Per i Paesi in prima linea nella crisi climatica il tempo stringe

Appello delle 48 economie più vulnerabili ai Paesi ricchi: evitare la minaccia economica globale del clima-Covid

I capi di Stato e di governo e i ministri delle finanze e dell’economia del Gruppo Vulnerable Twenty (V20) delle economie più vulnerabili al clima del mondo si sono incontrati virtualmente con i leader dell’Onu, delle economie partner ed esponenti del del mondo finanziario per affrontare l’effetto composto e destabilizzante dei disastri climatici e della pandemia di Covid-19 sulle economie a basso e medio reddito.  Costituito nel 2015 con originariamente 20 membri, il Gruppo V20 dei ministri delle finanze degli Stati membri del Climate Vulnerable Forum (CVF) è un’iniziativa di cooperazione dedicata delle economie più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Attualmente è presieduto dalla Repubblica popolare del Bangladesh. I  ministri delle finanze delle finanze del V20, che in realtà raggruppa conta 48 economie (Afghanistan, Bangladesh, Barbados, Bhutan, Burkina Faso, Cambogia, Colombia, Comore, Costa Rica, Repubblica democratica del Congo, Repubblica Dominicana, Etiopia, Figi, Gambia, Ghana, Grenada, Guatemala, Haiti, Honduras, Kenya, Kiribati, Libano, Madagascar, Malawi, Maldive, Isole Marshall, Mongolia, Marocco, Nepal, Niger, Palau, Palestina, Papua Nuova Guinea, Filippine, Rwanda, Saint Lucia, Samoa, Senegal, Sud Sudan, Sri Lanka, Sudan, Tanzania, Timor Leste, Tunisia, Tuvalu e Vanuatu) hanno pubblicato un comunicato che chiede alle nazioni industrializzate di assumere davvero la leadership della lotta al  cambiamento climatico «per trasformare e allineare urgentemente il sistema economico globale con gli obiettivi del trattato di Parigi sul clima per una ripresa più robusta, più verde e più equa».

Il Vertice V20 è stato aperto dai Capi di Stato e di governo di Bangladesh, Etiopia, Colombia, Costa Rica e Isole Marshall, insieme a circa 30 ministri delle finanze e dell’economia e alti rappresentanti del V20 e del G20, al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. All’inviato speciale Usa per il clima  John Kerry, all’ex segretario generale dell’Onu e attuale presidente del Global Center on Adaptation Ban Ki-moon. Hanno partecipato anche il presidente della Banca mondiale, i capi di Banca asiatica per lo sviluppo, Banca per lo sviluppo delle infrastrutture asiatiche, European Investment Bank, Global Environment Facility, Green Climate Fund e rappresentanti di alto livello del Fondo monetario internazionale e una serie di partner internazionali e dell’Onu del V20. Nel suo intervento Guterres ha nuovamente lanciato un forte allarme: «Il mondo sta esaurendo il tempo per limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi Celsius, una questione di vita o di morte per i Paesi vulnerabili al clima in prima linea nella crisi».

Aprendo i lavori del “V20 Climate Vulnerable’s Finance Summit”, la premier del Bangladesh Sheikh Hasina che ha anche dichiarato il “Mujib Climate Prosperity Plan – Decade 2030”  in onore del centenario della nascita del Padre della nazione e ha detto:  «I 48 paesi che fanno arte del Climate Vulnerable forum CVF-V20 rappresentano solo il 5% delle emissioni globali totali. Ma sono loro le peggiori vittime della crisi provocata dall’uomo. Inoltre, la pandemia di Covid-19 in corso ha aggiunto nuove miserie che mietono vite e colpiscono i mezzi di sussistenza di milioni di persone. In questo momento critico della storia umana, dobbiamo creare unità ed estendere la cooperazione per affrontare le crisi in corso e future».

Il comunicato il V20 ha esortato i singoli Paesi sviluppati che non hanno contribuito a garantire il sostegno collettivo di 100 miliardi di dollari all’anno per il finanziamento del clima ad «Adottare, ben prima della COP26, misure urgenti per soddisfare la loro parte del finanziamento concordato, per il bene dell’azione e della cooperazione internazionale per il clima». In particolare, i Paesi sviluppati sono stati chiamati a «Indicare come e quando raggiungeranno un concreto Delivery Plan, delineando il modo in cui l’intero finanziamento concordato sarà soddisfatto durante e negli anni 2020-2024».

