Povero Renzi, come ti sei ridotto…

Condurre l’Emilia Romagna, per sessant’anni all’avanguardia in Italia come modello di partecipazione attiva e dal basso alle scelte della politica, a totalizzare il 37 per cento dei votanti, poco più poco meno, in una competizione regionale, ha qualcosa di sbalorditivo che non si spiega solo con un mix di dissennatezza, arroganza, dilettantismo e profonda ignoranza della storia. Ciò che è accaduto mette infatti una definitiva pietra tombale sopra l’illusione di cambiare il Paese andando contro le aspettative del Paese. Sopra la pretesa che un singolo “manovratore”, per quanto audace, spregiudicato e ardimentoso, applaudito da una clack di anemiche comparse, potesse riuscire a tenere la barra diritta in tempi di marosi e di tempeste.

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La crisi si complica

Poichè nei miei troppi anni di insegnamento in varie università della penisola ho frequentato molto a lungo i miei colleghi di Scienza politica e materie affini continuo a non credere ai sondaggi demoscopici e alle altre previsioni che pensano di poter conoscere in anticipo quello che succederà nei prossimi mesi nella politica italiana. Del resto le modalità con cui è arrivato a presiedere il governo e i continui mutamenti di opinione da parte di Matteo Renzi non mi inducono a cambiar parere.

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