Il Papa si dimette. Troppi non vogliono scendere

Il Papa si dimette. Il Papa è stanco. Il Papa non riesce più a guidare in acque sicure la barca di Pietro. I vaticanisti ci ricordano che occorre tornare a 700 anni fa per trovare il precedente di Celestino V che “fece il gran rifiuto”. Ed è inevitabile rincorsa agli aggettivi per definire l’accaduto: “epocale”, “rivoluzionario”, “inedito”, “eccezionale”, “straordinario”. Ma perché l’accaduto?

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Il papa errante

È già divenuto banale, scontato, dire che le dimissioni di Benedetto XVI sono un evento storico. Tutti i rimandi alla straordinaria storia del papato ci dicono che siamo di fronte a una svolta destinata ad avere grandissime ripercussioni sui sentimenti e le emozioni di un miliardo di persone in ogni angolo del pianeta, e perfino sui rapporti di forza politici e finanziari che si dispiegano in varie aree cruciali del mondo. Perché questa Chiesa cattolica è certo luogo di fede e di speranza per milioni, ma è molto di più centro di potere. Credo che abbiano ragione coloro che ritengono che questo dramma sia il risultato di una evidente crisi politica che ha il suo epicentro nel “sistema” dei corridoi vaticani. Una crisi virulenta, immediata e gravissima, che non ammetteva dilazioni. Un gesto quasi obbligato. Non c’è bisogno di ricordare il lungo rosario di scandali italiani, bancari in primo luogo, che hanno costellato il percorso di questo Papa. C’era e c’è del marcio in Vaticano. Lo IOR, Istituto per le Opere di Religione, e i suoi rottami, erano da tempo un bubbone maleodorante che infettava ogni mossa della Chiesa cattolica.

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“Anm addio”. L'amara delusione dei pm Di Matteo e Teresi

Delusione, amarezza, rabbia. Dopo la presa di posizione da parte dell’Anm nazionale, in merito alla decisione della Consulta di accogliere il ricorso del Quirinale nel conflitto di attribuzione con la Procura di Palermo, era necessario un segnale forte. Così Nino Di Matteo, pm storico del pool che indaga sulla trattativa Stato-mafia, e Vittorio Teresi, l’aggiunto che ha preso il posto di Antonio Ingroia nel coordinamento del procedimento, rispettivamente presidente e segretario della giunta distrettuale di Palermo dell’Associazione nazionale magistrati, hanno comunicato le proprie dimissioni irrevocabili.

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