Il V20 ha anche esortato i Paesi sviluppati ad allineare iloro  contributi agli accordi Onu, «Stanziando finanziamenti pubblici internazionali per il clima per garantire almeno il 50% delle risorse per le urgenti esigenze di adattamento, poiché la crisi climatica ha continuato ad affliggere in modo sproporzionato le economie più esposte ai suoi rischi in mezzo agli shock della pandemia di Covid». Secondo il comunicato del V20, «I livelli annuali di perdite e danni causati dalle conseguenze del clima nel V20 erano già più costosi di qualsiasi importo di finanziamento per il clima ricevuto o promesso dalle nazioni più ricche e responsabili».

Il V20 ha anche evidenziato diverse iniziative congiunte con il G20, la Banca asiatica di sviluppo, la Banca mondiale e le agenzie Onu per rispondere alle effettive esigenze di finanziamento del clima delle economie sistemicamente vulnerabili ai cambiamenti climatici, tra cui:

Un nuovo programma di ” Climate Prosperity Plans” nazionali per far comprendere il peso delle minacce climatiche sul progresso economico e cogliere le opportunità della transizione, dando la priorità agli investimenti per lo sviluppo climaticamente resilienti e low-carbon, massimizzando i benefici socioeconomici per 1,2 miliardi di persone che vivono nei Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici.

Una “Climate Prosperity Recovery Agenda” per un’iniziativa mirata delle istituzioni finanziarie internazionali e delle banche di sviluppo multilaterali per le economie in prima linea sul clima, invitando espressamente il Fondo monetario internazionale (FMI) a praticare una sorveglianza più sistematica dei rischi climatici di ogni tipo, in modo da ritenere responsabile chi  finanzia l’inquinamento, piuttosto che concentrarsi su ulteriori penalizzazioni delle economie che affrontano rischi climatici sproporzionati e per garantire un migliore accesso all’assistenza in caso di crisi.

Un Accelerated Financing Mechanism (AFM)) per ridurre il costo del capitale, sbloccando almeno 30 miliardi di dollari di investimenti del settore privato attraverso un de-risking finanziario ottimizzato per le infrastrutture resilienti e le energie rinnovabili, lavorando attraversola Multilateral development bank  e le banche nazionali.

Sustainable Insurance Facility per fornire assicurazioni intelligenti per il clima per le micro, piccole e medie imprese (MSMEs) e parte dell’InsuResilience Global Partnership per fornire protezione finanziaria a 500 milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo vulnerabili entro il 2025.

Il V20 ha incoraggiato i partner economici e le istituzioni finanziarie multilaterali a cooperare per il successo di questi programmi, lanciando anche la sua “Vision 2025” che invia un chiaro segnale sulle intenzioni delle economie vulnerabili di «Sfruttare i trilioni di dollari di  nuovi investimenti verdi, superare le sfide dei costi di capitale, colmare il divario di protezione finanziaria, stimolare la crescita dell’occupazione in una transizione giusta per i lavoratori e per implementare rapidamente l’energia rinnovabile per alimentare attività economiche».

Anche secondo il segretario generale dell’Onu, «Per ricostruire la fiducia, i Paesi sviluppati devono chiarire ora come forniranno effettivamente al mondo in via di sviluppo i 100 miliardi di dollari in finanziamenti per il clima ogni anno, come promesso oltre un decennio fa. Per rimettere in piedi il mondo, ripristinare la cooperazione tra i governi e riprendersi dalla pandemia in modo climaticamenteresiliente, i Paesi più vulnerabili devono essere adeguatamente supportati».

Guterres ha chiesto «Un piano chiaro per raggiungere gli obiettivi stabiliti per la finanza climatica entro il 2025» e ha pron messo che lo farà presente questa settimana ai ministri delle finanze del G20. Poi ha aggiunto che «Le istituzioni finanziarie per lo sviluppo svolgono un ruolo importante nel sostenere a breve termine i Paesi e faciliteranno una ripresa a low-carbon e resiliente al clima, oppure consolidano l’economia dei combustibili fossili ad alto contenuto di carbonio, business-as-usual, con investimenti fuel-intensive. Non possiamo permettere che questo accada».

