Dal disordine non programmato al disordine programmato

Ci sono corsi e ricorsi storici e la storia ci insegna che certi eventi sono epocali e che possono ripetersi. Nel 2001 ci fu quello che sappiamo che anticipò la crisi finanziaria che era già nei fatti in stato di maturazione, anche se non era ancora esplosa.

Secondo lei, i fatti che stanno accadendo nel Nord Africa a che cosa preludono?
Sono sintomi generali di un disordine non programmato che deriva dall’inizio della fine del dominio imperiale statunitense. Una parte dell’umanità avverte che sta venendo meno la funzione di dominio. E comincia a cercare proprie risposte ai drammatici problemi che vive. L’età media dei paesi in rivolta è vicina ai 30 anni. Una nuova generazione – la generazione non di Twitter o di Facebook, ma di Al Jazeera, che legge gli avvenimenti mondiali su una tv in arabo.

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No a definizioni come “prete antimafia”, e neppure “prete antidroga”, “prete di strada”, “di frontiera”. Etichette di questo tipo rischiano di far passare per “eccezionale” ciò che invece è – o almeno dovrebbe essere – normale e quasi scontato. Un sacerdote non può che schierarsi, con forza, contro le mafie e tutto ciò che le alimenta: dalla corruzione alle ingiustizie sociali, dalla violenza all’illegalità diffusa. Perché fra mafie e Vangelo c’è un’incompatibilità irriducibile, assoluta.

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