Cosa cambia con il governo Monti?

Se qualcuno avesse conservato ancora qualche dubbio sul nuovo governo, il discorso tenuto dal presidente del Consiglio Mario Monti, in poco più di cinquanta minuti al Senato, avrà dovuto francamente ricredersi di fronte al clima nuovo, agli atteggiamenti dei ministri e alle parole fondamentali e condivisibili dalle più diverse posizioni politiche, pronunciate dal capo dell’esecutivo, enunciando il programma del suo gabinetto

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Il 41bis, l’ago della bilancia nella strategia della “distensione”

Che attorno al 41bis, il super carcere, si sia dispiegato uno dei vari capitoli della trattativa tra mafia e stato pare ormai non esserci più alcun ragionevole dubbio.
Il carcere duro imposto dal decreto Martelli all’indomani di via D’Amelio non ha avuto soltanto il valore di una reazione importante da parte dello Stato, seppur come la classica lacrima di coccodrillo, ma ha significato anche e soprattutto un affronto per i mafiosi abituati all’impunità e alle carceri trasformate in “grand hotel” dove si festeggiavano le stragi con lo champagne.
L’isolamento a Pianosa e all’Asinara aveva davvero avuto il potere, in quella torrida e spaventosa estate del ’92, di spezzare quel controllo egemonico esercitato dai mafiosi anche da dietro le sbarre e di metterli all’angolo. Molti infatti avevano ceduto, convinti che fosse arrivata la fine per l’epoca d’oro e di sangue di Cosa Nostra che si era trasformata in associazione terroristico-eversiva convinta di incassare la rinegoziazione di quel patto che la lega allo Stato sin dalla strage di Portella della Ginestra.
Ma per i mafiosi più irriducibili, per i capi, il cui carisma vale più di ogni cosa, quell’affronto non era accettabile sotto nessun profilo, tanto meno quello politico. Non si fecero scrupolo infatti di chiederne conto e ragione direttamente al capo dello Stato, al tempo il neoeletto Oscar Luigi Scalfaro, con tono arrogante e minaccioso, sicuri di poter ottenere una qualche risposta.
Al processo per la mancata cattura di Provenzano che ha visto irrompere per la prima volta nella storia anche la trattativa con una precisa imputazione i pm Ingroia e Di Matteo hanno depositato la lettera con cui i mafiosi e i loro familiari, in forma anonima, si rivolgono non solo al presidente della Repubblica, ma anche al Papa, al vescovo di Firenze e ad altre personalità tra cui Maurizio Costanzo. E la scelta di questi soggetti non appare casuale visti poi i luoghi delle stragi.

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