Il valore del sacrificio nella memoria di Ninni Cassarà e Roberto Antiochia

di AMDuemilaOggi il 35° anniversario della loro morte Ucciso, crivellato da oltre 200 colpi di kalashnikov, sotto gli occhi della moglie, in una delle azioni più violente e tragiche compiute da Cosa nostra. Così, il 6 agosto 1985, fu ucciso Antonio “Ninni” Cassarà, dirigente della squadra mobile di Palermo. Così morì Roberto Antiochia, tornato dalle ferie proprio per proteggerlo. L’attentatoIn […]

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Ingroia, figlio di un Dio minore e carne da macello

Mai come oggi mi sento smarrito, perso: sono un palermitano che soffre per quello che potrebbe nuovamente accadere a Palermo. Ninni Cassarà in un momento di lucida follia, mi disse: “ semu morti ca camminamu”. Queste parole riecheggiano nella mia mente, come: “a Roma u capiscinu nenti, stamu pirdendu u tram della storia” (a Roma non capiscono nulla, stiamo perdendo il tram della storia), frase pronunciata, allorquando egli non voleva arrestare il libanese Bou Chebel Ghassan autore della telefonata che preannunciava l’esplosione di un’autobomba, poi avvenuta per uccidere Rocco Chinnici

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Quarant’anni e un unico filo conduttore: la verità

“Quanto riferito da Lodato sui personaggi da lui indicati soprattutto sui funzionari dello stato sono indicazioni senza dubbio veridiche”. (Modena, 16 settembre 1990) Con la voce impercettibilmente incrinata dall’emozione nel ricordo comunque composto del compianto amico Ninni Cassarà, Giovanni Falcone eleggeva con una sola semplice frase la qualità principale del libro di Saverio Lodato, in quel lontano 1990, “Dieci anni di mafia

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