Intervenendo alla sessione “Planetary Recovery and Prosperity” il ministro dell’ambiente, delle foreste e dei cambiamenti climatici del Bangladesh, Shahab Uddin, ha presentato il primo Mujib Climate Prosperity Plan, che «Punta a garantire il nostro futuro economico minacciato dai rischi climatici, sostenendo nel contempo una forte realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Un progetto per i futuri piani di prosperità climatica da attuare tra i Paesi V20. L’attuazione di piani di prosperità creerebbe importanti opportunità per la cooperazione economica e resiliente verde e partenariati di investimento».

In vista della Conferenza delle parti dell’Unfccc di Glasgow, gli Stati membri del V20 stanno lavorando, attraverso una serie di incontri regionali e globali, per preparare la “Dichiarazione di Dhaka-Glasgow” per  far avanzare ulteriormente le prospettive delle nazioni minacciate dal clima, per un esito positivo della conferenza di Glasgow di ottobre-novembre e Sheikh Hasina ha aggiunto: «Vorremmo invitare i Paesi sviluppati a ridurre drasticamente le loro emissioni di carbonio. Contiamo anche sulla consegna dei 100 miliardi di dollari all’anno concordati come finanziamento per il clima. Chiediamo anche un programma congiunto COP26-CVF insieme alla Dichiarazione di Dhaka-Glasgow. Ogni Paese vulnerabile deve poter prendere in considerazione attivamente l’adozione di un “Piano di prosperità climatica” come il Mujib Climate Prosperity Plan  del Bangladesh».

Inoltre, nella sua “proposta in cinque punti”, la premier del Bangladesh ha chiesto a tutti i Paesi di «Lavorare per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto degli 1,5 ° C» e ha chiesto alle nazioni ricche di «Aiutare i paesi CVF-V20 a garantire il flusso di fondi per facilitare la ripresa verde e colmare il divario finanziario».

Commentando l’agenda della Visione V20 e il piano di lavoro, il ministro degli esteri del Bangladesh, Abdul Momen, ha fatto notare: «Il fatto è che, sebbene stiamo facendo molto rumore, il finanziamento per il clima rimane gravemente al di sotto delle risorse promesse».

Il ministro delle finanze del Bangladesh e presidente del V20, Mustafa Kamal ha evidenziato che «Come membri dei Paesi V20, è nostra responsabilità elaborare una soluzione sostenibile per combattere l’impatto negativo del cambiamento climatico. A tal proposito, chiedo ai rappresentanti delle Istituzioni finanziarie internazionali, delle Banche multilaterali di sviluppo e ai partner dello sviluppo di appoggiare fermamente le nostre iniziative, con la tecnologia e le risorse necessarie. Grazie a questa iniziativa si potrebbero salvare le vite e mezzi di sussistenza di 1,2 miliardi di persone dei paesi V20».

Nel suo intervento, il segretario generale dell’Onu Guterres ha ricordato che «Gli impatti climatici a cui stiamo assistendo oggi – attualmente a 1,2 gradi sopra i livelli preindustriali – danno al mondo un’idea di ciò che ci aspetta: siccità prolungate, eventi meteorologici estremi e intensificati e orribili inondazioni. La scienza ci ha da tempo avvertito che dobbiamo limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi. Oltre a ciò, rischiamo delle calamità. Limitare l’aumento della temperatura globale è una questione di sopravvivenza per i Paesi vulnerabili al clima.

Il capo dell’Onu ha concluso: «Solo il 21% dei finanziamenti per il clima va verso l’adattamento e la resilienza,e dovrebbe esserci un’allocazione equilibrata sia per l’adattamento che per la mitigazione. Gli attuali costi di adattamento per i paesi in via di sviluppo sono di 70 miliardi di dollari all’anno, e questo potrebbe salire fino a 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2030. Chiedo che il 50% dei finanziamenti per il clima stanziati a livello globale dai Paesi sviluppati e dalle banche multilaterali di sviluppo sia destinato all’adattamento e alla resilienza nei Paesi in via di sviluppo. E dobbiamo rendere più facile e veloce l’accesso ai finanziamenti per il clima».

fonte: greenreport.it