” perché farebbe “vincere Berlusconi”. Bersani ripete che “c’è un solo voto utile per battere la destra ed è il voto al Pd”. Per carità, in politica e soprattutto in campagna elettorale ciascuno tira l’acqua al suo mulino.

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Il ritorno di Dalemoni

Massimo D’Alema ha molti difetti, ma non la mancanza di franchezza. Trattandosi del principale azionista politico del Pd e della segreteria Bersani, le sue parole vanno prese estremamente sul serio. L’altroieri, presentando a Torino il suo ultimo libro dal titolo spericolato Controcorrente, ha preannunciato le linee guida della prossima “riforma della giustizia” (anzi dei pm, in perfetta continuità col berlusconismo). Non una parola sulla durata di processi e prescrizioni, sulla necessità di ripristinare il falso in bilancio (tipo Mps), mandare in galera gli evasori, punire i rapporti dolosi con la mafia, l’autoriciclaggio e la corruzione sbaraccando la legge-fuffa Severino.

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