Primarie Pd: convivere con la mafia o debellarla?

Assistiamo basiti alle polemiche sulle primarie del centrosinistra e ci domandiamo in quale Paese noi stiamo vivendo. Da una parte osserviamo Matteo Renzi che si affanna a dire che intende rinnovare la leadership del Pd, dall’altra parte ritroviamo Pierluigi Bersani che ostenta la volontà a mantenere uno Status-quo a suo dire “vincente”. Nel mezzo del guado compare pure Nichi Vendola con la sua entrata in scena mirata a sparigliare le carte. Un delirio. Al momento vorremmo concentrare la nostra attenzione sui due esponenti del Partito Democratico.

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Bersani e il suicidio del pareggio di bilancio

I livelli di incostanza intellettuale e bieco trasformismo dimostrati dalla nostra pessima classe politica sfiorano talvolta livelli da vera e propria patologia mentale. Come spiegare, altrimenti, il fatto che Pierluigi Bersani, il quale poco più di otto mesi fa dichiarava che introdurre il pareggio di bilancio in Costituzione sarebbe stato equivalente a castrarsi, privandosi di ogni strumento di politica economica, abbia invece deciso di votare tale norma? E con lui, ahinoi, praticamente tutti i partiti presenti in Parlamento con l’unica eccezione, ancora una volta, dell’Italia dei Valori? Ansia di autoevirazione per timore di provocare chissà quali disastri con un membro virile fuori controllo?

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I Tre dell’Ave Mario

A furia di citare la foto di Vasto con Bersani, Di Pietro e Vendola per dire che gli intrusi erano Di Pietro e Vendola, è stata scartata a priori l’ipotesi che dei tre quello sbagliato fosse Bersani. Ipotesi che assume una certa pregnanza alla vista della foto di Casta, twittata da un gaio Piercasinando durante l’inutile vertice con Monti.

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