Bruno Contrada, gli irriducibili criminali al servizio dello Stato

Bruno Contrada, ex numero tre del Sisde e condannato a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa, si ostina a non ricordare o a negare, anche con certa enfasi, di fronte alle domande dei pm che conducono il processo Borsellino quater sulla morte del giudice ucciso il 19 luglio ’92. Lo ha fatto anche ieri, deponendo di fronte alla Corte d’Assise di Caltanissetta, quando ha puntato il dito contro importanti collaboratori di giustizia come Gaspare Mutolo, il quale aveva precedentemente raccontato di un incontro tra Contrada e Borsellino nel mese di luglio. Circostanza della quale, però, l’ex funzionario dei servizi segreti sostiene di non conservare alcun ricordo.

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“Faccia da mostro”, Paolilli e l'immagine di uno Stato infedele

L’unico punto di raccordo tra Emanuele Piazza ed Agostino è dato da Arnaldo La Barbera, capo della Squadra mobile di Palermo. Il processo Borsellino quater sta ponendo l’accento sul depistaggio avvenuto durante le indagini della strage di via d’Amelio. Un’azione che avrebbe avuto in La Barbera ed altri funzionari i protagonisti. E’ sempre La Barbera a chiamare Paolilli per indagare sul caso Agostino

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Il Tartufo Superiore

Brindisi, festeggiamenti, carnevali di Rio, hip-hip-hurrà: Antonio Ingroia lascia la magistratura. Fuori un altro pm bravo, un rompipalle in meno. Metti che, dopo Dell’Utri, Contrada e centinaia di mafiosi, facesse condannare qualcun altro disturbando le larghe intese con processi divisivi. A onore di Cosa Nostra, va detto che l’esultanza dei picciotti è stata molto più contenuta di quella di certi magistrati e del Csm. “Ingroia lascia la politica? Ce ne faremo una ragione”, ha commentato entusiasta Michele Vietti, per anni compagno di partito di Totò Cuffaro, dunque vicepresidente del fu autogoverno dei giudici.

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